“Minime oscillazioni dei grafici” per “governanti insediati un mese fa”?
E’ inutile tentare la difesa d’ufficio di Serra dicendo che vola alto!
La sua odierna Amaca è la risposta ai dati di ieri, cioè alla recessione in atto, volendo far credere che, forse, è decrescita felice… oppure, peggio,
“perché così vanno le cose, scema il lavoro, cala la produzione,
deperiscono certi mercati (quello della “seconda casa”, per esempio) e
forse alcuni dei bisogni che hanno fatto da volano all’economia sono
saturi.” … e le stagioni non sono più quelle di una volta!
Serra non è l’ingenuo osservatore che qualcuno vuole far credere, la sua
tesi al servizio della Casta, è esplicita: per questa crisi epocale,
tutti colpevoli ovvero nessun colpevole.
Insomma tenta malamente di occultare le gravissime responsabilità di una
classe dirigente (prevalentemente di centrosinistra, ma non solo!) per
averci fatto imbarcare sconsideratamente nell’avventura dell’Euro:
senza, in alcuni casi, un minimo di cognizione di causa; in altri,
confidando nei “mercati” per lavarsene le mani rispetto agli impegni
assunti con il mandato elettorale.
In altri termini, se “ce lo chiede l’Europa”, io politico di sinistra mi
posso godere tranquiillamente tutti i privilegi della carica blandendo
il mio elettore con il vantaggio di non dover muovere un dito…
Tanto l’alibi è confezionato… e la rendita di posizione...formidabile!
Nel commento di Serra c’è, tuttavia, un convitato di pietra, l’Euro
(made in Amato, Ciampi, Prodi…), a cui la sinistra radical chic ha
appiccato il Paese con l’inerzia pelosa, se non complice, della destra.
Un gioco da ragazzi sterzare sulla decrescita felice che, pur nella
suggestione del tema, nel frangente italiano non c’entra proprio
niente..
La critica che porta a Renzi è inconsistente, un semplice espediente dialettico
per sviare l’attenzione dai veri responsabili di questa immane
tragedia.
4 commenti:
Io credo che l’euro non sia la causa della crisi italiana o almeno non è la prima causa. L’Italia è un paese soffocato da mafia e corruzione, a tutti
i livelli. Se un km di linea ferrovia costa il triplo di quanto costa in Germania o Francia non è colpa dell’Europa o della Merkel. Se intere regioni sono sottratte al controllo dello stato che le ha date in pasto alla mafia (il potere più violento, primitivo e tirannico che esista) non è colpa ne dell’Europa ne della Merkel. Intere regioni dove non esiste la libertà di impresa perché la mafia impone pizzo e fornitori. Se abbiamo la classe politica tra le più corrotte del mondo non è colpa dell’Europa o della Merkel.
Solo la corruzione ci costa sessanta miliardi l’anno. Io ho il timore che l’euro rischi di diventare il capro espiatorio della classe politica più ladra e incapace che esista.
Ci sono evidenze macroeconomiche che comprovano che l’Euro è la causa primaria di questa crisi irreversibile: da neofita, basta osservare la serie storica del PIL dal 1997 ad oggi per averne una conferma lampante.
Dietro, naturalmente, ci sono motivazioni scientifiche ormai ben sviscerate dalla teoria economica, che non è il caso qui di esaminare.
Con ciò non significa che la corruzione, la mafia e l’inefficienza italiana non finiscano per appesantire il quadro: il punto è che non lo determinano!
In altre parole non sono questi i fattori che spiegano la caduta verticale dell’economia italiana negli ultimi 15 anni.
Per convincerla, le rovescio il discorso: ma Lei crede veramente che l’Italia si sia scoperta corrotta, mafiosa, truffaldina, dal 1997 in poi? Che tre-quattro regioni siano diventate all’improvviso dominio delle organizzazioni criminali? E prima, era tutto rosa e fiori?
Le faccio notare che il periodo in cui la sfida mafiosa raggiunse anche simbolicamente l’apice è il 1992-93; eppure tra il 1993-94 l’Italia colse i risultati economici migliori degli ultimi vent’anni!
La ragione principale è che fino al 1997, benché ridimensionata per i vincoli dello SME e dei successivi accordi di Maastricht, l’Italia conservava uno straccio di politica monetaria. Da lì in poi, non più!
