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martedì 17 febbraio 2009

Si inabissa in Sardegna il relitto del Pd

Il crollo del Pd in Sardegna? L’ennesima sconfitta annunciata!
Alzi la mano chi aveva soltanto un dubbio sull’esito disastroso per il centrosinistra delle Regionali sarde!
Onore a Renato Soru, a cui va dato comunque il merito di aver espresso una politica di passione, valori etici, coerenza con la propria identità culturale, fatta di parole essenziali di chi crede veramente in quello che dice, senza tanti giochi verbali, senza gli eterni intrighi di palazzo.
Ne esce sconfitto come governatore della Sardegna, paradossalmente ne esce rafforzata la sua leadership a livello nazionale: che poi diventi la punta di diamante di un nuovo partito di massa o dell’esausto Partito democratico, questo è un altro discorso.
Ne esce a pezzi, ancora più minuti, la figura del segretario del Partito democratico, Walter Veltroni: non riusciamo ad immaginare un uomo politico che, al pari dell’ex sindaco di Roma, sia riuscito a disseminare di tante rovine il proprio percorso al vertice del partito. Letteralmente, in questo anno e mezzo dalla sua acclamazione a leader non ne ha azzeccata una; e non è contro la cattiva sorte che se la deve prendere.
Nel pieno di una tempesta in cui egli ha condotto il Partito democratico dalle acque, increspate ma certamente non torbide, dell’Ulivo di Romano Prodi, ha mostrato una grave confusione di idee, una assoluta incoerenza nell’azione politica, una personale impassibilità al naufragio in corso, il tutto infarcito di tanta vanagloria nel giudicare addirittura buoni i miserevoli risultati raggiunti.
Una contraddizione sistematica che lo ha condotto a legittimare Silvio Berlusconi come suo interlocutore privilegiato, anche per farci insieme le riforme costituzionali, per poi rampognarlo di continuo ma in modo petulante per le sue battute da avanspettacolo.
E’ riuscito, con una sequela di scelte avventate, non solo a dare per scontata la costituzionalità della legge sull’immunità penale delle alte cariche (il famigerato lodo Alfano) ma a rilanciare sui media lo spot elettorale del presidente del Consiglio quale difensore della vita nella recente tragica vicenda della ragazza in coma.
Non ne facciamo una questione esclusivamente personale: con lui dovrebbe ricevere il benservito l’intero suo staff.
Come dimenticare, ad esempio, la senatrice Angela Finocchiaro che, non appena approvato il buco nero del federalismo fiscale, si rivolge al Cavaliere dichiarando la buona disponibilità dell'opposizione a dialogare con lui? Vede Cavaliere, come siamo stati bravi?
In Sardegna il Partito democratico ha perso di botto l’11%, nonostante potesse contare sul valore aggiunto offertogli da Renato Soru (la cui lista ha infatti preso 5 punti in più dei partiti della sua coalizione); temiamo che a livello nazionale il risultato sarebbe stato ancora peggiore: il Pd veltroniano è ormai un relitto.
Così mentre il Paese affonda, grazie ad un governo di inetti che fa finta di non rendersi conto della gravità della situazione sociale, Silvio Berlusconi può dormire sonni tranquilli: il maldestro Walter è il suo garante, almeno fino alle Europee di giugno, quando finalmente sarà costretto a passare la mano.
Sono gli Italiani adesso ad avere gli incubi.

domenica 21 dicembre 2008

Se le sorti dell'opposizione passano per il conclave del Pd

E finalmente il giorno della resa dei conti arrivò.
Il tanto strombazzato chiarimento tra Walter Veltroni e Massimo D'Alema partorì il topolino.
E’ sempre stato così dalla fondazione: la grande montagna del Partito democratico, franando adesso rovinosamente, riesce a malapena ad articolare una minuscola dichiarazione d’intenti: “Sì al rinnovamento, no ai capibastone ”.
Conclusione scontata, quasi liturgica, quella pronunciata da Walter Veltroni nella sua due giorni, prima alla direzione del partito poi alla prima assemblea dei giovani democratici.
Parole giuste, non c’è che dire, ma che non riescono ad infondere quella speranza di cambiamento che da più parti si invoca.
Non si tratta di stabilire se l’amalgama sia più o meno riuscito, lasciamo risolvere questo bizantinismo ai politici di professione.
Il fatto è che la casta dei democratici legge l’emergenza politica in cui ci troviamo (un pessimo governo lasciato libero di fare quello che vuole, persino di annunciare di voler ridisegnare la Costituzione ad immagine e somiglianza del suo premier, senza che l’opposizione dia la sensazione neppure di reagire, semplicemente di esistere) con la lente deformata della sua inattaccabile condizione di privilegio.
E’ un linguaggio paludato quello di Veltroni e D’alema che dista anni luce dalle parole che i cittadini vorrebbero sentire: diranno pure cose sensate ed in gran parte condivisibili ma lontane e fredde.
Solo per fare un paragone, il linguaggio di Renato Soru, presidente Pd della Sardegna, sarà meno elegante, meno costruito secondo i dettami del politichese ma non per questo meno efficace; al contrario, è dotato di una forza ideale e di innovazione sociale decisamente maggiore.
Anche se la parola innovazione non viene abusata dal suo vocabolario: la sua è la politica del fare, rispetto alla politica del parlare.
Si può essere più o meno d’accordo con quello che dice e che propone: fatto sta che parla di cose concrete, non di correnti, non di capibastone, non di innovazione prêt à porter.
E a molti la politica fatta solo di parole, fossero anche le più eleganti e forbite, ha ormai stancato.
Siamo alla pausa di Natale ma la casta anche quest’anno ribadisce il suo peccato originale: quello della sua scarsa credibilità, anche quando mostra le migliori intenzioni.
Neppure l’animosa, vibrante replica di Veltroni ha solo scalfito questa triste realtà.


