martedì 1 luglio 2008

L'estate al mare di Mr. Se pò ffà

Dispiace tirare in ballo sempre Mr. Se pò ffà, al secolo Walter Veltroni, ma ormai non passa giorno senza che ne combini una delle sue.
Il paese economicamente affonda, il decreto legge blocca processi e il lodo Schifani bis o meglio lodo Alfano fanno tracimare fuori dall’alveo della Costituzione la nostra democrazia, si usa la mano forte per fronteggiare le sacche di malcontento popolare e l’apatico leader del Partito democratico se ne viene fuori domenica scorsa, nell’intervista fattagli dal vicedirettore Massimo Giannini su la Repubblica, con la inedita frase: “Berlusconi prende in giro i cittadini e si occupa solo dei suoi affari personali”.
Incredibile! Anche Mr. Se pò ffà comincia ad accorgersene: vuol dire proprio che questa volta Silvio Berlusconi deve avere esagerato!
Perché in questi mesi l’unico che ha creduto al restyling politico del Cavaliere è stato proprio Mr. Se pò ffà che a novembre, quando Berlusconi era ormai al tappeto, è riuscito a rimetterlo in piedi legittimandolo come interlocutore credibile non solo per rifare la legge elettorale ma addirittura per il varo delle riforme istituzionali.
Purtroppo l’ex sindaco di Roma, che in questo gioco d’azzardo ha sperperato gran parte della sua credibilità, ha perso su tutti i fronti: sotto nel confronto elettorale, è stato svillaneggiato anche in sede di riforme istituzionali che, a questo punto, Berlusconi si fa da solo con legge ordinaria, infischiandosene della sua mano tesa.
Di più, è stato costretto a difendersi davanti alle telecamere, causa l’ennesimo agguato orditogli dal centrodestra, pure dall’accusa di aver ridotto, dopo tanti anni di amministrazioni di centro sinistra, praticamente alla bancarotta il Comune di Roma.
Ancora, Berlusconi lo attacca mettendo in dubbio le sue qualità di leader e dichiarando che il dialogo è chiuso e lui, pappagallescamente, alza la voce per ripetere “Il dialogo è chiuso”.
Questo suo insulso gioco di rimessa sta facendo saltare i nervi ai suoi stessi colleghi di partito, ai quali ripete la solita solfa che senza di lui ad aprile scorso si sarebbe perso ugualmente.
Omettendo però di dire che senza la sua vittoria alle primarie del PD dell’ottobre 2007, il governo Prodi, molto probabilmente, oggi sarebbe stato vivo e vegeto.
Quanto a prendere qualche iniziativa contro il tentativo del governo di far passare la versione aggiornata delle leggi vergogna ecco che gela tutti rinviando a settembre qualsiasi offensiva.
Ma la cosa più sorprendente è la motivazione che riporta; perchè nell’intervista a la Repubblica testualmente dichiara:
"Ho parlato dell'autunno perché su alcune questioni sociali, che Di Pietro non sa neanche dove stiano di casa, sarà quello il momento più critico. Detto questo non mi spaventa avere idee diverse su come fare opposizione. Io non vivo col problema che c'è uno che urla più di me, perché sono un riformista e so che per un riformista c'è sempre uno che urla più di te. Ma so anche che quelle urla poi si perdono nell'aria. E so che quelli che alla fine cambiano davvero le cose sono i riformisti. Vivere con la paura del nemico a sinistra è qualcosa di cui ci dobbiamo liberare per sempre".
In altri termini, nascondendosi con un giro di parole dietro il termine riformismo, Veltroni motiverebbe la sua snervante inerzia con la previsione che egli fa di un’accelerazione della crisi italiana subito dopo le ferie estive, giudicando qualsiasi decisione di scendere in campo adesso come prematura.
Secondo lui, meglio ora starsene in tribuna a guardare come va a finire la partita tra il governo Berlusconi e l’Italia.
Parole, le sue, che sconcertano: invece di agire subito, coinvolgendo i cittadini, per riportare l’agenda di governo sugli scottanti temi dell’emergenza economica e sociale e lontano dai bisogni giudiziari del Cavaliere, il leader del PD preferisce aspettare che la situazione precipiti per trarne un qualche profitto politico.
Disegno miope e irresponsabile: a questo punto non si sa chi sia peggio tra Berlusconi e Veltroni nel giocare sulla pelle del Paese.
Com’è possibile che Mr. Se pò ffà non rompa gli indugi quando ha appena affermato che l’Italia sta vivendo la sua più drammatica condizione dal dopoguerra?
Ecco alcune sue frasi tratte dalla stessa intervista:
"L'Italia vive la crisi più drammatica dal dopoguerra in poi. Berlusconi prende in giro i cittadini, e si occupa solo dei suoi affari personali. Ora basta, il dialogo è finito”;
“La crisi ha origini antiche. Ma oggi quello che sconcerta è il capovolgimento delle priorità. L'Italia vive la condizione più drammatica dal dopoguerra. Siamo in piena stagnazione. I consumi crollano: quelli finali sono a -2,3%, a -4% nel Mezzogiorno. Per la prima volta siamo passati dal 6,4 al 7,1% nel tasso di disoccupazione. La produttività è -0,2%, il Pil ristagna al +0,1%. Il Paese è fermo”.
Dopo aver pronunciato tali parole, come riesca a restarsene placido sotto l’ombrellone l’8 luglio quando a Roma sfileranno le tante anime dell’opposizione, da Di Pietro al popolo dei girotondi, alla sinistra rimasta fuori del Parlamento, al popolo di Beppe Grillo, ad una fetta importante della società civile, è uno dei tanti misteri che mettono a dura prova la capacità di resistenza degli elettori del PD.
Il rischio è che a mollo nell’acqua salata quel giorno ci resti soltanto lui.

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