domenica 23 agosto 2009

Prima ammissione di Veltroni: «Non tutto il male è colpa di Berlusconi»

Un Walter Veltroni in grande spolvero è quello che si affaccia di nuovo alla ribalta della politica italiana.
Pensavamo che fosse caduto in letargo, invece no: era più sveglio che mai, pronto finalmente a dirgliene quattro al capo dello schieramento a lui avverso.
Un Se po’ ffà rinfrancato che, nel giro di poche ore, presenta la sua ultima fatica letteraria, il romanzo Noi; lancia l’ultimatum al governo per lo scioglimento della giunta comunale di Fondi, in provincia di Latina, ergendosi a paladino contro la criminalità.
Dulcis in fundo, dichiara: "La colpa più grave di Berlusconi è quella di non avere migliorato in nulla il paese pur dominandone la politica da 15 anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l'egoismo e l'individualismo".
Ormai, tiratosi fuori dall’agone politico, si atteggia a saggio, o meglio a grande vecchio della politica italiana.
Con il piccolo particolare che, a parte il fatto che non ne ha l'età, non mostra nè statura morale né strumenti culturali per cimentarsi nel ruolo di maître à penser, per il quale ci aspetterebbe da lui qualche titolo di merito in più.
In una cosa però ha ragione: è vero, non è tutta colpa di Berlusconi.
Infatti, senza la sua preziosissima opera di fiancheggiamento, l’uomo di Arcore non sarebbe diventato per la terza volta Presidente del Consiglio e non potrebbe governare il nostro paese per almeno altri quattro anni a dispetto di una pessima compagine governativa dove gareggiano solo gli istinti peggiori e una cultura politica da uomini delle caverne.
Illuminanti sono le parole dell'impareggiabile Walter riprese dal Corriere della Sera.it : "Siamo un paese che tende a prendere forti sbandate ideologiche. Si sono trasformati in ideologie persino il berlusconismo e l'antiberlusconismo , e il mio grande dolore - dice - è stato non essere riuscito ad avviare una stagione di collaborazione nell'interesse dell' Italia dopo le elezioni".
Incapace di fare i conti con il proprio fallimento storico, tende ancora la mano a Berlusconi, questa volta implorandogli aiuto …
Nel frattempo si ripropone come romanziere.
Una cosa è certa: Noi, ne resteremo alla larga.

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