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mercoledì 31 agosto 2011

Il riscatto di naja e laurea e il nuovo disco di Berlusconi: "Scurdamocce 'o passato... simm 'e Arcore paisà!"

La manovra di Ferragosto, dopo quella di luglio, altro non è che il fallimento di un governo e della sua maggioranza: basterebbe accostare i fotogrammi delle conferenze stampa del 5 agosto e del 12 agosto indette in fretta a furia per placare i cosiddetti mercati dal duo Tremonti-Berlusconi , per avere la riprova mediatica di un naufragio politico e morale a cui non è più possibile porre rimedio.
In un Paese serio, sarebbe bastato semplicemente costatare alla TV l'imbarazzo e l'assoluta impreparazione mostrati dal ministro del Tesoro nel fronteggiare un disastro finanziario annunciato da tempo e che solo lui e Berlusconi avevano continuato a negare fino alla sua finale deflagrazione, per mandarli a casa a stretto giro di Quirinale.
Invece no, imperterriti, rimangono lì minacciando ed organizzando nuovi sfracelli.
Questa volta hanno preso di mira di nuovo la previdenza, in particolare i contributi versati dai lavoratori per il riscatto degli anni di laurea e del servizio militare di leva.
Il target è chiaro: i lavoratori dipendenti che hanno studiato fino alla laurea e che hanno servito lo Stato con la naja.
Ad essi lo Stato aveva parlato chiaro: poiché il servizio militare e lo studio che avete compiuto fino alla formazione universitaria hanno un'utilità sociale, qualora voi effettuiate versamenti volontari, tali contributi ve li riconosco ai fini previdenziali, ponendovi alla pari con chi, presa la maturità, ha potuto entrare subito nel mondo del lavoro e dunque maturare un'anzianità di servizio e previdenziale mediamente di 4-5-6 anni superiore alla vostra.
Così ad esempio il brillantissimo studente in medicina che inizia, suo malgrado (6 anni di laurea + 4 di specializzazione + 1 anno di leva militare), a fare il medico alla soglia dei trent'anni, avendone la possibilità economica (si tratta di tirare fuori oggi diverse decine di migliaia di euro!) si può fare riconoscere come anzianità previdenziale tutto il lungo periodo passato sui libri, in mancanza del quale oggi non potrebbe svolgere le funzioni di medico.
In modo tale che rispetto al diplomato di pari età, che ha iniziato a lavorare a 19 anni, almeno sotto il profilo dell'età previdenziale, viene in qualche modo equiparato: entrambi a 30 anni possono vantare un'anzianità previdenziale di 11 anni. Quindi per raggiungere i fatidici 40 anni di servizio, hanno ancora davanti 29 anni di lavoro.
Se tutto fila liscio, maturano il massimo contributivo a 59 anni.
Ragionamento analogo lo si può fare, naturalmente, per ingegneri, architetti, professori e così via, solo che i periodi di riscatto sono evidentemente inferiori rispetto al caso limite dei medici.
Il duo Berlusconi Tremonti e tutta l'allegra brigata di Lega e Pdl adesso dice: i vostri versamenti? Fate finta di non averli effettuati; al più ve li riconosceremo al momento in cui (chissà quando!) andrete  in pensione e questa vi verrà calcolata su tutti i contributi versati. 
Così, tu medico che hai versato mediamente 50-60mila euro di contributi in più, a 59 anni vorresti andare in pensione?
Scherzi? Sei giovanissimo, hai solo 29 anni di anzianità, dopo il vertice di Arcore sei retrocesso a pensionato baby, la pensione la puoi vedere soltanto con il cannocchiale!
Sembra assistere al recital dello chansonnier Berlusconi con il fido Apicella mentre ipnotizza la platea: "Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato... simme 'e Arcore paisà!"
E il premier Berlusconi vuole pure stappare la bottiglia di champagne... forse perché sia dell'imposta sui grandi patrimoni che di una maggiorazione dell'aliquota fiscale sui capitali scudati non se ne è fatto nulla. 
E' chiaro: con quale faccia lo Stato avrebbe potuto chiedere un supplemento di imposta (passando magari dal 5 al 23%, aliquota minima del reddito da lavoro dipendente) a evasori fiscali, malavitosi, faccendieri che hanno portato i loro capitali di origine illecita all'estero e che li hanno fatti rientrare incentivati da un misero 5% di prelievo tributario? 
Non sia mai, molto meglio fregare i cittadini onesti, che hanno studiato, lavorano  e che continuano a farlo  a testa bassa! Pagando pure il 38% sul reddito da lavoro...
Finché ci sono loro, per l'allegra brigata di Arcore sarà sempre tempo di bunga bunga!

