mercoledì 26 febbraio 2014

Il Ser...raglio di Repubblica sul carteggio Renzi-Di Maio

Povero Serra! Checché ne dica lui, i bigliettini che il premier Matteo Renzi ha scambiato ieri con il deputato Luigi Di Maio costituiscono palesemente un fatto pubblico, tant'è che i media, ancor prima di conoscerne il contenuto, hanno enfatizzato l'episodio, fra l'altro avvenuto in diretta Rai.
L'opinione pubblica, quindi, è stata subito messa al corrente, seduta stante, che il neo Presidente del Consiglio aveva imbastito, durante il dibattito alla Camera per la fiducia al suo governo, un breve carteggio con uno dei massimi esponenti dell'Opposizione (quella vera!).
E' un fatto privato tutto ciò? Evidentemente no!
Non ci vuole molto a capirlo, se non altro perché la cosa si è svolta non durante la riunione settimanale della bocciofila ma in una occasione simbolicamente e sostanzialmente assai rilevante della nostra vita istituzionale, forse la massima possibile, mentre Renzi era assiso (usiamo il termine consono agli austeri luoghi) alla Camera dei Deputati nel posto riservato al  Capo del Governo (le maiuscole sono per aiutare Serra...).
Ma il 'fantasista' bolognese giudica negativamente il comportamento leale e trasparente di Di Maio, tanto da arrivare a dire che Renzi dovrebbe togliergli il saluto: "vigliacco e scorretto" così lo bolla!
E' chiaro che, accecato dalla fede piddina, è ormai incapace  di discernere tra il Bene e il Male, cioè individuare la dimensione ben oltre che pubblica, Istituzionale, di una conversazione rispetto alla "ciancia di corridoio o di birreria" (sic!).
Non bene ma benissimo ha fatto quindi Di Maio a riprodurre in rete quel  curioso scambio epistolare che avrebbe potuto generare fastidiose illazioni, pregiudizievoli per entrambi i protagonisti ma, soprattutto, per Renzi, giusto alla prova della Fiducia.
La vera perplessità piuttosto è un'altra.
Possibile che Serra non si renda conto della castroneria che ha scandito non in un sms inviato ad un amico ma dalle colonne di uno dei più diffusi quotidiani italiani?
Eppure non si tratta di voce dal sen fuggita! Tant'è che ha la dabbenaggine di ammettere che "quando scrivo queste righe uso un tono, una cura e un tempo infinitamente maggiori di quando mando un sms a un amico". 
Quando abbiamo letto la sua Amaca non ci volevamo credere: possibile che quello che in TV viene presentato come un intellettuale si crogioli così, a fare l'asino? 
Perché la sua Amaca è da tempo diventata un Ser...raglio. 
Che s'adda fà pè campà!

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