martedì 9 marzo 2010

E l'ex presidente Ciampi prese le distanze da Napolitano

Che la firma di Giorgio Napolitano sul famigerato decreto interpretativo sottopostogli da Berlusconi sia stato un gesto perlomeno avventato è un fatto ormai assodato.
L’ennesima conferma autorevole è infatti venuta dal TAR del Lazio che ha bocciato la sospensiva chiesta dal PDL per consentire la riammissione della propria lista, presentata largamente fuori tempo massimo.
La motivazione addotta dai giudici amministrativi non lascia adito a dubbi: il Governo non poteva intervenire su di una materia, la legge elettorale regionale, di competenza della regione; inoltre, nel verbale dei carabinieri presenti nell'ufficio elettorale della corte di appello di Roma è scritto che alle ore 12 erano presenti solo 4 delegati di lista e che tra questi non risultava il delegato della parte ricorrente. Discorso chiuso.
Oggi, Repubblica.it riporta la dichiarazione rilasciata al suo vicedirettore Massimo Giannini dall’ex presidente Ciampi, a cui nel titolo si fa dire: "E' il massacro delle istituzioni / ora proteggiamo il Quirinale".
Apparentemente sembrerebbe una presa di posizione di Carlo Azeglio Ciampi a difesa del suo successore.
Ma come sempre più spesso capita al quotidiano di piazza Indipendenza, il titolo è fuorviante.
Basta leggere un breve stralcio dell’articolo per rendersene conto.
Al dubbio avanzato dal giornalista se Napolitano potesse non autorizzare la presentazione del decreto legge del governo, così l'ex Capo dello Stato risponde:
"Non mi piace mai giudicare per periodi ipotetici dell'irrealtà. Allo stesso tempo, trovo sbagliato dire adesso "io avrei fatto, io avrei detto...". Ognuno decide secondo le proprie sensibilità e secondo le necessità dettate dal momento. Napolitano ha deciso così. Ora, quel che è fatto è fatto. Lo ripeto: a questo punto è stata imboccata una strada, e speriamo solo che ci porti a un risultato positivo...".
E circa le critiche che scrosciano dalla rete contro il Colle fino al possibile impeachment prospettato da Antonio Di Pietro? Ciampi sbotta:
"Ma che senso ha, adesso, sparare sul quartier generale? Al punto in cui siamo, è nell'interesse di tutti non alimentare la polemica sul Quirinale, e semmai adoperarsi per proteggere ancora di più la massima istituzione del Paese...".

Traduzione: ormai quel che è fatto è fatto, è inutile piangere sul latte versato.
Ma le parole di Ciampi, che evidentemente non ha nessuna intenzione di aprire una querelle con il suo successore, si decifrano piuttosto facilmente: lui non avrebbe firmato; ma dal momento che Napolitano lo ha fatto, è inutile se non controproducente rinfacciarglielo.
La vogliamo chiamare una autorevolissima presa di distanze?
Se non è una sconfessione questa… poco ci manca!

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