giovedì 11 agosto 2011

I Quattro dell'Apocalisse e l'ipermacelleria sociale

In questi giorni di tempesta, due persone sicuramente, per il bene di tutti, non andrebbero mai intervistate.
La prima è il ministro del Tesoro e dell'Economia Giulio Tremonti.
Ormai non passa giorno senza che ci vomiti addosso tutto il suo malumore con una serie di iniziative straordinarie da prendere per tagliare il bilancio pubblico (dalla famigerata imposta di bollo sui conti titoli dei risparmiatori, ovvero la classica patrimoniale per i poveri, ai ticket sanitari, al taglio delle pensioni, al taglio degli stipendi pubblici, ad un'imposta straordinaria sui redditi medio-alti, all'accorpamento delle festività con le domeniche, ai ticket sui ricoveri ospedalieri (!!!), fino all'ennesima idiozia di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione insieme all'abominio di abrogare l'art. 41 che sancisce i limiti dell'iniziativa privata nell'ambito dell'utilità sociale).
Afflitto da grane private e figuracce pubbliche, ormai è andato completamente in bambola e spara misure lacrime e sangue senza rendersi veramente conto di quello che dice, tanto da smentirsi di volta in volta.
Insieme a Umberto Bossi e Silvio Berlusconi costituisce un trio da far venire i brividi, la cui credibilità a livello europeo ormai è molto vicina a zero.
Tant'è che Sarkozy e la Merkel li consultano, si fa per dire, solo a giochi fatti.
Per nostra sfortuna, adesso non appena dicono qualcosa di ufficiale davanti ai microfoni, i mercati se la prendono di brutto.
Insomma rappresentano un ulteriore grave fattore di instabilità per le finanze italiche.
Il motivo è che per anni hanno negato l'evidenza della crisi (fino all'altro ieri!), poi d'improvviso sono partiti sparati deliberando in fretta e furia provvedimenti che vanno a colpire soltanto la povera gente, guardandosi bene dal solo sfiorare i loro privilegi e le loro ricchezze (guai a parlare di imposta sui grandi patrimoni, o di lotta all'evasione fiscale, piuttosto preferirebbero rinunciare persino al bunga bunga...).
Un'accozzaglia di misure prese tanto per fare ammuina e colpire socialmente chi in questi anni li ha avversati, ben sapendo che con questo modo di sgovernare il Paese la crisi non verrà tamponata; al contrario, avrà esiti letali forse per il 90% degli Italiani.
Ma quello che più sorprende è la loro grande e, per certi versi, sorprendente, incompetenza tecnica.
Un ministro che teorizza il pareggio di bilancio in Costituzione rinuncia a priori a tutte le politiche keynesiane cioè alla gran parte della politica fiscale.
Se un Governo, che già non dispone più della leva monetaria, sacrifica pure la politica fiscale vuol dire che sconfessa se stesso: basterebbe allora un semplice Ragioniere dello Stato e la Corte dei Conti per mandare a quel paese tutta la politica con l'annesso carrozzone!
Ecco chi odia la politica, altro che Beppe Grillo e il suo movimento...
D'altra parte, basterebbe leggere le cronache di Oltreoceano dell'appena conclusosi esasperante braccio di ferro tra il presidente americano Obama e gli oltranzisti del Tea party, per rendersi conto che inserire una norma del genere in Costituzione è da irresponsabili.
Una stima prudenziale sulle pessime performance della Borsa di Milano di questi giorni, ci fa azzardare che uno spread di 1-1,5% rispetto alle altre Borse europee, sia attribuibile proprio alla crisi di credibilità del governo italiano.

La seconda persona che in tempi come questi mai e poi mai si dovrebbe intervistare è Walter Veltroni, ex leader del PD; il quale non pago degli sfracelli già realizzati in quei panni, promette di dare ancora il meglio di sè. 
Prima addirittura caldeggia entro agosto una modifica costituzionale per sancire il pareggio di bilancio poi, nell'intervista su La Stampa di oggi, rilancia l'ipotesi di un governo istituzionale, smentendo clamorosamente il suo segretario.
E' la stessa intervistatrice, Antonella Rampino, che glielo fa notare: "Ma voi del Pd siete divisi. Lei chiede un governo istituzionale, «alla Ciampi», e Bersani le dimissioni di Berlusconi e le elezioni."
E l'impareggiabile Walter così risponde: "Mi pare che tutto il Pd oggi chieda un governo istituzionale, con passo indietro di Berlusconi. Precipitare nelle elezioni, e per giunta con il rischio di attacchi speculativi, sarebbe pericoloso per il Paese".
Così, mentre il governo di Scilipoti progetta ipermacelleria sociale, nel PD, salvo litigare e dividersi egregiamente alla Veltroni, nessuno si dà da fare per spezzare questa spirale ideologica pericolosissima a cui i cavalieri dell'Apocalisse ci stanno condannando.

domenica 17 luglio 2011

Governo Berlusconi, tira aria di 25 luglio

Quella varata dal governo e approvata d’urgenza dal Parlamento, sotto la spinta dell’insolvenza finanziaria minacciata dai mercati in giornate di borsa ad altissima tensione, non è una manovra economica come i media l’hanno erroneamente ribattezzata, è un vero pestaggio finanziario inflitto ad un’economia, da anni in grosse difficoltà.

