domenica 4 novembre 2012

Il pasdaran della partitocrazia

Il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari imbratta oggi la prima pagina del quotidiano, guarnendo il suo consueto sfogo settimanale, con un delirante attacco a Beppe Grillo ed al Movimento 5 Stelle.
Di ciò che fuoriesce dalla sua penna non sarebbe più il caso neppure di fare cenno, evidenza conclamata di un disagio personale che attiene alla sua privacy, che certo non vogliamo violare e per cui lo affidiamo fiduciosi alle cure delle persone che gli sono più vicine.
Ciò non ci permette, comunque, di archiviare sbrigativamente i suoi editoriali liquidandoli con sufficienza, almeno finquando la direzione di Largo Fochetti gli lascia carta bianca consentendogli di militarizzarne la linea editoriale che sempre più combacia con quella del Giornale berlusconiano, quello diretto ancora da Alessandro Sallusti, ormai in procinto di osservare il cielo a scacchi.
Il suo delirio meriterebbe da parte dello staff di Beppe Grillo la dignità di una querela per diffamazione in quanto l'anziano giornalista  risulta recidivo nell'usare impunemente l'epiteto "eversivo" contro gli avversari politici. Più giù nel pezzo, a proposito di Flores D'Arcais, Travaglio e Santoro, accomunati non si sa come, avrà l'ardire di dichiarare:  "A me sembrano alquanto disturbati o bizzarri che dir si voglia, altro non dico."
Ma torniamo indietro.
Scrive Scalfari: "Quale sia il programma del M5S resta un mistero salvo che vuole mandare tutti i politici di qualunque partito a casa o meglio ancora in galera perché "cazzo, hanno rubato tutti, sono tutti ladri". Monti "è un rompicoglioni che affama il popolo". E "Napolitano gli tiene bordone". Sul suo "blog" uno dei suoi seguaci ha già costruito la futura architettura politica: al Quirinale Di Pietro, capo del governo e ministro dell'Economia Beppe in persona, De Magistris all'Interno, Ingroia alla Giustizia, Saviano all'Istruzione. Quest'ultimo nome sarebbe una buona idea ma penso che il nostro amico non accetterebbe quella compagnia. Per gli altri c'è da rabbrividire e chi può farebbe bene ad espatriare. Resta da capire perché mai alcune emittenti televisive si siano trasformate in amplificatori di questo populismo eversivo. Resta la domanda: perché lo fanno?"
A parte il fatto che quello citato da Scalfari è uno tra un'infinità di commenti che affollano il suo blog e, in quanto tale, può essere stato lasciato lì da chiunque, senza in alcun modo impegnare né Grillo né averne evidentemente ottenuto il placet, come sa chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la rete e  con le dinamiche interattive della blogosfera, quello che egli bolla come "populismo eversivo" ed esecutivo da paura,  per molti Italiani potrebbe essere addirittura un "dream team", dopo aver dovuto inghiottire in questi anni di tutto: dalla Gelmini all'Istruzione ad Angelino Alfano alla Giustizia,  a Brancher al Federalismo, a Belsito alla Semplificazione, al Calderoli firmatario della legge elettorale porcata, alla Fornero al Welfare, a Clini all'Ambiente... l'elenco è praticamente sterminato!
Ma torniamo all'aggetivo eversivo ed al sostantivo da cui trae origine.
'Eversione' per il vocabolario Sabatini Coletti è "Ogni azione e movimento che impiega mezzi violenti anche terroristici per rovesciare il potere costituito".
Accusa quindi non solo immensamente infamante ma destituita di ogni fondamento.
Perché quello che da sempre è stato il tratto distintivo dell'azione politica dell'ex comico genovese è stato il pieno rispetto della legge e la totale adesione alla Costituzione ed agli istituti di democrazia diretta, in essa non solo previsti ma incoraggiati.
Senza enfasi alcuna, un riconoscimento di alto valore civile che chiunque, anche il più feroce avversario, dovrebbe obiettivamente tributargli perché grazie alla sua pluriennale azione d'informazione e di critica all'establishment è stato possibile in pochi mesi costruire un blocco democratico, pacifico e legalitario, per dare finalmente voce alla sormontante rabbia di un intero popolo, sprofondato d'improvviso in una crisi globale disperante ma ancora alle prese con una classe politica inguardabile ed indifendibile.
Ecco perché quello di Scalfari non è dissenso, critica, disapprovazione (sia pure la più aspra!), faziosità: è qualcosa di molto più grave, una sistematica e senza precedenti opera di delegittimazione.
Per giunta, nel contesto di una campagna elettorale incombente (se non già in atto), le sue non sono le intemperanze verbali di un ottuagenario sfuggito alle badanti, ma la lucida follia di un guastatore che concepisce la democrazia secondo le proprie convenienze.
Magari in attesa di ricevere da Napolitano un seggio d'antan, quello di senatore a vita, dopo essersi speso in questi mesi in sua difesa ben oltre il buon senso e la decenza.
Scriveva di lui Mario Pannunzio, intellettuale liberale e fondatore del Mondo, in un epistolario a Leo Valiani, padre costituente, dato in questi giorni alle stampe dall'editore Nino Aragno:
"Instabile, femmineo, esuberante. Non ha veri legami o affinità ideali e morali con nessuno.Tutto è strumentale e utilitario; tutto deve servire alla sua splendida carriera. Ma ha sempre avuto la sensazione di perdere tempo stando con noi".
Può darsi che il sacro fuoco dell'ambizione, nonostante la sua veneranda età, ancora non si sia spento in lui e lo induca, piuttosto  che passeggiare per Villa Borghese, a ficcarsi l'elmetto in testa per ergersi a pasdaran dell'Ancien régime partitocratico...
Ma è una fine veramente ingloriosa.

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