domenica 1 luglio 2007

Lo scalone

A pag. 169 del programmone dell’Unione del 2006, il documento politico di 281 pagine che ha permesso al centrosinistra di vincere le elezioni e a D’Alema di diventare Ministro degli Esteri, c’è scritto:“- eliminare l’inaccettabile “gradino” e la riduzione del numero delle finestre che innalzano bruscamente e in modo del tutto iniquo l’età pensionabile, come prevede per il 2008 la legge approvata dalla maggioranza di centrodestra;”Sentite cosa dice appena un anno dopo D’Alema:"Il governo - ha detto D'Alema nel corso degli incontri organizzati dalla Cgil a Serravalle Pistoiese - intende portare avanti il risanamento e metteremo a posto i conti pubblici". Poi ha spiegato che il governo non ha "i soldi per cancellare lo scalone" e "anche se ce li avessimo, sarebbe sbagliato metterli in un'operazione di questo tipo".
Facciamo umilmente notare che ad appena un anno di distanza non è che si sia verificato il tracollo economico dell’Italia tanto da giustificare questo voltafaccia così repentino e disinvolto; al contrario:tutti gli indicatori economici italiani sono in netto miglioramento anche grazie alla congiuntura economica internazionale particolarmente favorevole;la manovra finanziaria lacrime e sangue per il 2007 del governo Prodi è stata fondata su stime eccessivamente pessimistiche tanto che, sulle spalle dei contribuenti, è stato generato un surplus di gettito fiscale, passato agli onori delle cronache con il provocatorio nome di “tesoretto”;il tasso di disoccupazione è in diminuzione ed i contributi previdenziali versati dai lavoratori sono in aumento;non ci sono stati sconvolgimenti geopolitici o catastrofi naturali da imporre una drastico cambio di rotta.Eppure il fine D’Alema, pur consapevole di aver vinto le elezioni per soli 25.000 voti, con il contributo determinante dei lavoratori dipendenti ai quali era stato sbandierata in ogni occasione pubblica la promessa di abolizione dello scalone previdenziale, con un giro di valzer cambia improvvisamente idea.Il fatto è che nell’occasione non gli si è chiesto di esprimere un parere (chè di economista non ha i titoli): semplicemente ci si attende che egli si adoperi affinchè il programma concordato con gli elettori venga attuato secondo gli impegni presi e che di questa volontà popolare si faccia interprete nelle riunioni di Palazzo Chigi.Se l'on. D'Alema avesse ritenuto legittimamente l’inutilità o addirittura la dannosità di tale richiesta, lo avrebbe dovuto dire a chiare lettere sia di fronte ai suoi simpatizzanti, sia al momento della stesura del programma elettorale impedendo che l’Unione potesse raccattare voti in questo modo.Ma non lo ha fatto.Sorge spontanea una domanda: quali garanzie ha un cittadino elettore che i rappresentanti politici da lui votati rispettino i patti scritti in forza dei quali sono andati al potere?Si noti che, nel caso in questione, l’abolizione dello scalone non era richiesta da quattro sognatori della sinistra estrema ma dalle forze politiche che hanno vinto le elezioni e che l’hanno da sempre ritenuta un obiettivo qualificante della loro azione di governo.Se il programma elettorale è da considerare carta straccia, in virtù di cosa i politici continuano a restare sugli scranni parlamentari e dietro le scrivanie ministeriali?

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