venerdì 5 ottobre 2007

A chi giova imbavagliare la Rai?

Che Mastella non sia una grande ministro di giustizia gli elettori dell'Unione lo hanno sempre sospettato.
Che forse sarebbe stato più adatto in questo ruolo magari nel governo Berlusconi concordano tutti, sia a destra che a sinistra: in fondo il suo partito, l'Udeur, non potrebbe benissimo stare nella maggioranza di centrodestra?
Ma che sia ormai da settimane nell'occhio del ciclone nessuno lo poteva prevedere. Certo, per diventare una star della cattiva politica oltre le circostanze (il fenomeno Grillo) c'ha messo del suo: indubbiamente... il talento c'è!
Sarebbe inutile snocciolare quella serie ininterrotta di discutibili iniziative che ha al suo attivo in pochi mesi: senza scomodare l'indulto o la riforma che porta il suo nome, basti pensare alla recente richiesta di trasferimento cautelare del pm De Magistris avanzata al CSM ed in discussione lunedì prossimo.
Al di là dei rilievi formali che gli vengono contestati, suona strano che tanto zelo il ministro della giustizia lo dimostri proprio nei confronti del magistrato che, quasi in perfetta solitudine, ha scoperchiato il vaso di Pandora di uno dei tanti intrecci politico-affaristico-mafiosi esistenti in una Calabria consegnata in larga misura alle cosche criminali (possibile che già nessuno si ricordi più della strage di Ferragosto a Duisburg?).
Eppure, nonostante la gravissima situazione di degrado in cui versano gli uffici giudiziari calabresi (così bene rappresentata nella puntata da Locri W l'talia in diretta di Riccardo Iacona, nel luglio scorso) il ministro non trova niente di meglio che intralciare il lavoro di uno di quei pochi giudici che in quelle terre difficili combatte la battaglia dello Stato per il ripristino di un minimo di legalità e di agibilità democratica, condizione indispensabile per avviare finalmente un sano processo di sviluppo economico.
Sarebbe sì o no interesse e responsabilità del Governo conoscere che fine hanno fatto i milioni di euro stanziati per la costruzione dei depuratori e di cui in Calabria non s'è vista nemmeno l'ombra? Ed ancora, sarebbe opportuno accertare quale virulenza abbia avuto il comitato d'affari che in Basilicata da decenni condiziona pesantemente la vita pubblica?
Nessuno vuole processare Mastella sulla pubblica piazza, come egli dice di temere, ma il ministro e la compagine governativa di cui fa parte non possono sottrarsi al vaglio della pubblica opinione su temi tanto delicati, a maggior ragione se le indagini della magistratura sfiorano esponenti del Governo in carica: anche perchè, in tale situazione d'allarme sociale, qualcuno dovrebbe spiegarci per quale ragione criticare nella piazza televisiva il modus operandi di un ministro sarebbe politicamente scorretto.
Il problema non è certo la trasmissione televisiva Annozero di Michele Santoro: con chi può prendersela Mastella se non con se stesso quando il sottosegretario intervenuto difende il suo operato con argomentazioni capziose e cavilli da Azzeccagarbugli?
Come non condividere allora il grido di allarme del giudice Clementina Forleo: "Noi giudici siamo lasciati soli contro i tanti don Rodrigo al Sud".
O forse l'editto bulgaro di Berlusconi contro Biagi, Santoro e Luttazzi trova nell'attuale maggioranza dei nuovi insospettati sostenitori?
E' a tutti chiaro che ad un anno e mezzo dall'insediamento del governo Prodi neppure la tanto sbandierata sterzata sui temi della giustizia e dell'etica pubblica c'è stata; anzi, sono stati fatti alcuni passi indietro: se a destra la cosa non turba più di tanto, sull'altra sponda tutto ciò ha generato sconforto e grande rincrescimento tra gli elettori.
E di fronte a tanto sdegno che sale da ogni angolo del Paese non si può certo rispondere imbavagliando la Rai: pensare di poter mettere a tacere tutto oscurando le trasmissioni e i giornalisti scomodi è l'ennesimo peccato di presunzione di questa classe politica, incredibilmente sorda ai bisogni, ormai gridati, di una società civile in grande sofferenza.

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