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sabato 15 gennaio 2022

Caro Travaglio, riprenditi!

 


E’ scandaloso che Marco Travaglio, per demolire la gestione del governo Draghi, riesca ancora a dirci che i non vaccinati “sono solo uno dei tanti problemi che ci hanno portato a questo disastro…”.

Travaglio, tu che hai dichiarato di essere trivaccinato e di aver fatto pure il vaccino antinfluenzale, non riesci proprio a concepire per contrastare la pandemia altra dimensione che quella di continuare a sperimentare indiscriminatamente farmaci genici sulla popolazione?!

Eppure ormai lo sanno pure i sassi che i non vaccinati non sono mai stati un problema!

Piuttosto lo sono stati e continuano ad esserlo i vaccinati quali amplificatori del virus e delle sue nuove varianti: tutto ciò peraltro era chiaro sin dalla scorsa estate!

Bastava analizzare autorevoli studi pubblicati su riviste scientifiche di livello internazionale, senza avere gli occhi foderati di prosciutto.

Ma la tua brillantezza in tutto questo tempo deve essersi evidentemente inabissata perché insisti ancora a dare il tuo contributo di mistificazione a questa pericolosa narrazione.

Ormai è chiaro che i numeri del Covid sono stati tutti falsati, che il virus nelle nuove varianti colpisce in maniera massiccia proprio chi ha completato il ciclo vaccinale primario e chi si è sottoposto alla 3^ dose; che l’Italia, nonostante sia il grande paese europeo più inoculato, presenta oggi dati pessimi; che le reazioni avverse sono un’infinità (non vengono segnalate spesso neppure quelle gravi), e che spesso queste vengono dolosamente fatte passare come conseguenza del covid (e non dei farmaci genici, come dovrebbero essere classificate non fosse altro che per rigore scientifico!).

Ma adesso c’è di più: dopo aver escluso fascistamente dalla vita civile, sottratto il lavoro, ridotto alla fame, persone sane solo perché si sono rifiutate di fare da cavie, senza che tu ti sia mai sentito in animo di pronunciare una sola parola contro questi palesi crimini contro l’umanità, ieri un autorevole accademico su “Repubblica” (persino lì!…) ammette addirittura che i trivaccinati rischiano di aver eccessivamente stimolato il loro sistema immunitario, con il serio rischio di “portarlo allo sfinimento” (sic!) e la conseguenza di una maggiore esposizione a nuove infezioni virali rispetto ai non inoculati.

Ti renderai mai conto di quale pessimo servizio hai reso ai tuoi lettori per tutto questo tempo, né più né meno dei tuoi colleghi di La7, rete tv che ti tiene ospite fisso evidentemente a mo’ di specchietto per le allodole?

La gente si fidava di te … e tu con quale moneta l’hai ripagata?

Riprenditi, prima di farti travolgere dall’onda lunga della verità.

Che è lenta a partire ma quando finalmente si alimenta, prima piano poi in maniera sempre più impetuosa, spazza via ogni menzogna e chiunque abbia contribuito a propalarla!

lunedì 20 dicembre 2021

Quando la classe non è acqua: superba prova di giornalismo di Corrado Formigli

 


