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martedì 2 dicembre 2014

Colpo di scena a "Piazza Pulita": dietro la fronda dei 5Stelle contro Grillo, spunta lo zampino di Renzi

Ora si sa che Renzi, sotto sotto, cercava da tempo  di avvelenare i pozzi del M5S.
La frequentazione telefonica con Massimo Artini, il deputato 5Stelle espulso qualche giorno fa perché non rendicontava nè effettuava a dovere i rimborsi al fondo voluto dal Movimento a sostegno dalla piccola media impresa, è di una tale scorrettezza che, nella storia parlamentare italiana,  trova confronti possibili forse soltanto con la vicenda giudiziaria in corso a Napoli, che vede indagato Berlusconi per la presunta compravendita di senatori. 
Infatti non è compito del premier intervenire così, dietro le quinte, di soppiatto: la presunta "solidarietà" nei confronti del deputato espulso dal gruppo parlamentare di Beppe Grillo (beninteso, non dalla Camera, di cui rinfoltirà a breve il già sovrabbondante gruppo Misto), se  eventualmente andava manifestata, ammesso e non concesso che lo fosse,  andava espressa in pubblico! 
Inoltre, non è mai successo che un leader  metta becco su vicende interne di un'altra forza politica, addirittura del principale competitor: ne va, prima di ogni altro principio attinente la divisione dei poteri, del garbo e del decoro istituzionale.
Nel servizio andato in onda ieri sera a "Piazza Pulita" (la trasmissione su La7 di Corrado Formigli, concepita in modo spudorato per assestare il colpo di grazia alla credibilità del Movimento, si è poi rivelata paradossalmente un boomerang per gli autori), si scopre inaspettatamente che Artini e Renzi si conoscono da una vita! 

Insomma, con consensi in picchiata, data la sua politica fallimentare su tutti i versanti, in primis quello economico, Renzi trama nell'ombra alla stregua di un Verdini qualsiasi, fomentando la congiura tra i 5Stelle, pur di restare a galla. 
Cosa gli avrà promesso?? 
Beppe Grillo ancora una volta ha avuto mille e una ragione nel chiedere alla rete l'immediata espulsione di Artini, che solo qualche giorno fa venne accusato di aver clonato il portale on line del Movimento, impadronendosi, pare, delle credenziali di accesso dei votanti al sistema operativo a 5stelle. 
Si può soltanto immaginare quanto questa accusa, se sarà confermata, insieme alla contiguità del deputato pentastellato con Matteo Renzi, di cui si è venuti a conoscenza, inaspettatamente, proprio da Formigli, siano drammaticamente esiziali per il futuro del Movimento!
Ma l'attacco proditorio di Renzi a Grillo ricalca in modo impressionante quello portato a segno soltanto dieci mesi fa contro l'allora premier Enrico Letta, suo collega di partito, che venne defenestrato in 48 ore  dopo che l'ex sindaco di Firenze  pubblicamente lo aveva rassicurato con l'hashtag #Enricostaisereno. 
Insomma, il 'rottamatore' usa metodi abietti di lotta politica.
Ciò stona in modo stridente con le ipermediatizzate positive novità del nuovo corso renziano che dichiara di puntare sulla trasparenza e la nettezza del messaggio politico. 
Invece, alla fine della fiera, si avverte nel comportamento di Renzi il portato di tutto il peggio della vecchia politica in salsa democristiana, quella per cui, in sostanza, bisogna guardarsi dagli amici più che dai nemici.
Rottamare una classe politica, promettendo sotto le luci delle telecamere sfracelli di cambiamenti ed un futuro moralmente luminoso per il Paese, abusando di toni salvifici e quasi messianici, per finire ad alimentare, nell'ombra, torbide e spregiudicate manovre di palazzo, all'insegna del machiavellismo più becero, non è per niente un buon viatico per chi si è presentato solo pochi mesi fa al Paese, con la battuta pronta ed un sorriso aperto, come un modello di moralità e di intraprendenza giovanile dietro una faccia pulita.

