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domenica 14 febbraio 2010

Un quesito per Di Pietro: meglio un ripensamento o... una ripassatina?

La scelta di Antonio di Pietro di appoggiare il candidato del PD alla regione Campania il pluriinquisito Vincenzo De Luca, ha seminato sconcerto tra i suoi elettori, anzi, li ha gettati nello sconforto. La scelta appare inspiegabile soprattutto in un momento in cui il governo di Silvio Berlusconi appare in grossa difficoltà.
Sta finalmente saltando il tappo ma l’ex magistrato di Mani pulite fa finta di non accorgersene.
Ai rimproveri amichevoli che gli hanno rivolto a più riprese Beppe Grillo e Marco Travaglio, ultimo in ordine di tempo l’editoriale di oggi su il Fatto Quotidiano, risponde in modo monocorde il leader dell’Italia dei Valori dicendo di non voler consegnare la Campania al clan dei casalesi con la possibile vittoria del candidato Pdl Stefano Caldoro.
La giustificazione è risibile e non convince alla luce del fatto che gli elettori di centrosinistra che in questi anni hanno appoggiato il partito di Di Pietro gli hanno riconosciuto il merito di aver condotto un’opposizione ferma e chiara al governo delle destre, senza i tentennamenti, se non addirittura il tacito sostegno, che il Partito Democratico gli ha invece riservato.
Quindi, la sua non è stata un’opposizione sterile e se il mosaico di stato autoritario voluto da Berlusconi non è stato completato è stato grazie proprio al popolo viola che ripetutamente è sceso in piazza per denunciarne le pessime intenzioni ed i rischi conseguenti.
Per cui il dietro front di Di Pietro appare politicamente irragionevole e inopportuno anche semplicemente nei tempi.
C’è da chiedersi perché Di Pietro, dopo aver ingaggiato una lotta impari contro Silvio Berlusconi ed essere stato premiato elettoralmente per il suo coraggio e la sua coerenza, si accodi adesso a sostenere un personaggio che, anche soltanto dal punto di vista giudiziario, potrebbe far rimpiangere lo stesso Antonio Bassolino.
Se la questione morale rappresenta la vera linea di demarcazione tra Pd e Italia dei Valori e se molta gente ha rinunciato a votare per il Pd proprio per l’opacità e la scarsa lungimiranza dimostrata dalla sua classe dirigente su questo tema, non si capisce perché dilapidare un tale patrimonio di credibilità, così duramente conquistato, per appoggiare un candidato debole come l’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca.
Mentre lo scandalo della Protezione Civile investe addirittura il braccio destro di Berlusconi, Guido Bertolaso, gettando discredito su tutto il governo e sfiducia nei suoi più accesi sostenitori, la mossa di Di Pietro diventa inopinatamente il grande enigma di questo difficile passaggio politico; senza considerare, poi, che la gravissima crisi economica sta sfaldando a vista d’occhio il blocco sociale che aveva nel 2008 consentito a Silvio Berlusconi , dopo solo 2 anni di assenza, di ritornare con tanto di squilli di tromba a Palazzo Chigi.
Non ci vuole molto a capire, prima che i sondaggi ne registrino l’entità, che ormai la maggioranza degli Italiani è persuasa che Silvio Berlusconi, invischiato in mille vicende giudiziarie ancora aperte, talune delle quali di gravissimo allarme sociale, incapace semplicemente di dare efficienza all’azione del suo esecutivo impedendo, perlomeno, scandalose ruberie in seno alla Protezione Civile, non possa più considerarsi una risorsa per il Paese ma una zavorra di cui liberarsi prima che sia troppo tardi, magari con nuove elezioni politiche.
Ma per farlo occorrono politici capaci di resistere alle sirene del consociativismo, anzi in grado di recidere qualsiasi legame con una classe politica che, tanto nel Pd che nel Pdl, è ormai impresentabile.
Su, Tonino, non ci sarebbe nulla di sconveniente in un ripensamento: mica stiamo parlando di una ripassatina!