martedì 3 febbraio 2009

Un'altra legge ad personam: la SalvaVeltroni!

Proseguono le leggi ad personam del duo Veltrusconi: dopo la legge Alfano, ecco che di soppiatto dal cilindro del tandem politico meno credibile della Seconda Repubblica, esce fuori la legge SalvaVeltroni.
Sì, quella legge che decreta lo sbarramento al 4% alle prossime Europee; una cosa inopportuna e per giunta fuori luogo.
Inopportuna, perché nel disastro economico in cui siamo precipitati, venire a sapere che maggioranza e opposizione si occupano ancora di legge elettorale, è uno schiaffo a tutti coloro che in questi mesi stanno patendo i rigori di un gelido inverno di recessione.
Nel Palazzo si discute amabilmente di legge elettorale e questi strani poli, inspiegabilmente, vanno pure d’amore e d’accordo!
Decisione fuori luogo, perché non è certo a Strasburgo, sede del Parlamento europeo, che si può pensare di eliminare la frammentazione elettorale, stante la necessaria presenza di rappresentanze politiche di tantissimi paesi.
L’obiettivo, neppure tanto velato, è tutto interno: ovvero quello di cancellare definitivamente qualsiasi forma di vera opposizione, tanto a destra quanto a sinistra dei due colossi d’argilla.
Soprattutto a sinistra, vista la penosa condizione in cui versa il Pd ad opera del sempre più stralunato Walter Veltroni, il quale di giorno critica goffamente il cavaliere sulle questioni più insulse e la sera, quasi clandestinamente, stringe con lui patti di ferro per far fuori il dissenso in tutte le sue forme.
Sorprende come il leader del Pd resti impassibile alla valanga di critiche che da tutte le parti ne mettono in dubbio le qualità politiche e ne hanno minato irreversibilmente il carisma; e che la politica sia scesa tanto in basso da abbandonare il Paese alle proprie difficoltà per badare esclusivamente a se stessa.
Intendiamoci: il problema non è quello di fissare o meno una soglia di sbarramento per i partiti minori. Questo è sicuramente legittimo farlo (non necessariamente opportuno!), a patto che si sia sviluppato su una questione così delicata (è in gioco il diritto alla rappresentanza politica) un ampio dibattito nella società.
Nessuno contesta, cioè, che, alla fine di un lungo percorso parlamentare, la politica decida di nuovo sulla legge elettorale: ma lo deve fare alla luce del sole, dopo un dibattito chiaro ed aperto con la pubblica opinione e, soprattutto, dopo aver dato le risposte che i cittadini invocano inutilmente in campo economico.
Tanto più che la legge elettorale varata per le politiche scorse era stata considerata unanimemente un pasticcio (la famosa porcata secondo il senatore leghista Calderoli).
Dispiace che anche Eugenio Scalfari si spinga a dire che Veltroni sarebbe riuscito nel compito di portare a casa un buon risultato: cioè la soglia di sbarramento al 4% contro la pretesa berlusconiana del 5%.
E’ semplicemente ridicolo riconoscergliene un merito, vista la pochezza dell'esito e tenuto conto che questa legge è stata concordata tra maggioranza e opposizione quasi di soppiatto, prendendo spunto dal famigerato porcellum.
Nel pieno di una crisi economica senza precedenti, un disegno di legge del genere non doveva neppure arrivare all'ordine del giorno dei lavori parlamentari; tanto più a macchina elettorale per le Europee già avviata.
Ignorare questa lampante evidenza, vuol dire proprio aver smarrito la via maestra e procedere a tentoni tra i propri dogmatismi, badando esclusivamente al tornaconto personale.
Significa soprattutto infischiarsene di quello che dice la gente, irritata all’inverosimile da una classe politica di inetti, che vive allegramente alle sue spalle ed a cui non risponde più concretamente.
A questo punto, l’unica risposta da dare al regime messo in piedi senza tanto clamore dalla strana coppia Veltroni - Berlusconi è disertare le urne: siamo tutti stanchi di firmare inutili cambiali in bianco.

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