Ora si sa che Renzi, sotto sotto, cerca da tempo  di avvelenare i pozzi del M5S: la frequentazione telefonica con Artini è di una scorrettezza parlamentare che ricorda Berlusconi. Non è compito del premier intervenire così, dietro le quinte: la presunta "solidarietà" si esprime in pubblico! Poi, non è mai successo che un leader  metta becco su vicende interne di un'altra forza politica, addirittura del principale competitor. Si scopre che Artini e Renzi si conoscono da una vita! Con consensi in picchiata, data la sua politica fallimentare, Renzi, trama nell'ombra come Verdini, fomentando la congiura tra i 5Stelle. Cosa gli avrà promesso?? Grillo ancora una volta aveva mille e una ragione nel chiedere alla rete l'immediata espulsione: l'attacco proditorio di Renzi a Grillo ricalca quello con cui venne defenestrato Letta. Il 'rottamatore' usa metodi abietti di lotta politica.
Ora si sa che Renzi, sotto sotto, cerca da tempo  di avvelenare i pozzi del M5S: la frequentazione telefonica con Artini è di una scorrettezza parlamentare che ricorda Berlusconi. Non è compito del premier intervenire così, dietro le quinte: la presunta "solidarietà" si esprime in pubblico! Poi, non è mai successo che un leader  metta becco su vicende interne di un'altra forza politica, addirittura del principale competitor. Si scopre che Artini e Renzi si conoscono da una vita! Con consensi in picchiata, data la sua politica fallimentare, Renzi, trama nell'ombra come Verdini, fomentando la congiura tra i 5Stelle. Cosa gli avrà promesso?? Grillo ancora una volta aveva mille e una ragione nel chiedere alla rete l'immediata espulsione: l'attacco proditorio di Renzi a Grillo ricalca quello con cui venne defenestrato Letta. Il 'rottamatore' usa metodi abietti di lotta politica.

sabato 13 ottobre 2012

Per la scuola, il governo Monti decide la soluzione finale

Quand'anche ci fossero in circolazione ancora degli inguaribili ottimisti che continuassero a  nutrire piena fiducia nel premier Monti negando la natura classista, illiberale e antidemocratica del suo governo,  il varo da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge di stabilità che lunedì prossimo verrà presentato alla Camera per l'avvio dell'iter di approvazione dovrebbe avere finalmente scosso le loro granitiche certezze.
Infatti, molte delle misure in esso previste sono autentica macelleria sociale, di quella a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, benché il ministro Fabrizio Barca, giovedì sera nel salotto televisivo di Piazza Pulita, si sia affrettato a negarlo in termini perentori, ribadendo in più occasioni che si tratta di un semplice intervento di manutenzione di bilancio, non di una manovra finanziaria, dunque a saldo zero.
Purtroppo per lui, sono proprio le misure in questione che lo smentiscono; ne elenchiamo le principali:
  • l'aumento dell'IVA di un punto percentuale per le aliquote del 10 e del 21% (quest'ultima già aumentata dal settembre 2011) che passano quindi rispettivamente all'11 e al 22% dal 1° luglio 2013;
  • dal 1°/1/2013 il passaggio dell'aliquota IVA dal 4% al 10% per le prestazioni di assistenza ad anziani, disabili, tossicodipendenti, malati di Aids, handicappati e minori in condizioni di disagio e disadattamento (da luglio ulteriore ritocco all'11%);
  • l'abolizione della clausola di salvaguardia sul trattamento fiscale del TFR, con automatico sensibile incremento del prelievo fiscale sulle liquidazioni dei lavoratori dipendenti;
  • la stabilizzazione  delle accise (nel senso di renderle definitive) sui carburanti, che nel corso degli anni erano state inasprite "in via temporanea"; 
  • la riduzione delle detrazioni fiscali in forma addirittura retroattiva (cioè già per l'anno 2012, con effetti già a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi) in palese violazione dei princìpi dello Statuto del contribuente;
  • l'inasprimento delle misure fiscali per le imprese e per i contribuenti che possiedono redditi agrari o dominicali;
  • la riduzione di un punto dell'aliquota IRPEF sui primi due scaglioni di reddito (attuali 23 e 27%) che tuttavia vanno a beneficio dell'intera platea dei contribuenti (ad esempio, anche di coloro che guadagnano oltre 1 milione di euro all'anno), ad eccezione dei cosiddetti incapienti (cioè di coloro che sono così poveri, reddito annuo non superiore agli 8.000 euro, che già adesso usufruiscono della esenzione in quanto rientranti nella cosiddetta no tax area).
Il coprifuoco decretato poi con l'operazione cieli bui (sic!) con cui si si rinvia ad un successivo decreto la fissazione di "standard tecnici delle  fonti di illuminazione e misure di moderazione del loro utilizzo..."   è un'oliva fradicia nell'ennesimo calice amaro che l'esecutivo bocconiano ha preparato agli Italiani. Inutile dire che cosa possa significare per la sicurezza e l'ordine pubblico delle periferie degradate delle nostre città il loro generalizzato oscuramento per legge.
Eppure l'impareggiabile ministro Barca è riuscito di nuovo a sorprendere sostenendo, in modo serioso, che così finalmente noi tutti potremo apprezzare la bellezza del cielo stellato.

