mercoledì 26 ottobre 2011

Quesito per PD e PDL: invece della Tav, che ne direste di mettere in sicurezza il territorio??

Le immagini provenienti dalle Cinque Terre fanno venire la pelle d'oca!
Montagne che franano, case che volano via come fuscelli, ponti che restano inghiottiti da una marea di fango, detriti, tronchi d'albero ed ogni sorta di macerie che precipita dall'alto, spazzando via fino a mare tutto ciò che incontrano, disseminando in aree vastissime morte e distruzione.
L'apocalisse semplicemente causata dalla pioggia che, come sanno pure i sassi, ad ottobre cade abbondante: quasi per esorcizzarlo, i media la chiamano nubifragio.
Ebbene, bastano poche ore di nubifragio e intere regioni italiane, fra l'altro tra le più ricche, vanno sott'acqua subendo danni paragonabili a quelli di un terremoto.
Angoli meravigliosi del Belpaese, mete turistiche conosciute in tutto il mondo, scompaiono in poche ore.
'Doloroso tributo che si paga ai cambiamenti climatici' come ammonisce il Presidente della Repubblica  Napolitano?
Forse, ma non solo!
E' il tributo che si paga all'incuria, ad una concezione primordiale dello sfruttamento del territorio, ad una classe politica di centrodestra e di centrosinistra che concepisce l'investimento pubblico nelle infrastrutture solo come occasione di business, di arricchimento individuale e di successo sociale per il proprio clan.
Mai come necessità di tutelare, proteggere, migliorare il patrimonio inestimabile che madre natura ci ha donato.
Per questo i Fassino, i Bersani, i Veltroni, i Cota, i Berlusconi, i Maroni, i Gasparri, i Cicchitto e tutta la nomenklatura del PD e PDL giudicano molto più conveniente spendere 20 miliardi di euro per bucare con una galleria di 60 chilometri le Alpi per portare, tra vent'anni, le mozzarelle tra Torino e Lione a trecento chilometri l'ora, piuttosto che mettere in sicurezza, oggi, il nostro paesaggio, le nostre coste, i nostri monti, i nostri paeselli, aggrediti dall'abbandono, dalla speculazione edilizia, dalla cementificazione selvaggia di fiumi, spiagge, pendii boscosi; ma in primis dal degrado morale di una classe dirigente che andrebbe, soltanto alla vista di questo colpevole scempio,  condannata ai lavori forzati.
Sì, proprio ai lavori forzati: a ripulire le vie e i canali, a portare via le macerie, a riparare, con il sudore della fronte e la forza di pigre braccia, almeno in parte i guasti incommensurabili del proprio cinismo e della propria massima irresponsabilità, del vivere alla grande da decenni alle spalle della comunità, finendo col ridurci in queste miserabili condizioni: privati non solo del pane, persino della nostra terra!
Sono loro, la vera, disgustosa antipolitica.

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