Quand'anche ci fossero in circolazione ancora degli inguaribili ottimisti che continuassero a nutrire piena fiducia nel premier Monti negando la natura classista, illiberale e antidemocratica del suo governo, il varo da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge di stabilità che lunedì prossimo verrà presentato alla Camera per l'avvio dell'iter di approvazione dovrebbe avere finalmente scosso le loro granitiche certezze.
Infatti, molte delle misure in esso previste sono autentica macelleria sociale, di quella a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, benché il ministro Fabrizio Barca, giovedì sera nel salotto televisivo di Piazza Pulita, si sia affrettato a negarlo in termini perentori, ribadendo in più occasioni che si tratta di un semplice intervento di manutenzione di bilancio, non di una manovra finanziaria, dunque a saldo zero.
Purtroppo per lui, sono proprio le misure in questione che lo smentiscono; ne elenchiamo le principali:
- l'aumento dell'IVA di un punto percentuale per le aliquote del 10 e del 21% (quest'ultima già aumentata dal settembre 2011) che passano quindi rispettivamente all'11 e al 22% dal 1° luglio 2013;
- dal 1°/1/2013 il passaggio dell'aliquota IVA dal 4% al 10% per le prestazioni di assistenza ad anziani, disabili, tossicodipendenti, malati di Aids, handicappati e minori in condizioni di disagio e disadattamento (da luglio ulteriore ritocco all'11%);
- l'abolizione della clausola di salvaguardia sul trattamento fiscale del TFR, con automatico sensibile incremento del prelievo fiscale sulle liquidazioni dei lavoratori dipendenti;
- la stabilizzazione delle accise (nel senso di renderle definitive) sui carburanti, che nel corso degli anni erano state inasprite "in via temporanea";
- la riduzione delle detrazioni fiscali in forma addirittura retroattiva (cioè già per l'anno 2012, con effetti già a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi) in palese violazione dei princìpi dello Statuto del contribuente;
- l'inasprimento delle misure fiscali per le imprese e per i contribuenti che possiedono redditi agrari o dominicali;
- la riduzione di un punto dell'aliquota IRPEF sui primi due scaglioni di reddito (attuali 23 e 27%) che tuttavia vanno a beneficio dell'intera platea dei contribuenti (ad esempio, anche di coloro che guadagnano oltre 1 milione di euro all'anno), ad eccezione dei cosiddetti incapienti (cioè di coloro che sono così poveri, reddito annuo non superiore agli 8.000 euro, che già adesso usufruiscono della esenzione in quanto rientranti nella cosiddetta no tax area).
Il coprifuoco decretato poi con l'operazione cieli bui (sic!) con cui si si rinvia ad un successivo decreto la fissazione di "standard tecnici delle fonti di illuminazione e misure di moderazione del loro utilizzo..." è un'oliva fradicia nell'ennesimo calice amaro che l'esecutivo bocconiano ha preparato agli Italiani. Inutile dire che cosa possa significare per la sicurezza e l'ordine pubblico delle periferie degradate delle nostre città il loro generalizzato oscuramento per legge.
Eppure l'impareggiabile ministro Barca è riuscito di nuovo a sorprendere sostenendo, in modo serioso, che così finalmente noi tutti potremo apprezzare la bellezza del cielo stellato.
Eppure l'impareggiabile ministro Barca è riuscito di nuovo a sorprendere sostenendo, in modo serioso, che così finalmente noi tutti potremo apprezzare la bellezza del cielo stellato.
Ma c'è un'ultima, più potente, polpetta avvelenata fattaci servire dai tecnici: 1 miliardo di euro di ulteriori tagli nella sanità, l'ultima puntata della sfortunata serie intitolata: Chi si ammala è perduto!
E la nuova violenta sforbiciata sul bilancio della scuola.
Non sono bastati gli otto miliardi già tagliati con la legge 133/2008, la famigerata legge Gelmini, che ha ridotto l'istruzione pubblica alla fatiscenza, con tagli operati indiscriminatamente sugli indirizzi di studio e sui quadri orario e la forte riduzione per gli studenti del tempo-scuola e delle attività di laboratorio in aggiunta al depennamento-accorpamento di molteplici discipline di studio.
Neppure sono bastati vent'anni di tagli (è dalla Finanziaria da 100 miliardi di lire del 1992 di Giuliano Amato che si sta raschiando il fondo), i continui e snervanti interventi legislativi, il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, la cancellazione della indennità di vacanza contrattuale.
Adesso si impone agli insegnanti addirittura un incremento del 33% del tempo di lavoro a parità di retribuzione, da sempre tra le più misere d'Europa.
Il tutto allo scopo di mandare a casa, senza neanche avere il coraggio di dirglielo in faccia, almeno trentamila di loro mentre si mette in piedi l'ennesima messinscena di un maxiconcorso, ennesimo coniglio tirato fuori dal cilindro dopo le recentissime figuracce del concorso per dirigenti scolastici e di quello per l'accesso al tirocinio formativo, con le famigerate prove preselettive letteralmente disseminate di errori.
Per fortuna che si tratta del governo dei professori!
Ma questo ultimo assalto al bilancio della pubblica istruzione da parte del ministro Francesco Profumo è qualcosa di più: è un'autentica provocazione, un insulto ad una categoria di lavoratori che costituisce, se non altro per livello di studi, titoli professionali e vocazione educativa, un'infrastruttura strategica per il Paese: in una parola, il suo sistema operativo.
Si preannuncia così un'ecatombe programmata di giovani talenti a cui si prospetta o un futuro di precarietà o l'esilio all'estero: altro che riconoscimento del merito o il tentativo di bloccare la fuga dei cervelli!
D'altronde, la soluzione finale concepita per la scuola, con il suo progressivo e accelerato decadimento, fa parte di un più ampio disegno strategico del governo dei banchieri teso ad annientare la classe media in quanto espressione dell'ossatura economica, del dinamismo, dell'intelligenza del Paese.
Dunque, da mettere a tacere perché ostacola l'attuazione su larga scala delle ricette tecnocratiche e ultraliberiste del governo Monti, di matrice atlantica, e ne denuncia da tempo l'estraneità, non semplicemente l'insofferenza, alle regole della democrazia.
E' un caso che uno dei principali sponsor di un paventato governo Monti bis è proprio l'attuale ad della Fiat Sergio Marchionne? Queste le sue parole di ieri : "Spero che Monti stia in carica per sempre."
A proposito, in tempi di Primarie, l'inutilmente indaffarato PD si riserva semplicemente il diritto di criticare il governo Monti, come ripete pavidamente Bersani, o decide finalmente di staccargli la spina?
Su questo dilemma si gioca la sua residua credibilità, in vista delle elezioni di primavera.