Ma c'è un'ultima,  più potente, polpetta avvelenata fattaci servire dai tecnici: 1 miliardo di euro di ulteriori tagli nella sanità, l'ultima puntata della sfortunata serie intitolata: Chi si ammala è perduto!  
E la nuova violenta sforbiciata sul bilancio della scuola.
Non sono bastati gli otto miliardi già tagliati con la legge 133/2008, la famigerata legge Gelmini, che ha ridotto l'istruzione pubblica alla fatiscenza, con tagli operati indiscriminatamente sugli indirizzi di studio e sui quadri orario e la forte riduzione per gli studenti del tempo-scuola e delle attività di laboratorio in aggiunta al depennamento-accorpamento di molteplici discipline di studio.
Neppure sono bastati vent'anni di tagli (è dalla Finanziaria da 100 miliardi di lire del 1992 di Giuliano Amato che si sta raschiando il fondo), i continui e snervanti interventi legislativi, il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, la cancellazione della indennità di vacanza contrattuale.
Adesso si impone agli insegnanti addirittura un incremento del 33% del tempo di lavoro a parità di retribuzione, da sempre tra le più misere d'Europa.
Il tutto allo scopo di mandare a casa, senza neanche avere il coraggio di dirglielo in faccia, almeno trentamila di loro mentre si mette in piedi l'ennesima messinscena di un maxiconcorso, ennesimo coniglio tirato fuori dal cilindro dopo le recentissime figuracce del concorso per dirigenti scolastici e di quello per l'accesso al tirocinio formativo, con le famigerate prove preselettive letteralmente disseminate di errori.
Per fortuna che si tratta del governo dei professori!
Ma questo ultimo assalto al bilancio della pubblica istruzione da parte del ministro Francesco Profumo è qualcosa di più: è un'autentica provocazione, un insulto ad una categoria di lavoratori che costituisce, se non altro per livello di studi, titoli professionali e vocazione educativa, un'infrastruttura strategica per il Paese: in una parola, il suo sistema operativo
Si preannuncia così un'ecatombe programmata di giovani talenti a cui si prospetta o un futuro di precarietà o l'esilio all'estero: altro che riconoscimento del merito o il tentativo di bloccare la fuga dei cervelli!

D'altronde, la soluzione finale concepita per la scuola, con il suo progressivo e accelerato decadimento, fa parte di un più ampio disegno  strategico del governo dei banchieri teso ad annientare la classe media  in quanto espressione dell'ossatura economica, del dinamismo, dell'intelligenza del Paese.
Dunque, da mettere a tacere perché ostacola l'attuazione su larga scala delle ricette tecnocratiche e ultraliberiste del governo Monti, di matrice atlantica, e ne denuncia da tempo l'estraneità, non semplicemente l'insofferenza, alle regole della democrazia.
E' un caso che uno dei principali sponsor di un paventato governo Monti bis è proprio l'attuale ad della Fiat Sergio Marchionne? Queste le sue parole di ieri : "Spero che Monti stia in carica per sempre." 
A proposito, in tempi di Primarie, l'inutilmente indaffarato PD si riserva semplicemente il diritto di criticare il governo Monti, come ripete pavidamente Bersani, o decide finalmente di staccargli la spina?
Su questo dilemma si gioca la sua residua credibilità, in vista delle elezioni di primavera.

venerdì 7 settembre 2012

Prosegue il linciaggio mediatico di Repubblica contro Beppe Grillo

Sfruttando un fuori onda del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle dell'Emilia Romagna, Giovanni Favia, il quale si rivela, parlando con un giornalista del programma televisivo di La7, Piazza Pulita, inaffidabile e sleale nei confronti del movimento grazie al quale è stato proiettato, da perfetto sconosciuto, alla ribalta politica nazionale, il quotidiano la Repubblica, nell'edizione on line, prosegue nella sua campagna di aggressione mediatica e di diffamazione contro Beppe Grillo e il movimento di cui è leader.


