martedì 7 aprile 2009

Come stanno raccontando l'ora zero a L'Aquila

Purtroppo il terremoto che ha colpito L’Aquila e la sua provincia si sta rivelando più nefasto di quanto non sembrava in un primo momento, o meglio di come i media ce lo hanno rappresentato in queste ore.
Mezzi di comunicazione tutti intenti a salvare da questa tragedia non tanto le sfortunate vittime, magari con trasmissioni di servizio, ma la nostra classe dirigente.
In primis il capo del dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso e con lui l’intero suo staff.
Ripetere continuamente che i soccorsi sono stati tempestivi, una vera ossessione di molti inviati dei notiziari, che hanno fatto a gara a raccogliere testimonianze tanto improvvisate e parziali da rappresentare la "gente" come viene quotidianamente snobbata ma all’occasione usata dall’establishment, lascia la sgradevole sensazione che qualcosa non stia andando per il verso giusto.
Innanzitutto, sorge spontaneo chiedersi come mai la Protezione Civile non fosse stata mobilitata a dovere nonostante lo sciame sismico in quelle zone andasse avanti da oltre due mesi e la recrudescenza del fenomeno fosse evidente negli ultimi giorni.
I fatti parlano chiaro: ancora ieri sera, a circa 20 ore dalla tragica scossa, mancavano le tende per garantire un riparo per la notte a tutti i sinistrati.
Eppure il territorio colpito più duramente non è particolarmente esteso.
Abbiamo poi visto scene da inferno dantesco in cui la tanta buona volontà di molti non è stata supportata da dotazioni tecniche adeguate. Infatti, non mancano già adesso, dopo un primo comprensibile momento di disorientamento in tanto raccapriccio, le prime roventi polemiche.
In secondo luogo, si è cercato di liquidare in fretta e furia la vicenda di Giampaolo Giuliani, il tecnico del Laboratorio del Gran Sasso che nei giorni scorsi aveva lanciato un allarme su un evento disastroso che si stava, secondo i suoi dati, scatenando nella zona.
Dopo essere stato insultato da Bertolaso e avere ricevuto persino una denuncia, nessuno tra le autorità è stato poi sfiorato dal dubbio di chiedergli scusa o, almeno, di parlare direttamente con lui.
La scienza ufficiale incarnata da Enzo Boschi e Franco Barberi ha preferito glissare sul punto, ribadendo che non è possibile prevedere i terremoti.
Eppure Giampaolo Giuliani ha dimostrato esattamente il contrario.
Un po’ di buon senso avrebbe consigliato di non liquidare così frettolosamente la questione, accusandolo di non aver indicato esattamente l’epicentro, Sulmona piuttosto che L’Aquila, e di aver maldestramente anticipato l’evento disastroso di una settimana.
Siamo al paradosso: la scienza ufficiale dichiara il buio totale circa la prevedibilità di tali eventi ma poi pretende che un geniale tecnico dei laboratori del Gran Sasso, in modo solitario e con mezzi tecnici artigianali, garantisca una precisione millimetrica ed una puntualità da orologio atomico per non essere accusato di essere un visionario catastrofista.
Lo stesso Bruno Vespa, tanto per non essere tacciati di partigianeria antigovernativa e citare chi ieri sera ha lasciato che la sua trasmissione Porta a Porta si acconciasse a tribuna per il premier, si è mostrato sconcertato del perché i due luminari della vulcanologia nostrana non abbiano voluto esaminare i dati di Giuliani o cercare un dialogo con lui.
E’ certo che se fosse stato per i media tradizionali, nessuno avrebbe osato contraddire i suddetti esperti.
Ancora una volta è stata la Rete a costringerli a parlare di qualcosa e di qualcuno di cui avrebbero fatto volentieri a meno.
Resta sconsolatamente un fatto: se, i grandi della Protezione Civile avessero dato udienza qualche giorno fa a questo sconosciuto tecnico piuttosto che deriderlo e denunciarlo, forse qualche vita umana sarebbe potuta essere risparmiata.
In ultimo, fa indignare il modo con cui lo stesso tecnico era stato trattato da Studio Aperto, il notiziario Mediaset di Italia1, appena tre giorni prima dell’ora zero.

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