giovedì 4 giugno 2009

Veltroni in soccorso di Franceschini? Povero PD!

Che le prossime elezioni europee, ma soprattutto amministrative, segnino per il Partito democratico un punto di non ritorno è noto da tempo.
Che Dario Franceschini sia salito stoicamente sul ponte di comando in un momento drammatico, mentre la nave democratica si dibatteva in acque pericolosissime, condotta allo sfracello dall’impareggiabile capitano Walter Veltroni, è anche ciò cosa arcinota.
Che il bravo Dario si sia dato da fare in tutti i modi, brillando finalmente di luce propria, è anche questo un dato di fatto: queste settimane di campagna elettorale ci consegnano un nuovo leader di cui, fino a qualche mese fa, assolutamente non sospettavamo l’esistenza.
Essere per tanti mesi l’ombra dello spento Veltroni certamente non poteva giovare a Franceschini, costretto ad affondare suo malgrado nelle sabbie mobili di una politica senza né capo né coda come quella pervicacemente portata avanti dall’ex sindaco di Roma.
Infatti, alzi la mano chi, tra i Democratici, abbia sentito in tutto questo tempo un po’ di nostalgia per Veltroni o che ne rimpianga anche una sola iniziativa politica.
Sconsolatamente, potremmo constatare che non c’è nessuno, ma proprio nessuno!
La qualcosa non ci meraviglia dal momento che sarebbe paradossale il contrario: si può sentire la mancanza del vuoto?
Veltroni ce lo ricordiamo per il sottovuoto delle sue intuizioni politiche: dal correre da solo sancendo urbi et orbi la fine immediata del governo Prodi, al proposito strombazzato di voler fare le riforme istituzionali soltanto con Silvio Berlusconi, all’epoca ormai al tappeto; all’idea geniale di fare una petizione contro il governo di centrodestra disertando la giornata di protesta dell’8 luglio, per convocare tardivamente la piazza per il 25 ottobre!
L’elenco delle perle veltroniane è veramente infinito e non siamo così sadici da volervelo riproporre, a partire dalla batosta delle Politiche del 13 aprile 2008.
Basti, come ciliegina sulla torta, la legittimazione costituzionale che egli diede del lodo Alfano, la legge sull’immunità delle alte cariche.
Sentire in queste settimane parlare Franceschini, nel silenzio di Veltroni, non ci è parso vero: ed avevamo iniziato a sperare che l’incubo veltroniano della sconfitta permanente potesse essere finalmente scacciato via.
Dario Franceschini, anche nella Tribuna televisiva di lunedì scorso, ha confermato ancora una volta, una sorprendente capacità comunicativa e la dignità di un uomo politico che crede veramente in quello che dice, senza peraltro ostentare quella stucchevole ed ingiustificata supponenza del suo predecessore: un bravo capo boy scout, oseremmo concludere senza alcuna ironia.
Quando si poteva iniziare a sperare che dentro il Pd la gestione Franceschini potesse sortire i suoi primi graditi effetti ecco che stamattina, come un fulmine a ciel sereno, è intervenuto l’impareggiabile Walter con il suo ferale appello al voto:
"Votiamo PD, la principale speranza del nostro Paese. Non è solo il mondo a guardarci con preoccupazione e disagio. E' la sensazione che vive ciascun italiano, chiunque ami davvero. La destra sta edificando un paese violento."
"Non so quanto tempo ci vorrà, ogni giorno che passa così è un giorno perduto, ma il paese girerà pagina. E quando lo farà dovrà trovare il riformismo. Per questo il voto al Partito Democratico è essenziale. Nessuna demagogia porterà il paese fuori da questo tunnel. Solo il riformismo la salverà".
Un aiuto al cosiddetto voto utile rilanciato da Franceschini?
No, esattamente il contrario: un intervento a gamba tesa che demolisce completamente la faticosa opera di quest’ultimo.
Vi rendete conto? Dopo averci portato a questo stato di cose, bulldozer Veltroni ha ancora il coraggio di riproporci l’inciucio con Berlusconi, blaterando di riformismo, termine dietro il quale si è trincerato durante tutta la sua segreteria per giustificare un'inesistente opposizione.
Con questo suo ultimo surreale intervento, quanti altri voti farà perdere al Pd?
Quale calcio negli stinchi ha inflitto all’incolpevole Dario Franceschini?
L’attuale leader democratico farebbe bene subito a prenderne le distanze perché, più che un aiuto, l’uscita veltroniana sembra proprio la classica polpetta avvelenata.
Ma forse è ormai troppo tardi per rimediare a questo sgambetto.

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