domenica 12 aprile 2009

A.A.A. Cercasi capro espiatorio, astenersi potenti!

Mentre si staglia con drammaticità la catastrofe abruzzese ed incomincia a delinearsi l’enorme carico di responsabilità di chi non ha fatto nulla per prevedere e prevenire la tragedia, i mass media cercano di distogliere l’attenzione dei cittadini fomentando l’ennesima caccia all'untore.
Così balza agli onori della cronaca non il progettista che ha fatto male i calcoli del cemento armato; non l’impresa esecutrice che ha fatto la cresta sul calcestruzzo; non il politico che ha autorizzato opere pubbliche che si sono afflosciate su se stesse; non il responsabile della protezione civile che dopo due mesi di scosse non si era preso la briga di fare montare neppure una tenda… ma lo sciacallo!
Sì, avete capito bene, il colpevole del disastro abruzzese, ennesima replica del naufragio nazionale, è lo sciacallo: non gli uomini fattisi lupi che hanno banchettato per decenni col destino di tanti abruzzesi; ma coloro che oserebbero aggirarsi tra le macerie delle case venute giù per rubare!
Udite, udite, sono loro che meritano la gogna mediatica!
Che poi tutti questi sciacalli non si siano visti da quelle parti e restino confinati negli auspici dei dirigenti del duopolio mediatico è un particolare del tutto secondario: l’importante è che la gente, come un toro infuriato, punti su di loro e si dimentichi di tutto il resto.
A.A.A. cercasi capro espiatorio, è il disperato messaggio cifrato che proviene da giornali, radio e tv per non far alzare lo sguardo ancora annichilito degli sfollati sui potenti.
In momenti come questi, quando sulla disperazione sta montando la rabbia, occorre trovare una storia che faccia passare in secondo piano le colpe della nostra classe dirigente, incapace persino di mettere su un ospedale in grado di resistere alle sfuriate di un terremoto forte ma non irresistibile.
Ma bisogna fare presto, prima che gli abruzzesi si rendano conto dell’ennesimo imbroglio mediatico ordito ai loro danni.
Da una settimana se ne sentono e vedono di tutti i colori.
Si parla di new town ma non di containers o di casette di legno, in attesa che parta, chissà quando e come, la ricostruzione.
Si sono viste tante strette di mano del potente di turno, mentre continua a mancare lo stretto indispensabile.
Sono arrivate le docce!, hanno annunciato ieri sera al TG.
Si è detto che se si fosse dato ascolto a Giuliani, gli abitanti di Sulmona sarebbero stati evacuati a L’Aquila con il risultato di raddoppiare le vittime: un ragionamento demenziale.
Perché, persino l’uomo della strada intuisce che sarebbe bastato allestire qualche tendopoli in tutta l’area interessata dallo sciame sismico, informando i cittadini dell’opportunità di avvalersi di tale ricovero a scopo precauzionale, magari solo per la notte, finché il fenomeno tellurico non fosse definitivamente rientrato.
Dispiace ammettere che tale ridicola autodifesa, ripetuta ad oltranza, sia stata pronunciata nientemeno che dal direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi, il massimo esperto di terremoti in seno alla Protezione civile.
Ma mentre si è così comprensivi con i potenti, invocando mille attenuanti e in ultimo prendendosela con la natura matrigna, lo Stato mostra il suo volto più arcigno proprio con i deboli.
E’ recentissimo il caso del mimo che è stato multato dalla polizia municipale di Milano, la civilissima Milano di Letizia Moratti, con ben 100 euro, reo di essersi spostato dalla posizione stabilita nel regolamento comunale per ripararsi dal sole, suscitando le vibrate proteste dei passanti che hanno organizzato all’istante una colletta per consentirgli di pagare la multa.
Ogni ulteriore commento è superfluo.

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