domenica 2 marzo 2014

Una figuraccia tira l'altra

Michele Serra cerca in  qualche modo di mettere una pezza al suo vergognoso commento di quattro giorni fa quando attaccò duramente il vicepresidente 5S della Camera Luigi di Maio perché aveva pubblicato in rete lo scambio di biglietti intercorso tra lui e il neopremier Matteo Renzi alla Camera dei Deputati il giorno della Fiducia al governo. Disse che quel gesto era stato "vigliacco e scorretto" mistificando grossolanamente tra privacy e conversazioni pubbliche.
Resosi conto del brutto scivolone commesso già sul piano della logica, cerca oggi di fare una goffa retromarcia tirando in ballo il bruttissimo scherzo telefonico di cui è rimasto vittima l'economista di area piddina Fabrizio Barca. 
Una vero e proprio tranello confezionatogli dalla trasmissione radiofonica "la Zanzara" di Radio 24 che ne carpì e divulgò le confidenze, queste sì private, grazie alle prodezze camaleontiche di un imitatore fintosi per Niki Vendola. Ragione per cui Barca ha adesso tutte le ragioni di lagnarsi ed inveire contro un pessimo giornalismo e, magari, pretendere pure un adeguato risarcimento.
Ma si tratta dell'ennesimo strafalcione di Serra, perché i due episodi non hanno nulla in comune e metterla in caciara, gironzolando spocchiosamente tra le parole pubblico-privato-streaming-trasparenza, atteggiandosi a campione di un'etica ormai démodé, non gli consente comunque di uscirne in modo decoroso.
Anzi: l'odierna Amaca, una raffazzonata excusatio non petita, aggrava se possibile i postumi di quella figuraccia.

Nessun commento: