Domani la sentenza stabilirà, ne siamo sicuri, che Virginia Raggi è assolta perché il
fatto non sussiste.
La procura, che nel finale avrebbe dovuto sguainare un poker
d'assi per ribaltare l'esito di un processo che è risultato in ogni fase dibattimentale sfavorevole all'accusa, se ne è uscita oggi con una testimonianza davvero debole: la deposizione di Romana
Raineri, a suo tempo nominata dalla Raggi come capo di gabinetto.
Al tempo si seppe che pretendesse un emolumento assai più elevato di quello che invece le
spettava, secondo il pronunciamento dell'Anac a cui la Raggi stessa si
era rivolta per attendere lumi in materia.
Ammesso e non concesso che in Campidoglio comandasse Raffaele Marra, non si capisce
perché proprio la Sindaca si fosse rivolta a Raffaele Cantone, per stabilire
l'inquadramento della Raineri.
Le cronache del periodo registrano numerose esternazioni di quest'ultima alla stampa con cui si difendeva dalle accuse del PD sul suo stipendio, ritenuto troppo alto, sostenendo
che 193'000 euro lordi fossero appena 21'000 euro in più rispetto allo
stipendio che percepiva a Milano, ovvero un'aggiunta di soli 10'000 euro netti con cui copriva le spese di trasferimento e di soggiorno a Roma.
Ma a seguito del parere richiesto proprio dalla Raggi a Cantone, il
31/08/2016, venne fuori che l'inquadramento e la retribuzione del capo
di gabinetto doveva essere più basso, cioè in base all'art. 90 del TU
degli Enti locali con cui la magistrata era stata inquadrata (ruolo degli uffici e del personale) e non, per
la retribuzione, in base all'art. 110 (ruolo dirigenziale): ovvero non
193'000 euro ma 130'000!
Quindi ben inferiore a quanto percepiva da magistrato a Milano!
Non a caso 24 ore dopo, la Raineri si dimise.
Ecco spiegato il motivo perché ce l'ha tanto con la Raggi!
Conclusione: la Sindaca ne uscirà a testa alta.
A meno che qualcuno, dalla politica, non voglia ritornare in partita per via giudiziaria, dal momento che non c'è alcuna prova documentale o testimoniale contro la Sindaca.
Se ciò avvenisse, saltando le evidenze processuali, trascinando la lotta politica sin dentro le aule di Giustizia, sarebbe prima che scandaloso addirittura eversivo.
Speriamo che prevalga, con lo stato di diritto, il buonsenso.
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