Emblematica della qualità del giornalismo televisivo la serie di domande che Formigli pone al prof. Tutino, docente di Storia e Filosofia in un liceo romano, nel corso dell'ultima puntata di Piazza Pulita in onda il giovedì sera su La7.  
Il docente rifiuta di farsi iniettare il farmaco genico sperimentale, cosiddetto "vaccino anti Covid19". 
Il conduttore  parte subito alla grande: "Lei ha di che sopravvivere senza lo stipendio?".  
Ottima pure la seconda incursione: "Ma a lei, le fa proprio paura il vaccino?"  
Geniale poi la successiva osservazione: "Il problema è che lei potrebbe vaccinarsi e continuare la sua battaglia contro il Green Pass perché vaccinandosi potrebbe mettere in sicurezza le altre persone".
Ragionamento questo che non fa una piega, un capolavoro di coerenza logica. 
Purtroppo gli sfugge il piccolo dettaglio che è scientificamente falso che il vaccino metta in sicurezza le altre persone. Se ciò corrispondesse al vero, l'Italia con ormai il 90% di sierizzati, non dovrebbe chiudere di nuovo per Natale, dopo un anno dal MIRACOLO dell'apparizione sul pianeta Terra del Dio Vax.  
E quando il prof denuncia il ricatto a cui è stato sottoposto, Formigli cade dalle nuvole: Ohibò, ma "quale sarebbe il ricatto?!!"  
AAA. Cercasi volontario in grado di farglielo capire. Impresa titanica, offresi lauta ricompensa!   
Tant'è, subito dopo rilancia, com'è suo solito tenendosi il mento in mano, con quel suo tipico fare assorto da profondo, severo conoscitore dell'animo umano: "Ma qui non si tratta di un diritto individuale della propria sfera ma anche dei diritti degli altri..." 
E sbotta: "Ma ci sono stati 140'000 morti, professore!"  
Un'altra amnesia! Evidentemente Formigli ignora che dei 130'468 morti registrati nel 2020, solo il 2,89% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 è stato dovuto direttamente al Covid 19: esattamente 3.783 (Rapporto ISS Ottobre 2021).  
Ed incalza: "Se lo ricorda nel 2020 per quanto tempo ci domandavamo: ma quando arriveranno questi vaccini?... Poi abbiamo gridato al miracolo. Oggi che ce li abbiamo, poniamo il tema che il vaccino è un'imposizione... in così poco tempo?"  
Evidentemente Formigli non sa neppure che contro sanitari, insegnanti, forze dell'ordine, il governo Draghi con il DL di fine novembre abbia lanciato l'ultimatum: "O vi vaccinate, conservando il posto di lavoro (dunque lo stipendio) o non lo fate e... finirete sotto un ponte (morendo di fame)!".  
Ma come si fa a chiamare imposizione cotanto gesto di generosità!  
Come non possiamo essere completamente d'accordo con lui? Che, da par suo, sferra l'attacco finale alle residue resistenze del docente di Storia e Filosofia: "Lei sta portando una battaglia personale ma ha smarrito il senso della collettività! E lo sa perché glielo dico? Lei è un professore amato a scuola. Non ha pensato che oltre al problema della sicurezza e della sanità, lei pone un problema alla sua classe, alla sua scuola perché toglie continuità d'insegnamento? Quindi fa una danno ad una piccola comunità, quella dei suoi studenti". 
Ha ragione Formigli: il prof viene cacciato dal governo Draghi ma la responsabilità è la sua, senza ombra di dubbio! 
Rammentiamocelo! Nella malaugurata ipotesi che subissimo una rapina, inutile andare a denunciare il fatto alla polizia: la colpa è la nostra, che abbiamo indotto il povero rapinatore a puntarci la pistola alla tempia per toglierci il portafoglio! Se glielo avessimo ceduto di nostra spontanea volontà non lo avremmo costretto a rapinarci.  
Ma che mascalzoni che siamo stati ad istigare al un reato un onesto rapinatore!!!  
Standing Ovation a Corrado Formigli, un grande professionista, protagonista ancora una volta di una superba lezione di giornalismo!!!

giovedì 5 luglio 2018

Come ti sbugiardo il grande esperto...

L'altra sera è andata In Onda su La7 la figuraccia epocale di Carlo Cottarelli con Claudio Borghi che lo sbugiarda in diretta televisiva smentendogli i dati sul prezzo del petrolio del 2001. 
Cottarelli dice che "in quel periodo" (poi preciserà "nel 1999") il petrolio è passato da 10 a 60 dollari al barile: Borghi prontamente gli fa notare, consultando lo smartphone, che nel 2000 il prezzo del barile è stato 27, nel 2001 23 e nel 2002 22  (giusto per amor di precisione, consultando le Statistiche dell'energia del MISE, per quell'anno risulta 24, differenza comunque insignificante e che può dipendere dalla diversa fonte consultata). 
Nel 1999, aggiungiamo noi, fu 16. 
Insomma, il grande esperto incensato dai media nazionali uniti, l'uomo del FMI, il professor Carlo Cottarelli, si è completamente inventato i dati, fabbricando uno stratosferico 60. 
Ma senza l'abilità di Claudio Borghi l'avrebbe fatta franca, inquinando il dibattito con dati falsi.


