martedì 30 ottobre 2012

La rivoluzione di velluto del Movimento 5 Stelle parte dalla Sicilia

Le Regionali Siciliane fotografano con sei mesi d'anticipo quel sommovimento politico-culturale che da tempo scuote dalle fondamenta la società italiana, ormai insofferente ad una classe dirigente che l'ha portata nel breve volgere di qualche anno alla bancarotta morale, politica, economica prima ancora che finanziaria, come le vicende dello spread di quest'ultimo anno testimoniano in modo esemplare.
Sul banco degli imputati vi è innanzitutto la Casta, cioè la classe politica più corrotta, più incompetente, più irresponsabile che l'Italia abbia mai annoverato dai tempi del fascismo: autentiche termiti che, rotte le resistenze ideologiche, hanno divorato famelicamente la cosa pubblica, rendendo le nostre stesse istituzioni rappresentative uno sbiadito simulacro rispetto a quelle che i padri costituenti avevano disegnato con la Carta del 1948.
L'errore capitale dell'adesione all'euro, per opera dei governi di centrosinistra a cui la lunghissima stagione berlusconiana non ha saputo eccepire nulla se non la sistematica anteposizione  degli interessi personali dell'uomo di Arcore, meno che mai una chiara e sincera presa di distanza da un progetto di unione monetaria che sin dalle origini, negli anni Ottanta, molti economisti ritenevano pericoloso e folle, ha poi reso evidente al grande pubblico la straordinaria necessità di mandare a casa gente che per generazioni si è trastullata con i privilegi più esagerati, conducendo un tenore di vita assolutamente incompatibile, prima ancora con quello di noi comuni mortali, con la propria abissale mediocrità e pochezza intellettuale. 
Un tale disastro avrebbe potuto scatenare forze eversive e la violenza stragista di gruppi occulti sulla base di un copione di sangue già tristemente vissuto negli anni settanta ed ottanta, con la strategia della tensione e la deriva terroristica degli anni di piombo.
Fortunatamente questa volta ciò non è accaduto: le ragioni possono essere molteplici e non è questa l'occasione per analizzarle.
Va sicuramente a Beppe Grillo ed al Movimento 5 Stelle di cui è ispiratore, fondatore, garante e testimonial il merito storico di avere saputo dare alla rabbia popolare una valvola di sfogo e di aver offerto ad essa l'opportunità unica di  ricomposizione democratica di tanto disprezzo nei confronti di una intera generazione di politici, alti burocrati, esponenti dell'alta borghesia imprenditoriale, tra di loro spesso uniti  da patti inconfessabili e alleanze trasversali: la sua è una autentica rivoluzione di velluto.
Solo un presidente della repubblica garante della partitocrazia come Giorgio Napolitano, da sessant'anni in Parlamento,  poteva non solo ignorare quell'esplosione di democrazia diretta che nel suo settennato si è manifestata ma ostacolarla in tutti i modi, ultimo quello di esortare oggi stucchevolmente i partiti a "prepararsi a riprendere pienamente il loro ruolo nella vita istituzionale", quasi ammettendo che finora, con il governo Monti da lui ideato e preteso, siano restati alla finestra, contravvenendo evidentemente alla sovranità popolare ed all'esito elettorale del 2008.
Ma i dati delle elezioni regionali siciliane non lasciano scampo, suonando molto più di un campanello d'allarme per la Casta: non è andato a votare più della metà degli elettori.
Il PD, nonostante abbia espresso il presidente della regione Rosario Crocetta con il 30,50% dei voti insieme all'UDC, raggiunge solo il 13,40% (tracollo del -49% rispetto al 2008!), il PDL addirittura affonda al  12,90% (-73%, una vera Waterloo).
Il Movimento 5 Stelle è il primo partito dell'isola con il 14,7% (+ 512% rispetto al 2008) e il candidato presidente Giancarlo Cancelleri è arrivato terzo con il 18,20% di voti.
Finalmente adesso sappiamo che alle prossime politiche di primavera si potrà concretamente mandare a casa questa classe politica di inetti e parassiti che ha fatto strame della sovranità popolare per perseguire esclusivamente il proprio vantaggio personale, fra l'altro commettendo imperdonabili e apocalittici errori come l'adesione all'Euro, che ha costretto alla canna del gas quella che un tempo era la quinta potenza industriale del pianeta.
Oggi, grazie a Grillo e ai tanti generosi attivisti del suo movimento, un'altra politica è finalmente possibile.

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