Grandissima novità nel panorama mediatico italiano. Raiperunanotte, la trasmissione che ha visto convergere al palasport di Bologna tanta gente ed i giornalisti censurati dal vertice Rai, è stata un successo.
Successo di share, successo di popolo.
L’essere stati costretti a lanciare il proprio messaggio nella rete per restare comunque in onda, ha permesso di battezzare un nuovo modo di fare comunicazione che riesce a fare a meno anche del padrone delle ferriere; quand’anche, come adesso, attraverso la politica egli si sia impadronito di tutta la televisione pubblica.
Il monopolista è in ginocchio; da giovedì sera, è sotto gli occhi di tutti la grave caduta di immagine di un potente tycoon televisivo, che pure deve il suo successo proprio alla comunicazione del piccolo schermo, che spegne le telecamere della tv pubblica a coloro che hanno l’ardire di criticarlo e di chiedere conto dei suoi comportamenti.
Tentativo disperato, naufragato miseramente, ma che ha messo in evidenza quale carica di antidemocrazia, quale violenza mediatica, quale delirio di onnipotenza, si annidi nella mente di un capo del governo che si considera sopra la legge e che pensa di essere la misura di tutto e di tutti.
Persona a cui gli altri poteri, non si sa perché, dovrebbero garantire un salvacondotto in bianco per passati e futuri misfatti. In questo modo, rinunciando non solo alla funzione istituzionale svolta ma negando la propria essenza giuridica, contravvenendo a quei princìpi della carta fondamentale di cui esprimono l’impianto organizzativo.
Di questa Costituzione, il premier manifesta ogni giorno di più una profonda insofferenza: già nel modo di rapportarsi con gli altri organi dello Stato, prima ancora che nei singoli concreti atti di governo. Non passa giorno senza che venga sistematicamente giù un pezzo di stato di diritto mentre l'esecutivo resta del tutto sordo ai reali bisogni del Paese.
In due anni di cabina di regia ed oltre 37 leggi ad personam che hanno paralizzato l’attività del Parlamento, il Presidente del Consiglio non ha combinato veramente nulla di buono; anche se ha cercato, attraverso un controllo ferreo dei media, di accreditare l’immagine di uomo del fare.
Tutt’al più quello di Berlusconi è il governo del fare finta di niente, di fronte alle mille emergenze economico-sociali in cui si dibatte il paese ed alle tante riforme invano invocate dai cittadini.
L’ultima millantata è stata la riforma della scuola, che però maschera esclusivamente un selvaggio taglio di bilancio, con decine di migliaia di posti di lavoro persi ed un generale ulteriore affossamento del suo livello qualitativo, molto al di sotto degli standard europei.
Di fronte a tanto fallimento, culturale prima ancora che programmatico, Berlusconi sa che la propria sopravvivenza politica resta affidata al modo in cui i suoi bravi, sguinzagliati nei gangli della pubblica amministrazione e nei media, riusciranno a creare e soprattutto a conservare questo vuoto informativo.
Che il re sia nudo ormai lo sanno tutti, persino i suoi lacché, ma fino a quando nessuno lo grida ai quattro venti, il Cavaliere può sperare ancora di farla franca e di restare a Palazzo Chigi per continuare ad occuparsi delle proprie personalissime ed ingarbugliatissime faccende.
A meno che il piccolo Davide, questa volta nelle sembianze di Michele Santoro, ma anche di Marco Travaglio, di Antonio Di Pietro, di Beppe Grillo, decida di usare pienamente la fionda del web e di dare una sonora lezione di democrazia al Golia di Arcore.
Successo di share, successo di popolo.
L’essere stati costretti a lanciare il proprio messaggio nella rete per restare comunque in onda, ha permesso di battezzare un nuovo modo di fare comunicazione che riesce a fare a meno anche del padrone delle ferriere; quand’anche, come adesso, attraverso la politica egli si sia impadronito di tutta la televisione pubblica.
Il monopolista è in ginocchio; da giovedì sera, è sotto gli occhi di tutti la grave caduta di immagine di un potente tycoon televisivo, che pure deve il suo successo proprio alla comunicazione del piccolo schermo, che spegne le telecamere della tv pubblica a coloro che hanno l’ardire di criticarlo e di chiedere conto dei suoi comportamenti.
Tentativo disperato, naufragato miseramente, ma che ha messo in evidenza quale carica di antidemocrazia, quale violenza mediatica, quale delirio di onnipotenza, si annidi nella mente di un capo del governo che si considera sopra la legge e che pensa di essere la misura di tutto e di tutti.
Persona a cui gli altri poteri, non si sa perché, dovrebbero garantire un salvacondotto in bianco per passati e futuri misfatti. In questo modo, rinunciando non solo alla funzione istituzionale svolta ma negando la propria essenza giuridica, contravvenendo a quei princìpi della carta fondamentale di cui esprimono l’impianto organizzativo.
Di questa Costituzione, il premier manifesta ogni giorno di più una profonda insofferenza: già nel modo di rapportarsi con gli altri organi dello Stato, prima ancora che nei singoli concreti atti di governo. Non passa giorno senza che venga sistematicamente giù un pezzo di stato di diritto mentre l'esecutivo resta del tutto sordo ai reali bisogni del Paese.
In due anni di cabina di regia ed oltre 37 leggi ad personam che hanno paralizzato l’attività del Parlamento, il Presidente del Consiglio non ha combinato veramente nulla di buono; anche se ha cercato, attraverso un controllo ferreo dei media, di accreditare l’immagine di uomo del fare.
Tutt’al più quello di Berlusconi è il governo del fare finta di niente, di fronte alle mille emergenze economico-sociali in cui si dibatte il paese ed alle tante riforme invano invocate dai cittadini.
L’ultima millantata è stata la riforma della scuola, che però maschera esclusivamente un selvaggio taglio di bilancio, con decine di migliaia di posti di lavoro persi ed un generale ulteriore affossamento del suo livello qualitativo, molto al di sotto degli standard europei.
Di fronte a tanto fallimento, culturale prima ancora che programmatico, Berlusconi sa che la propria sopravvivenza politica resta affidata al modo in cui i suoi bravi, sguinzagliati nei gangli della pubblica amministrazione e nei media, riusciranno a creare e soprattutto a conservare questo vuoto informativo.
Che il re sia nudo ormai lo sanno tutti, persino i suoi lacché, ma fino a quando nessuno lo grida ai quattro venti, il Cavaliere può sperare ancora di farla franca e di restare a Palazzo Chigi per continuare ad occuparsi delle proprie personalissime ed ingarbugliatissime faccende.
A meno che il piccolo Davide, questa volta nelle sembianze di Michele Santoro, ma anche di Marco Travaglio, di Antonio Di Pietro, di Beppe Grillo, decida di usare pienamente la fionda del web e di dare una sonora lezione di democrazia al Golia di Arcore.
I risultati elettorali che si snoccioleranno già a partire dai prossimi minuti potranno farci capire se la pazienza degli Italiani sia, finalmente, arrivata al limite.
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