Visualizzazione post con etichetta PCI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta PCI. Mostra tutti i post

domenica 15 giugno 2014

Nostalgia canaglia: il centralismo democratico

Ronfando sull'Amaca, Michele Serra oggi riscopre a sorpresa, in una sorta di delirio onirico, il centralismo democratico: "...quanto era savio il metodo (ipocrita ma funzionale) del “centralismo democratico”, che nel vecchio Pci permetteva al dissenso di sopravvivere solo dentro le mura del partito, ma fuori di esse imponeva agli iscritti di ogni ordine e grado di appoggiare la linea politica stabilita a maggioranza, o quantomeno di non boicottarla.
Riadottarlo o imitarlo, come conclamata eccezione alla regola renziana della discontinuità, sarebbe opportuno. Ciò che oggi puzza di epurazione o di censura, riacquisterebbe il significato doloroso ma pulito della disciplina: a patto, ovviamente, che nei congressi e nelle sedi interne si ricominci, come ai bei tempi, a scannarsi sulla “linea”, poco importa se a porte chiuse o in streaming, così che ci si possa sfogare ben bene, e quando si arriva davanti al microfono di un tigì tutti siano più tranquilli. O rassegnati."

Ma come? E la strenua difesa urbi et orbi dell’art. 67 con il divieto di vincolo di mandato portata avanti sui media per mesi che fine ha fatto?
Ma fino a pochi giorni fa non erano proprio gli intellettuali di sinistra ad invocarlo contro le presunte epurazioni ordinate via web dal ‘despota’ Grillo? O forse è semplicemente cambiato il vento e Serra, da buon annusatore dell’aria che tira, è diventato renziano pure lui?
Ma sì, che almeno abbia la dignità di ammetterlo pubblicamente!
Scaltramente ha capito che farsi paladino dell’art. 67 è fondamentale quando si tratta di stendere palate di fango su Grillo e il M5S dalle colonne di Repubblica (come il suo datore di lavoro esige inderogabilmente un giorno sì e l’altro pure). 
Ma quando sbandierarlo può irritare il manovratore di Firenze, che ha mostrato in più occasioni una schietta insofferenza alle regole democratiche, ecco che l’intellettuale radical chic agisce di conseguenza e, dopo aver rovistato tra le chincaglierie della dimenticata soffitta del PCI, tira fuori, un vecchio arnese ideologico, rimuovendone la polvere a mani nude: il centralismo democratico.
Infine, con una bella passata di impregnante antitarlo e antimuffa, che ne lasci la patina d’antico, inscenando, sull’onda lunga del trentennale della scomparsa di Berlinguer, una astuta operazione nostalgia, ecco finalmente pronto il salvacondotto per Renzi, che lo immunizza da subito e per il futuro dall’accusa di autoritarismo o gestione verticistica del partito.
Anche se, nel quotidiano esercizio di cercare la pagliuzza nell’occhio altrui e di ignorare la trave nel proprio, Serra trascura un piccolo dettaglio: che il centralismo democratico sta all’art. 67, un po’ come il diavolo all’acqua santa.
Ma si sa: gli intellettuali radical chic hanno, al momento opportuno, una sorprendente capacità di distrarsi…