I toni del quotidiano romano sono come al solito durissimi anche se, nella totale confusione del messaggio, il lettore non è in grado di capire quale genere di accusa gli venga contestata questa volta.
Che dietro Grillo ci sia Roberto Casaleggio? Dov'è il problema?
Lo ammette lo stesso Piergiorgio Odifreddi a margine del box di Repubblica: "Gli speechwriter e i ghostwriter, così come gli advisor e i think tank, esistono da sempre. E i politici ne hanno sempre fatto ampio uso, rivelando di essere spesso più attori che recitano copioni, che non autori che li scrivono. Dunque, non stupisce che alla fine qualche attore diventi direttamente un politico, da Reagan a Grillo, appunto: se la politica è una farsa che qualcuno deve mettere in scena, tanto vale che sia qualcuno che in scena ci sappia stare per professione. Un “tecnico”, si direbbe oggi. "
Anche se così dicendo, Odifreddi, da opinionista embedded della corazzata Repubblica-L'Espresso, tenta subdolamente di esautorare Grillo dal ruolo di leader carismatico.
Perché quello tra Grillo e Casaleggio è un sodalizio di vecchia data, alla luce del sole, che sicuramente non costituisce una novità.
Il presunto ruolo egemone di Casaleggio rispetto a Grillo? Una vecchia illazione, già liquidata come  maldestro tentativo di spargere zizzania tra i due.
Ma allora dov'è lo shock (come titola Repubblica) della notizia? Soprattutto, dov'è la notizia?
Che un consigliere eletto sotto il simbolo di Grillo si lasci sfuggire, pensando di non essere registrato, parole non proprio generose nei confronti del suo mentore, può significare soltanto che egli è uno sprovveduto.
Al più, sollecita pensieri più profondi sulla doppiezza dell'animo umano.
Niente a che vedere né con Grillo né con la novità epocale del suo movimento.
Anche perché l'italiano medio è stato costretto dalla Casta ad incassare di molto peggio.
In pochi anni,  abbiamo assistito a un Walter Veltroni che ha confessato disinvoltamente (pacatamente direbbe lui!) di non essere mai stato comunista, pur essendo stato persino capolista nel vecchio PCI alle politiche; di più, di preferire, guardando indietro alla storia della sinistra, Bettino Craxi a Enrico Berlinguer. 
Chi non ricorda, poi, un suo pupillo, Massimo Calearo, voluto a tutti i costi in lista proprio da Veltroni, dichiarare un anno dopo la sua elezione nel Pd, di non essere mai stato di sinistra e di lasciare il partito?
Lo stesso personaggio che, soltanto alcuni mesi fa, ha dichiarato di non recarsi quasi più in Parlamento e che l'incarico di parlamentare gli serve per pagare il mutuo.
Ma l'elenco sarebbe molto più lungo: i vari La Torre, Penati (ex braccio destro di Bersani), Lusi, Enrico Letta (vi ricordate il suo pizzino a Monti?)... per finire poi in bellezza con Scilipoti!
E allora dov'è lo scandalo delle finte rivelazioni carpite a Favia?
"Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo e’ un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere".
Con questa sua opinione, singolare ma del tutto legittima, del Movimento 5 Stelle e dei suoi leader, Giuseppe Favia farebbe bene a trarne le debite conseguenze: dimettendosi.
Del resto non glielo ha prescritto il medico di iscriversi tra i grillini!
Non ne condivide le regole? Benissimo, faccia un passo indietro.
E magari si faccia lui promotore di una propria lista, democraticissima, e raccolga il consenso che crede!
Dov'è lo shock?
Forse che D'Alema e Veltroni non se sono sempre dette di tutti i colori, eppure stanno sempre lì appollaiati alla direzione del Pd?
E con loro, la decrepita nomenklatura di quel partito.
Chissà perché, ma con tutta la democrazia di questo mondo, dalla sua  nascita e ancor prima (già ai tempi del Pds, Ds, ecc.), nel Partito Democratico comandano sempre le stesse persone.
Per non parlare, per carità di patria, di quello che da sempre succede nel Pdl (già Forza Italia, ecc.)!
Il vero scandalo resta piuttosto quello di un quotidiano di tiratura nazionale che prosegue da mesi in un'opera di demolizione di quello che, nelle stanze della sua direzione, è stato stabilito dover essere l'avversario politico di riferimento e che imbastisce, giorno dopo giorno, una sistematica attività di disinformazione e di diffamazione nei suoi confronti, spesso basata sul nulla.
Un quotidiano, la Repubblica, che come ci informa proprio Beppe Grillo nel post odierno (su dati elaborati da Italia Oggi), ha ricevuto per il 2006 qualcosa come oltre 16 milioni di euro a fondo perduto di contributo pubblico, cioè a carico di tutti i contribuenti italiani, che va a scapito di sanità, scuola, trasporti, ambiente...