venerdì 10 agosto 2012

La patacca di Repubblica contro Grillo

L'oscena deriva  che ormai da mesi ha imboccato il quotidiano Repubblica, divenuto di colpo un giornalaccio che gli ormai sparuti  lettori  sempre più spesso confessano di leggere di nascosto, lontano da sguardi indiscreti per non doversi giustificare prima ancora con se stessi di un'abitudine del mattino divenuta improvvisamente imbarazzante, ha toccato oggi un'altra punta di volgarità, nel quadro  di una vera e propria caccia all'uomo che sul piano mediatico il quotidiano diretto da Ezio Mauro ha scatenato inopinatamente contro il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo.
Infatti, con un furore che neppure al nemico Berlusconi è stato mai riservato, la pattuglia di cronisti sguinzagliati al suo inseguimento è pronta in tempo reale ad avventarsi famelicamente su ogni sua dichiarazione, come un branco di lupi, pur di metterlo in qualche modo in cattiva luce.
Con risultati  il più delle volte controproducenti oltreche infamanti per lo stesso quotidiano romano.
Scavano nella sua vita privata, passano ai raggi X la sua lunga e brillante carriera di artista inviso da sempre alla partitocrazia, sin dagli anni ruggenti della sua barzelletta sui socialisti, ben sei anni prima che scoppiasse Tangentopoli e travolgesse i potenti uomini del cosiddetto CAF, cioè Craxi e Forlani.
Come sempre capace, come nessun altro, di anticipare i tempi e di condensare in una battuta uno scenario che di lì a poco si sarebbe manifestato con la caduta dei partiti della prima repubblica: molto meglio dei verbosi soloni che, a quell'epoca, sulla stampa, costruivano surreali cronache politiche, farcite di vuoti slogan, insulsi retroscena, termini criptici come verifica, governo vattelapesca, staffetta, ago della bilancia, riformismo, maggioranza variabilepatto del camper, ecc., espressioni gergali di una classe politica corrotta,   giunta tardivamente al capolinea  e soltanto perché finalmente colta con le mani nel sacco, dopo aver per decenni saccheggiato lo Stato.
Di lì l'ostracismo eterno che gli venne giurato dalla Casta e che continua a tenerlo lontano dagli schermi televisivi, ormai da oltre venticinque anni a questa parte.
Molto ma molto tempo prima del famigerato editto bulgaro contro Biagi, Santoro e Luttazzi pronunciato dal premier Silvio Berlusconi.
E adesso torniamo ai titoli di prima pagina che l'edizione on line di Repubblica (ma il Corriere non è da meno!)  dedica da giorni alle performance olimpiche dei nostri atleti, avendo del tutto sovvertito l'ordine delle notizie.
Così il Pil italiano a -2,5 % (profonda, drammatica recessione!), vera perla del governo Monti, scivola in basso  nel palinsesto mediatico per dare l'apertura addirittura a Josefa Idem, che si merita titoli sensazionali per aver raggiunto la finale olimpica di canoa alla veneranda età di 48 anni.
Un gesto sportivo rilevante ma che sicuramente non può oscurare tutto quello che di grave sta intanto succedendo in Italia e che, sistematicamente, viene fatto passare sotto silenzio.
A partire dalla guerra senza esclusione di colpi che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha mosso contro la Procura di Palermo (che indaga sulle stragi mafiose del 1992-93 e sulla trattativa che apparati dello Stato hanno intessuto con Cosa Nostra), invocando presunte sue prerogative e immunità che la Costituzione, Carta alla mano, non gli riconosce.
Ma anche la vicenda di Taranto, con il sequestro da parte della magistratura degli impianti dell'Ilva per inquinamento ambientale; o la vergognosa approvazione, senza un minimo di dibattito pubblico, della legge sulla subdola spending review che prevede tagli di spesa selvaggi, con grave pregiudizio, questa volta sì, per i diritti costituzionali del cittadino.
Così lo sport televisivo viene dispensato agli Italiani come oppio.
E i politici che ci stanno conducendo al fallimento si augurerebbero un'Olimpiade all'anno pur di  farci dimenticare le loro malefatte!
Vi ricordate come hanno cercato poco più di un mese fa di sfruttare le vittoria della nazionale di calcio sulla Germania per costruire il mito di cartapesta di SuperMario Monti e celebrare l'epopea delle sue gesta assolutamente ordinarie al vertice di Bruxelles?
Adesso la stampa serva mette letteralmente in bocca alla connazionale Josefa, di chiare origini tedesche, una insignificante battuta contro Beppe Grillo: Repubblica on line ieri ci ha fatto, pazzescamente, per ore il titolo d'apertura!
Ma basta cliccarci sopra per scoprire che è una bufala, questa sì una vera patacca.


L'home page di Repubblica di ieri pomeriggio, 9 agosto 2012

"Non ho parlato io, mi han chiesto cosa ne penso. Allora, considerando che comunque una grande percentuale della squadra italiana è fatta anche da atleti nati altrove ed anche per questo gli Italiani tifano, credo che dire sia proprio momento di esaltare nazionalismi e pensare delle cose del genere io lo credo veramente ridicolo. Non ne avrei parlato se non mi avessero chiesto."

Povera Josefa, ti hanno messo fuori strada!
Se avessi letto il post di Beppe Grillo, ti saresti accorta che il Beppe nazionale diceva tutt'altra cosa, di ben altra levatura della demenziale semplificazione che ne hanno voluto fare i maggiori quotidiani.
In particolare, egli poneva l'accento sull'uso politicamente spregiudicato che viene fatto di questo gigantesco circo foraggiato dalle multinazionali.
Pensaci un attimo: come dargli torto? Il solo fatto che, mediaticamente, un quinto posto in una finale olimpica valga  molto di più del deferimento degli eroici pm palermitani al Consiglio Superiore della Magistratura, la dice lunga su come viene maltrattata l'informazione pubblica in Italia.
Ma pur di aizzare la gente, sviandola dalla scottante attualità politico-istituzionale ed economico-finanziaria, orchestrando un vergognosa campagna di stampa contro un Movimento che farà piazza pulita della Casta e dei suoi araldi e tamburini, si è disposti a tutto, anche a profanare quello che pomposamente, in altri momenti, proprio loro, facce di bronzo, chiamano lo spirito olimpico.

PS: mentre tagliano 20'000 (ventimila!) posti letto negli ospedali, cioè burocraticamente cancellano con un tratto di penna 20'000 malati bisognosi di cure urgenti, è accettabile concedere finanziamenti pubblici, cioè a carico di tutti noi contribuenti, per tenere all'ingrasso giornalacci che fanno un uso spudoratamente privato e di parte della comunicazione pubblica?
Anche in questo caso, nel voler abolire questo vergognoso e anacronistico cadeau che la Casta fa al mondo dell'informazione, Beppe Grillo ha centomila volte ragione!


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