Adesso sappiamo che Walter Veltroni si tira fuori dal dibattito sulle responsabilità di chi ha affossato la sinistra italiana, lasciandola fuori dal Parlamento.
"Francamente no", così replica alla domanda se si senta un artefice di questo fallimento. "Semmai - conclude - potremmo dire cose diverse.... Ma ribadisco che la nostra è stata una scelta giusta. Anzi, pensate quale sarebbe stato il risultato se invece ci fossimo ripresentati come nel 2006". In precedenza aveva detto: "Discuteremo con le altre forze di opposizione, in particolare con l'Udc, con la quale ci proponiamo di avviare un confronto".
Lo abbiamo capito da un pezzo: lui, per anni capolista del vecchio PCI, si sente adesso più a suo agio a parlare con Casini, piuttosto che con Diliberto, Bertinotti o con i loro futuri eredi.
Sarà il caso per i dirigenti della sinistra italiana, prima di cedere il testimone, di valutare se ritirare le proprie delegazioni anche delle amministrazioni locali assecondando la scelta giusta di Veltroni.
Rifondare la sinistra significa infatti ripartire da zero senza lasciarsi condizionare dalle poltrone occupate in qualche giunta che, per come sono andate le cose a livello nazionale, oramai non possono che scottare.
Si tratta soprattutto di rivedere il rapporto privilegiato con l'ex alleato PD: non è più possibile fare delle intese sul territorio a fianco di un partito che in campagna elettorale ha riservato alla Sinistra solo parole di disprezzo.
Da sottoscrivere, infine, il commento di Beppe Grillo nel suo ultimo post:
"C’era allora un governo di centro sinistra formato da piccoli partiti. Nessuno fu interpellato da Topo Gigio su una legge che li avrebbe fatti scomparire. Topo Gigio è stato il miglior alleato del PDL. Ha fatto cadere il Governo: lui, non Mastella. Ha perso le elezioni in modo disastroso. Ha cancellato la sinistra e i verdi. Si può fare. Se fossi Berlusconi lo farei vice presidente del Consiglio."
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