Se avessimo una classe dirigente degna di questo nome, dovrebbe riconoscere il grave errore compiuto, chiedere pubblicamente scusa per le inutili sofferenze inflitte alla popolazione ed adoperarsi, con il capo cosparso di cenere, per un ricambio alla guida del Paese che faccia spazio a gente nuova, non macchiata da questo gigantesco peccato originale.
Farci vivere negli stenti, nella disoccupazione a vita, condannati alla precarietà, tarpando le ali alle nuove generazioni, accusandoci di tutte le peggiori infamie (a cui hanno evidentemente contribuito in massima parte proprio i nostri politici) e di tutti i vizi storici, non solo è ingiusto ma, riflettendoci meglio, persino vigliacco. Evidentemente non alludo a Lei ma a quei politici, loro sì corrotti e incompetenti, che adesso, ad ogni piè sospinto, ci rinfacciano di essere brutti, sporchi e cattivi... e che meritiamo di patire il medio evo prossimo venturo...
Eh no… quando è troppo è troppo!
Non lo so, confesso tutta la mia ignoranza in economia, ma il debito pubblico (da tutti gli analisti economici ritenuto una delle principali zavorre della crescita) non è stato certo creato dall’Europa o dalla Merkel ma – ben prima dell’euro – da una classe politica corrotta che, ad esempio, comprava voti offrendo lavoro (se così vogliamo chiamarlo) nei baracconi parastatali come Alitalia, coi conti sempre in rosso risanati puntualmente con soldi pubblici. Baracconi in cui i dirigenti erano in numero così esorbitante da far pensare ad uno scherzo, dove l’amministratore delegato di turno – messo li dal politio di turno – guadagnava nonostante la sua evidente incapacità 4/5 volte lo stipendio di chi rivestiva lo stesso ruolo in altre compagnie pubbliche o private, in attivo!!!
Quale moneta, quale politica (di destra, centro, sinistra) può consentire ad un sistema marcio fino al midollo di non implodere?
Le ripeto, per strano che possa sembrare, l’inefficienza, la corruzione, la mafia, ecc. non spiegano il boom del debito pubblico che fino al 1981 era grandezza totalmente sotto controllo: non è che prima fossimo tutti santi, non crede? I vincoli a cui ci siamo volontariamente sottoposti (o meglio, che la classe politica a nostra insaputa si è data) per preparare l’ingresso nell’euro (come non ricordare il divorzio Tesoro Bankitalia?) hanno fatto letteralmente precipitare la situazione. Nel 1981 l’Italia aveva una inflazione alta (al 20%) ma il reddito cresceva a tassi elevati tant’è che il rapporto debito/PIL era al 59% (oggi è al 135,6% nonostante quattro anni di manovre lacrime e sangue dopo un decennio di stangate!). Per quanto l’inflazione non possa essere considerata un guaio da poco, nel Paese c’era benessere, ricchezza (benché maldistribuita), innovazione tecnologica, forte produttività (alla pari se non meglio di quella tedesca). Piano piano, per i motivi suddetti, il divario è andato crescendo fino alla manovra Amato del 1992 (con la svalutazione della lira) e poi nel 1997, dopo una fase di risalita esauritasi nel corso del 1996, con i vincoli del preeuro (cambio rigido).
Perdere la sovranità monetaria ha significato doversi indebitare all’improvviso sul mercato ai tassi correnti: infatti, a partire dal 1981 la corsa degli interessi sul debito ha finito per diventare esplosiva!
Ma si rende conto che ora non c’è più liquidità in giro, buona o cattiva che sia? Pur volendo concederle che siamo brutti, sporchi e cattivi, non si capisce perché prima ciò contava poco o niente, in termini di Pil, ed oggi diventa così decisivo.
Naturalmente non voglio difendere i malfattori, Le sto solo dicendo che quella dell’Euro è una trappola infernale da cui un paese strutturalmente debole come il nostro (anche per i vizi di cui sopra) sarebbe già dovuto fuggire via da tempo.
Ed invece da sinistra, inspiegabilmente (fino ad un certo punto…), è arrivata la difesa più oltranzista e cieca di questa vergognosa politica monetaria europea che sta portando il nostro Paese, senza mezzi termini, ad un nuovo medio evo.
Perché si debba fare dell’euro una questione ideologica quando è invece un problema squisitamente tecnico-pratico, da risolvere con decisione e disincanto, insomma col famoso pragmatismo italico, resta un mistero!
Posta un commento