mercoledì 13 giugno 2007

La diversità finita

Dalle intercettazioni telefoniche di Milano emerge un quadro sconfortante sulla situazione della sinistra in Italia. Per carità, nulla di penalmente rilevante se non la certezza che la classe dirigente dei DS, quella targata D'Alema e Fassino, ha portato in questi anni il popolo del Bottegone sull'orlo del baratro: in nome della tanto dichiarata modernità, ovvero della normalità, come la chiamò il fine D'Alema, il partito di Berlinguer è precipitato nell'inferno delle cordate, dei furbetti del quartierino, dei colloqui riservati, dei comitati d'affari, della morale a termine, quella cioè che viene messa da parte non appena è in ballo l'appropriazione di qualche asset economico importante, in una logica spartitoria e clientelare che, come si vede, accomuna negli stessi comportamenti la destra antiparlamentare di Berlusconi e Fini e la sinistra senza più passato e futuro capeggiata da quella che fu battezzata con speranza "la generazione dei quarantenni"; quella che si è rivelata dopo quindici anni di permanenza incontrastata al vertice, un gruppo di politici senza qualità.Eppure se da tempo si parla di crisi della politica, se la gente vota a destra allo stesso modo di come un tempo avrebbe votato a sinistra, la responsabilità è di coloro che hanno usato la loro leadership non per rinsaldare la democrazia italiana nelle sue forme di organizzazione e di rappresentatività ma, in fondo scettici del significato ideale della diversità comunista, l'hanno tradotta nella più deteriore gestione del potere di matrice democristiana: di qui la scelta necessaria del bipolarismo, ovvero la politica dei due forni, nella logica che se non sei dei nostri, devi essere necessariamente un nostro avversario. Conclusione: il cittadino non esiste in quanto tale, a meno che non non si schieri o da una parte o dall'altra: in quanto membro di una collettività non è degno di alcuna tutela, né negli ospedali, né nei tribunali, né quando lavora in fabbrica, né quando manifesta pacificamente contro la guerra, nè quando è sommerso dalla spazzatura o si oppone all'allargamento della base di Vicenza.Almeno a sinistra, ormai è chiaro, il re è nudo e le intercettazioni telefoniche ci restituiscono lo spaccato di una politica che ha perso completamente il senso della sua missione: basta ricordare il dibattito surreale sul partito democratico di questi mesi, mentre il Paese si dibatte inascoltato tra mille emergenze.Come ha scritto Marco Travaglio, usando la metafora dalemiana, in un Paese normale questi uomini sarebbero dovuti già tornare a casa. E come vaticinava un Nanni Moretti sconsolato, guardando Fassino e Parisi sul palco, con questi uomini non vinceremo mai...

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