martedì 26 giugno 2018

CALENDARIO PIDDINO

L'intervento di Carlo Calenda ieri sera a Otto e mezzo su La7 è quanto mai esplicativo del dramma esistenziale che sta vivendo un intero ceto politico. Costoro hanno vissuto per decenni di una lucrosissima rendita di posizione che gli derivava dall'aver occupato e coperto ideologicamente lo spazio politico di rappresentanza dei ceti popolari, della piccola borghesia impiegatizia, mercantile ed artigiana.
Autoproclamandosi figli della Resistenza e monopolizzandone l'offerta culturale, sono riusciti a controllare per decenni il consenso elettorale, impedendo che forze autenticamente popolari venissero fuori, anche stringendo accordi con parti del blocco conservatore afferenti alla media e grande borghesia industriale e finanziaria.
La certezza di tale posizione privilegiata passava, infatti, per l'occupazione manu militari della carta stampata ed un controllo ferreo dell'informazione radio-televisiva, non a caso affidata ad un oligopolio collusivo tra pubblico e privato.
Tutto ciò è venuto meno con l'avvento della rete che ha costruito nuovi circuiti alternativi di comunicazione sociale, policentrici, e che ha permesso la nascita di una nuova forza politica, il M5S, e la riconfigurazione su scala nazionale di un partito come la Lega, con una forte impronta territoriale, paradossalmente sollecitata proprio dalla vecchia nomenklatura ad espandersi fuori dai confini tradizionali per fronteggiare la 'minaccia' pentastellata.
Ma per l'eterogenesi dei fini, le due forze chiamate dal vecchio establishment a fronteggiarsi per annullarsi reciprocamente, hanno finito per sottrarsi ad un destino già scritto, inventandosi dopo faticosa elaborazione un inedito contratto di governo.
Insomma, è successo quello che nessuno poteva solo semplicemente immaginare fino a qualche settimana fa: da una contrapposizione detrattiva, M5s e Lega hano dato vita ad una inaspettata formulazione additiva.
Adesso la vecchia nomenklatura che fa capo al PD e a FI, dal centro della scena si vede improvvisamente sospinta ai margini dai marosi dell'indignazione di massa, spezzati gli ormeggi che ne garantivano a tempo indeterminato la permanenza in un porto politico sicuro, crocevia dei grandi affari e centro di definizione delle scelte strategiche nello scacchiere internazionale.
Ecco che Calenda, da pariolino doc e piddino dell'ultima ora, si chiede: che cosa dobbiamo fare per riconquistare il paradiso terrestre, quando ci facevamo gli affari nostri dietro una raffazzonata ma efficace copertura ideologica?
Non a caso, Calenda non ne fa una questione di contenuti (che per riflesso di nomenklatura non possono che restare gli stessi ed inconfessabili) ma di contenitori e di nuovi testimonial: cosa dobbiamo inventarci, a livello di aggregazione politica e di personaggi da lanciare nella mischia, per tornare, in quanto oligarchia, al centro della scena? Il cosiddetto 'fronte repubblicano'?
Ieri sera dalla Gruber l'unica cosa che non gli interessava chiedersi (e che, ad onor del vero, nessuno dei convenuti gli chiedeva, a parte Marco Damilano) è 'per fare cosa'.
O meglio, quello era scontato: costruire una narrazione che, con la scusa di difendere gli interessi delle masse, riporti sotto mentite spoglie la vecchia classe dirigente, l'élite, nella stanza dei bottoni.
E che le masse tornino ad essere ciò che gli oligarchi pretendono che siano da sempre: informi e acefale, ovvero soggette a tutela.
La loro, evidentemente.

venerdì 7 settembre 2012

Prosegue il linciaggio mediatico di Repubblica contro Beppe Grillo

Sfruttando un fuori onda del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle dell'Emilia Romagna, Giovanni Favia, il quale si rivela, parlando con un giornalista del programma televisivo di La7, Piazza Pulita, inaffidabile e sleale nei confronti del movimento grazie al quale è stato proiettato, da perfetto sconosciuto, alla ribalta politica nazionale, il quotidiano la Repubblica, nell'edizione on line, prosegue nella sua campagna di aggressione mediatica e di diffamazione contro Beppe Grillo e il movimento di cui è leader.


