sabato 21 giugno 2008

"We can" al mare...

Veltroni è costernato, la Finocchiaro si meraviglia.
Pare che nello staff dirigente del PD nessuno si aspettava che Berlusconi si avventasse lancia in resta contro la magistratura, arrivando a pronunciare frasi gravissime come "Denuncerò la magistratura che vuole sovvertire la democrazia" riferendosi alle "iniziative di pm e giudici che, infiltrandosi nel potere giudiziario, vogliono sovvertire il voto".
E’ chiaro che stanno venendo giù, un pezzo alla volta, tutti i princìpi dello stato di diritto; come sia possibile continuare in questo modo senza precipitare nell'abisso del regime resta un mistero.
Perché in uno stato di diritto a nessuno, tanto meno a chi rappresenta un organo costituzionale, verrebbe consentito di delegittimare le altre istituzioni.
Il vulnus prodotto all’ordinato funzionamento dello Stato è tale questa volta da non poter fare finta di nulla, richiamando alle proprie gravose responsabilità in prima battuta proprio i vertici della magistratura, il cui intervento si rende ora necessario non tanto a difesa delle proprie prerogative e della propria immagine (così gravemente offuscata dal reiterato attacco berlusconiano) ma a presidio della stessa Costituzione.
Sul piano politico, le intemperanze del Cavaliere fanno inabissare il sogno di Walter Veltroni che, per aver puntato sconsideratamente tutto il proprio prestigio personale sul dialogo con il nuovo Berlusconi, è costretto oggi a rimediare l’ennesima figuraccia: battuto ripetutamente sul piano elettorale (una, due, tre volte?, stiamo perdendo il conto!) ma alla frutta pure quanto a prospettiva strategica.
Protesta intransigente contro l’uomo di Arcore ma mobilitazione solo a partire dal prossimo autunno.
Ha ragione: il Paese affonda, ma pacatamente, serenamente, andiamocene al mare!
E’ ormai messo così male sul piano dell’immagine che l’ingrato Berlusconi lo strapazza con poche parole taglienti: "E' incredibile che si proponga come leader politico".
D'altra parte, lo sterile ritornello ripetuto ieri da Veltroni all’ Assemblea nazionale del Partito democratico conferma in pieno il definitivo appannamento della sua stella politica che mai in questi mesi ha veramente brillato ma che nessuno poteva prevedere potesse spegnersi tanto velocemente: "Ma nessuno deve illudersi, noi non torneremo indietro, ai tempi del clima di odio e di contrapposizione ideologica tra maggioranza e opposizione".
Qualcuno gli spieghi che non sta più in campagna elettorale e che l’ultima l’ha archiviata con una batosta più unica che rara; sconfitta talmente sonora che il Paese è precipitato in poche settimane in un’atmosfera da incubo, sicuramente peggiore di quella del 2001, nonostante i fatti di Genova.
Senza la contrapposizione ideologica tra maggioranza e opposizione, come la chiama lui con disprezzo, stiamo scivolando rapidamente fuori dalla democrazia.
E il fatto che ripeta che indietro non si torna e che andare da soli e' stata una "scelta strategica" conferma che è ormai vittima del proprio narcisismo e che se Berlusconi si concede simili uscite è proprio perché alle sue parole fa da contraltare il pensiero debole di Veltroni.
E’ Arturo Parisi che prende il coraggio a quattro mani per farglielo subito notare: fa presente che il discorso appena pronunciato da Walter "è una comprensibile difesa di quello che è stato fatto. Purtroppo, però, l'unico giudizio sul nostro operato e sulla dirigenza resta quello degli elettori a livello nazionale, a Roma e nella Sicilia".
E giù l’attacco frontale: questa assise non ha il numero legale per poter eleggere i membri della Direzione Nazionale.
Che brutta accoglienza per il film "We can" di Walter Veltroni, nonostante il notevole sforzo promozionale di Repubblica. Ma si sa, in estate pochi vanno al cinema… e qualsiasi altro film in programmazione avrebbe fatto fiasco.
Ancora una volta ha ragione lui.
Alla fine della giornata riesce ad incassare la fiducia del parlamentino del Pd con l'unica concessione di dover riconoscere, meglio tardi che mai, la sconfitta patita.
Ma tranne il temerario Parisi nessuno osa contraddirlo apertamente: la sua resta la linea politica giusta. Per fare cosa questo non si sa.
Fa bene Romano Prodi, memore del tradimento subito da Veltroni quando a gennaio sedeva a Palazzo Chigi, a tenersi alla larga da un tale pasticcio politico ed a non cedere alle sue invocazioni di aiuto.

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