martedì 9 dicembre 2008

Il Partito democratico va sempre più giù

Ennesima settimana di crisi della politica.
La casta sta affondando ma ha perso anche quel residuo amor proprio, servisse soltanto per risalire la crisi di consensi che la investe aggrappandosi, come un naufrago in un mare in tempesta, alle cime della crisi economica e così dimostrare agli Italiani che ancora serve a qualcosa.
Il governo del centrodestra naviga a vista, tagliando a destra ed a manca la spesa pubblica fino a quando qualcuno da Oltretevere non alza la voce e gli fa rimangiare di colpo il taglio alle scuole cattoliche con tante scuse.
La sua politica deflazionista accelera la crisi e non restituisce in termini di provvidenze sociali neppure una parte di quello che toglie dal bilancio dello Stato: la social card è uno strumento del tutto inadeguato per lenire le sofferenze delle tante famiglie in rosso già alla terza settimana.
Sono bastati pochi giorni dal suo strombazzato varo per capire che, anche sul piano economico, il governo è nudo.
D’altra parte, premere ancora sull’acceleratore dell'ordine pubblico, della sicurezza e della paura dell'immigrazione a due settimane da Natale, con lo shopping che langue, più che una buona idea apparirebbe agli occhi dei più una provocazione.
La riforma della giustizia? Da sempre l’obiettivo dichiarato del Cavaliere, dopo la legge incostituzionale sulle alte cariche, non è poi così impellente almeno fino a quando la Suprema Corte non si sarà pronunciata contro. Diciamo così, il governo sta aspettando Natale…
E l’opposizione? Quale opposizione?
L’intervista di Veltroni a Repubblica della settimana scorsa dimostra che il vertice del Partito democratico ha perso il polso della situazione, non riuscendo neppure a capire cosa stia succedendo in casa propria, figuriamoci ad immedesimarsi nei guai che affliggono gli Italiani: l'odierno sondaggio Ipr per Repubblica.it lo dà in caduta libera di oltre 5 punti percentuali.
Più precisamente, l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro svetta al 7,8% mentre il Partito democratico accusa un crollo sulle Politiche di primavera del 5,7%!
Morale: quando l’opposizione la si pratica quotidianamente, la gente se ne accorge e premia i politici volenterosi; al contrario, quando ci si tira i piatti da pranzo, come fanno Walter Veltroni e Massimo D’Alema, semplicemente per decidere quale sia il modo migliore di non fare opposizione, ecco che anche lì il verdetto popolare cade giù duro come una tegola.
L’impareggiabile coppia Veltroni - D’Alema è riuscita a superarsi facendo addirittura guadagnare al Pdl altri due punti percentuali rispetto alla primavera scorsa, nonostante l’azione di governo sia stata in questi mesi decisamente mediocre: complimenti!
L’altra sera, nel salotto di Fabio Fazio, c’era il fondatore di Tiscali, Renato Soru, che rivendicava la sua coerenza nelle scelte fatte come governatore Pd della Sardegna; scelte che lo hanno costretto alle dimissioni quando si è visto mancare l’appoggio proprio degli esponenti regionali del suo partito.
Il suo parlare schietto, senza fronzoli, che richiama valori antichi ma di grande modernità, come l’impegno personale per la sua terra, l’ottimismo della volontà e del sacrificio contro i compromessi al ribasso, una idea alta della politica, hanno finito per sfiorare corde nell’animo di molti simpatizzanti del Pd che la politica di questi anni dei vari Fassino, Veltroni, D’Alema, Bettini, Rutelli aveva fatto completamente dimenticare.
Il richiamo all’ambiente, al rispetto che dobbiamo alle future generazioni per non lasciare loro un mondo invivibile, alla cultura del lavoro e del risparmio contro gli irresponsabili inviti all’ottimismo dei consumi, ha messo in luce un uomo politico che dimostra una sincera avversione per i riti della casta e che è in sorprendente, quasi inconsapevole, sintonia con ampi settori della società civile.
Ci domandiamo: nella crisi abissale in cui versa il Pd, crisi di identità, di strategia ma soprattutto di etica (come confermano le numerose inchieste in corso sulla sinistra d'affari), cosa impedisce alla leadership democratica di lasciare subito il testimone a uomini nuovi come Renato Soru?