Il Consiglio regionale dell'Abruzzo, con maggioranza di centrosinistra, ha approvato nelle scorse settimane una norma che vieta l'installazione di pannelli solari fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici che distino meno di 500 metri dalle abitazioni private: quindi praticamente dovunque.
Un provvedimento in assoluta contraddizione con la tendenza ormai mondiale all'utilizzo di energie verdi ed in palese contraddizione con lo stesso piano energetico che la regione si è dato e che fa perno proprio sulle energie alternative, dandosi l'obiettivo di coprire il 51% del fabbisogno entro il 2015.
Lo stesso governo nazionale è stato costretto ad impugnare la legge di fronte alla Corte Costituzionale ma l'Assessore regionale all'Ambiente, Franco Caramanico, ammettendo l'imperdonabile errore, promette di porvi rimedio entro la fine dell'anno.
Come sia potuto accadere tutto ciò resta un vero mistero: la spiegazione che si sia trattato di un emendamento sfuggito a qualche consigliere non convince per niente.
Anche perchè la motivazione del divieto suona beffarda: "garantire una migliore qualità della vita quale corretto rapporto tra ambiente interno inteso quale abitazione, ed ambiente esterno, inteso quale luogo circostante l'abitazione". Assurdo!
Ci piacerebbe conoscere il nome del consigliere che ha proposto l'emendamento e domandare alla politica nel suo complesso come sia possibile che un intero Consiglio regionale, compresi tutti i suoi organi tecnici, non si sia reso conto di cosa stava approvando.
Nonostante i lauti stipendi si vota ad occhi chiusi: è questa l'amara realtà!
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