E' di questi giorni il tentativo portato avanti da Repubblica, il quotidiano di Carlo De Benedetti, tessera n. 1 del PD con residenza fiscale in Svizzera, di intorbidare la fisiologica dialettica in corso tra le forze politiche in vista dell'inizio della legislatura, dando notizia con grande enfasi di presunte petizioni di imprecisati sostenitori del M5S che chiederebbero al suo leader di appoggiare un governo a guida Bersani, dopo che Beppe Grillo lo ha sbrigativamente liquidato con una delle sue tipiche battute al vetriolo: è un "morto che parla" e, con quel barlume di dignità che gli rimane, invece di fare lo "stalker politico", prendendo atto del suo fallimento, dovrebbe rimettere il suo mandato di segretario del PD.
Perché una cosa è certa: se stiamo all'ingovernabilità, non è certamente colpa del M5S; ma di una classe politica, ormai decrepita e il cui prestigio è da tempo sotto le scarpe, responsabile di mille misfatti, non ultimo l'aver varato una legge elettorale folle, con meccanismi, chissà perché, diversi per le due camere, nonostante in Italia esista un bicameralismo perfetto, con Camera e Senato che fanno esattamente le stesse cose.
Ne consegue che, per poter funzionare, i due rami del Parlamento devono essere giocoforza espressione della stessa maggioranza: cosa tutt'altro che scontata con la legge attualmente in vigore, il famigerato porcellum.
Eppure la vecchia partitocrazia, dopo averla ignobilmente emanata, non si è presa la briga di modificarla, pur avendo avuto a disposizione l'intera ultima legislatura.
Bersani, Berlusconi, Bossi, Casini, Fini, possono quindi a pieno titolo rivendicare il primato di essere i principali responsabili di questo sfascio!
Che adesso Bersani se ne voglia tirar fuori, caricando su Grillo quello che già da tempo sarebbe dovuto essere un suo preciso dovere, cancellare l'ennesima legge vergogna della gestione Berlusconi, la dice lunga su che politico consumato (nel senso letterale della parola!) sia il segretario PD.
A questo punto, abbia finalmente il coraggio di fare un passo indietro, garantendo al partito democratico quel rinnovamento che ora è diventato inderogabile, pena la perdita anche di quel residuo 25% che ancora insiste a votare simili mummie.
Del resto la base del PD è spaccata, anche se Repubblica fa finta di non accorgersene.
E' così che Largo Fochetti, invece di raccontarci la diaspora in corso all'interno del PD, preferisce soffiare sul fuoco fatuo di una protesta, organizzata a tavolino, di sedicenti simpatizzanti del Movimento 5 Stelle che, guarda caso, non troverebbero di meglio che sfogarsi proprio dalle colonne di Repubblica.
Quasi che, provenendo da un pianeta sconosciuto, ritengano che il quotidiano diretto da Ezio Mauro in questi mesi abbia trattato Beppe Grillo con i guanti bianchi, non sospettando minimamente della continua aggressione mediatica nei suoi confronti, degenerata in una vera e propria caccia all'uomo che gli hanno scatenato in concomitanza con l'avvio di questa campagna elettorale, lasciando carta bianca a chiunque gli indirizzasse contro una qualunque ingiuria.
C'è mancato poco che Repubblica, notorio quotidiano liberale che ammicca al laburismo, non pubblicasse annunci di questo genere:
A.A.A. Cercasi persona referenziatissima, disposta ad accusare noto comico genovese di qualsiasi cosa, anche la più inverosimile, purché disponibile a ripeterlo davanti alle telecamere ed ad allenarsi per superare test della macchina della verità. Si offre, accanto a lauta ricompensa, rubrica fissa sul giornale.
Ecco perché, in un futuribile governo a 5 stelle, al primo posto è necessario che ci sia, insieme al tanto invocato taglio ai costi della politica, l'eliminazione del contributo pubblico all'editoria.
Perché, se è giusto che possa essere pubblicato di tutto (ne va evidentemente della libertà di stampa), è altrettanto sacrosanto che non si sancisca un diritto materiale alla libertà di diffamazione, per giunta a carico del contribuente!
Prima che Repubblica ne scovi un'altra delle sue, il suo compare Corriere della Sera, non volendo essere da meno, dedica un intero paginone con illustrazione a colori, ad uno dei nostri nuovi padri della Patria, autentico guru della politica piddina, un vasto intelletto, un cuore nobilissimo: udite, udite, l'impareggiabile, inossidabile Se po' ffà, al secolo Walter Veltroni.
Alzi la mano chi non ha provato in queste ore l'esigenza spasmodica di ascoltare il suo Verbo!
L'emerito Aldo Cazzullo ci ha accontentato, riuscendolo a scovare chissà dove (forse in Africa?, dove aveva promesso pubblicamente di risiedere...) per farci spiegare finalmente i nuovi scenari politici e magari dispensarci qualche dritta per preparare la sconfitta prossima ventura.
Del resto è passato solo un anno da quando, intervistato da Curzio Maltese,
dichiarava:
Veltroni, non è un po' eccessivo definire riformismo la stagione di Mario Monti?
"No.
Sono bastati tre mesi per capire che non si tornerà indietro. Circola
nel Pd, ancor più nel Pdl, l'idea che questo sia solo un governo
d'emergenza, una parentesi dopo la quale si tornerà ai riti e ai giochi
della seconda repubblica o peggio della prima. Qualcuno dà giudizi tali
da rischiare il paradosso di consegnare al centro o al nuovo centro
destra il lavoro del governo. È un errore grave. Questo governo tecnico
ha fatto in tre mesi più di quanto governi politici abbiano fatto in
anni. Ha dimostrato non solo di voler risanare i conti, ma di voler
cambiare molto del paese e vi sta riuscendo, con il consenso dei
cittadini e dell'opinione pubblica internazionale. La copertina di Time o
l'ovazione al Parlamento europeo sono un tributo ad un paese che solo
qualche mese fa era guidato da Berlusconi e deriso".
È d'accordo con il governo anche sull'articolo 18?
"Sono
d'accordo col non fermarsi di fronte ai santuari del no che hanno
paralizzato l'Italia per decenni. Il nostro è un paese rissoso e
immobile e perciò a rischio. Credo che finora il governo Monti stia
realizzando una sintesi fra il rigore dei governi Ciampi e Amato e il
riformismo del primo governo Prodi".
Parole profetiche...
Oggi Veltroni, da inaffondabile predicatore, ammonisce:
"Un partito democratico non è semplicemente progressista, è qualcosa di molto più aperto e radicale: è un partito che assume su di sè elementi di rottura con il passato, che si batte per una politica lieve [...]".
E conclude abbandonandosi al sogno: "Il centrosinistra deve rialzare lo sguardo e seguire il suggerimento di uno scrittore che amo molto, Saint-Exupéry: « Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti, impartire ordini; ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito»".
Ha ragione Walter Se po' ffà, già promotore dello spot costruito sulle immagini della grande Anna Magnani in "Roma città aperta": Non si può interrompere un'emozione...
Ma prima ancora, non ci possiamo più permettere giornali e tv che continuano a fare, come niente fosse, da grancassa alla Casta.
In modo inverecondo. Per giunta a nostre spese.