Se una classe politica si produce in tanto scempio, dopo vent’anni di tagli alle spese e di pressione fiscale al massimo, vuol dire proprio che se ne deve andare a casa, non potendo restare un minuto di più a Palazzo Chigi.

E’ chiaro che già da domani il premier, Silvio Berlusconi, con una credibilità ormai prossima allo zero e dieci anni di promesse fasulle, dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni con tutta la sua squadra di ministri incompetenti.

In primis, il ministro del Tesoro Giulio Tremonti che per anni ci ha rassicurato, con grande sfoggio di saccenteria, sulla bontà dell’azione di governo e la solidità dei conti pubblici (a costo di impopolari tagli lineari di bilancio che hanno messo in gravissima crisi tutte le principali funzioni dello Stato!) e che solo adesso ammette di aver condotto l’Italia ad un passo dal baratro, come a bordo del Titanic.

Gli ultimi provvedimenti arraffano decine di miliardi euro ancora una volta dai soliti noti, lavoratori dipendenti e pensionati, già in forte debito di ossigeno, mentre la Casta dei politici non accenna a fare un benché minimo sacrificio, neppure decurtando simbolicamente i propri ricchissimi emolumenti e privilegi, e rinvia tutto alle calende greche.

Nel frattempo, in preda alle proprie fameliche pulsioni, si asserraglia in Parlamento per impedire l’arresto di uno dei suoi, il deputato PDL Alfonso Papa.

Una dimostrazione di potenza e di prepotenza da far rimpiangere i tempi di Luigi XIV.

Come se non bastasse, continuiamo a sperperare ingenti capitali per bombardare nell’indifferenza generale la Libia, combattere non si sa chi in Afghanistan, in un crescendo di danni collaterali, distruzioni e perdite umane, senza che nessuno dei tanti che siedono comodamente e lautamente tra Montecitorio e Palazzo Chigi ce ne dia uno straccio di giustificazione e, soprattutto, se ne assuma la responsabilità di fronte al Paese.

Insomma, un florilegio di strappi costituzionali, ancora più lampanti sotto il sole rovente di luglio.

Tira aria di 25 luglio ma quello che ci può riservare la peggiore politica di sempre è al massimo un altro imbarazzante 8 settembre.

giovedì 7 luglio 2011

Il governo affonda ma, per favore, lasciate stare Veltroni!

L'ennesimo sketch in Consiglio dei Ministri, questa volta con protagonisti Tremonti e Brunetta (ma in quest'occasione ci sentiamo di prendere le parti del ministro del Tesoro!), registra plasticamente la fine di un governo. Non ci vuole molto a diagnosticarlo anche se nessuno ha il coraggio di staccare la spina.
Però è abbastanza paradossale che i giornalisti non trovino di meglio di fiondarsi su Walter Veltroni elemosinandogli  un commento a caldo.
Tutti dovremmo ricordarci che se l'Italia politica versa in queste condizioni penose lo si deve in larga misura all'ex segretario del Pd che, prima, nel gennaio 2008 fece cadere il governo Prodi (a nemmeno due anni di età), poi contribuì alacremente alla inaspettata resurrezione di Silvio Berlusconi, dato per finito solo tre mesi prima, facendo conseguire alla sinistra italiana  il peggiore risultato elettorale della sua storia repubblicana.
Vi ricordate la sua prediletta vocazione maggioritaria del Pd, per scrollarsi di dosso tutti i partiti di sinistra e trattare direttamente con il Cavaliere? Oppure i petulanti interventi in sua difesa perché chi osava criticare Berlusconi finiva ingiustamente per demonizzarlo?
Fortunatamente il fenomeno Veltroni durò poco e di esso il Pd si liberò senza rimpianti anche se con la pesantissima eredità del terribile governo PDL-Lega dell'uomo di Arcore.
Però ogni qualvolta comincia a profilarsi qualcosa di nuovo nell'orizzonte plumbeo della politica italiana, spuntano da tutte le parti selve di microfoni che mendicano, in crisi d'astinenza, il verbo veltroniano.
Così, in un paio di giorni, l'americano de Roma Walter, prima è intervenuto per stroncare sul nascere l'iniziativa referendaria avviata nel suo partito per abrogare la legge elettorale porcata di Calderoli, esaltando l'attuale bipolarismo maggioritario dell'Italia (come 'infatti' dimostrano, dal 1993 in poi, quasi vent'anni di decadenza politica, economica e sociale del nostro paese, in perenne guerra tra bande); e adesso decreta, noblesse oblige, la fine del governo Berlusconi.
Eh sì che lui di cadute di governo se ne intende!