I toni del quotidiano romano sono come al solito durissimi anche se, nella totale confusione del messaggio, il lettore non è in grado di capire quale genere di accusa gli venga contestata questa volta.
Che dietro Grillo ci sia Roberto Casaleggio? Dov'è il problema?
Lo ammette lo stesso Piergiorgio Odifreddi a margine del box di Repubblica: "Gli speechwriter e i ghostwriter, così come gli advisor e i think tank, esistono da sempre. E i politici ne hanno sempre fatto ampio uso, rivelando di essere spesso più attori che recitano copioni, che non autori che li scrivono. Dunque, non stupisce che alla fine qualche attore diventi direttamente un politico, da Reagan a Grillo, appunto: se la politica è una farsa che qualcuno deve mettere in scena, tanto vale che sia qualcuno che in scena ci sappia stare per professione. Un “tecnico”, si direbbe oggi. "
Anche se così dicendo, Odifreddi, da opinionista embedded della corazzata Repubblica-L'Espresso, tenta subdolamente di esautorare Grillo dal ruolo di leader carismatico.
Perché quello tra Grillo e Casaleggio è un sodalizio di vecchia data, alla luce del sole, che sicuramente non costituisce una novità.
Il presunto ruolo egemone di Casaleggio rispetto a Grillo? Una vecchia illazione, già liquidata come  maldestro tentativo di spargere zizzania tra i due.
Ma allora dov'è lo shock (come titola Repubblica) della notizia? Soprattutto, dov'è la notizia?
Che un consigliere eletto sotto il simbolo di Grillo si lasci sfuggire, pensando di non essere registrato, parole non proprio generose nei confronti del suo mentore, può significare soltanto che egli è uno sprovveduto.
Al più, sollecita pensieri più profondi sulla doppiezza dell'animo umano.
Niente a che vedere né con Grillo né con la novità epocale del suo movimento.
Anche perché l'italiano medio è stato costretto dalla Casta ad incassare di molto peggio.
In pochi anni,  abbiamo assistito a un Walter Veltroni che ha confessato disinvoltamente (pacatamente direbbe lui!) di non essere mai stato comunista, pur essendo stato persino capolista nel vecchio PCI alle politiche; di più, di preferire, guardando indietro alla storia della sinistra, Bettino Craxi a Enrico Berlinguer. 
Chi non ricorda, poi, un suo pupillo, Massimo Calearo, voluto a tutti i costi in lista proprio da Veltroni, dichiarare un anno dopo la sua elezione nel Pd, di non essere mai stato di sinistra e di lasciare il partito?
Lo stesso personaggio che, soltanto alcuni mesi fa, ha dichiarato di non recarsi quasi più in Parlamento e che l'incarico di parlamentare gli serve per pagare il mutuo.
Ma l'elenco sarebbe molto più lungo: i vari La Torre, Penati (ex braccio destro di Bersani), Lusi, Enrico Letta (vi ricordate il suo pizzino a Monti?)... per finire poi in bellezza con Scilipoti!
E allora dov'è lo scandalo delle finte rivelazioni carpite a Favia?
"Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo e’ un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere".
Con questa sua opinione, singolare ma del tutto legittima, del Movimento 5 Stelle e dei suoi leader, Giuseppe Favia farebbe bene a trarne le debite conseguenze: dimettendosi.
Del resto non glielo ha prescritto il medico di iscriversi tra i grillini!
Non ne condivide le regole? Benissimo, faccia un passo indietro.
E magari si faccia lui promotore di una propria lista, democraticissima, e raccolga il consenso che crede!
Dov'è lo shock?
Forse che D'Alema e Veltroni non se sono sempre dette di tutti i colori, eppure stanno sempre lì appollaiati alla direzione del Pd?
E con loro, la decrepita nomenklatura di quel partito.
Chissà perché, ma con tutta la democrazia di questo mondo, dalla sua  nascita e ancor prima (già ai tempi del Pds, Ds, ecc.), nel Partito Democratico comandano sempre le stesse persone.
Per non parlare, per carità di patria, di quello che da sempre succede nel Pdl (già Forza Italia, ecc.)!
Il vero scandalo resta piuttosto quello di un quotidiano di tiratura nazionale che prosegue da mesi in un'opera di demolizione di quello che, nelle stanze della sua direzione, è stato stabilito dover essere l'avversario politico di riferimento e che imbastisce, giorno dopo giorno, una sistematica attività di disinformazione e di diffamazione nei suoi confronti, spesso basata sul nulla.
Un quotidiano, la Repubblica, che come ci informa proprio Beppe Grillo nel post odierno (su dati elaborati da Italia Oggi), ha ricevuto per il 2006 qualcosa come oltre 16 milioni di euro a fondo perduto di contributo pubblico, cioè a carico di tutti i contribuenti italiani, che va a scapito di sanità, scuola, trasporti, ambiente...