giovedì 1 marzo 2012

Il vero nodo dello scontro tra Walter Veltroni e Niki Vendola: loden o...loft?

Udite, udite.
Walter Se po' ffà, al secolo Walter Veltroni, messo a tacere dai suoi stessi compagni di partito dopo la storica figuraccia sull'articolo 18, sta tentando di recuperare il terreno perduto, impresa disperata per un politico da tempo a bagnomaria.
E, convincendosi che la prima difesa è l'attacco, piuttosto che cospargersi il capo di cenere in una pubblica piazza e prepararsi a fare la prossima via crucis tra i flagellanti, alza il livello della sfida con Niki Vendola, leader di SEL, reo di averlo etichettato, in verità con parecchio savoir faire, come interprete di una "destra colta e con il loden".
Per la cronaca, in rete non si fa altro che sbeffeggiarlo e non solo in ragione delle sue ultime deliranti esternazioni sul governo Monti. La sua credibilità è al minimo storico ma forse non se ne rende conto, così preso dalla sua impressionante intelligenza da esserne la prima vittima.
Il responsabile economico del suo partito, Stefano Fassina, finalmente pochi giorni fa gli ha fatto fare un salutare bagno di umiltà liquidando con poche parole ultimative il suo ennesimo deragliamento a destra.
E' stato così costretto a fare una goffa retromarcia, ospite di Lucia Annunziata nella trasmissione In Mezz'ora, sostenendo che, a conti fatti, dice le stesse cose di Bersani.
Un po' come Jessica Rabbit del cartoon Disney: non sono cattivo, sono gli altri che mi disegnano così....
Insomma, scherzi del destino, anche lui ritiene di venire frainteso proprio come capitava 'al capo dello schieramento a lui avverso', Silvio Berlusconi.
Prima tentati di farlo cuocere a lungo nel proprio brodo, poi mossi da compassione nel vederlo annaspare così maldestramente, sono corsi finalmente in suo aiuto il presidente del Partito Democratico Rosy Bindi e addirittura Massimo D'Alema, suo storico rivale di merende.
"Certamente Veltroni non è di destra" ha sentenziato la volpe del PD. Ma molti ritengono che il suo sia stato fuoco amico, un'altra delle sue micidiali battute.
Fatto sta che adesso Veltroni, tra il patetico e il ridicolo, pretende le scuse ufficiali da Vendola: «Spero sia un incidente e che Vendola abbia la bontà di dire che, essendo cresciuti insieme e sapendo quel che ho fatto nella mia vita, queste parole gli siano sfuggite».
E non si sogna neppure per un momento di chiedere piuttosto lui scusa ai suoi ex elettori e simpatizzanti che, dopo averlo votato per anni, hanno assistito sgomenti ai suoi ripetuti ma anche clamorosi voltafaccia.
Che ci vogliamo fare, l'impareggiabile Walter è fatto così: proporre politiche di destra, protetto dall'etichetta di uomo di sinistra.
In fondo per un politico è la quadratura del cerchio, il modo di restare a galla qualunque cosa accada dentro il Palazzo e nel Paese.
Cosa c'è di meglio infatti che fare il pieno di voti tra lavoratori, pensionati, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, per poi caldeggiare, con suggestioni semantiche e immaginazione cinematografica, scenari e politiche di segno diametralmente opposto?
Mettendoci l'impegno, c'è persino la possibilità tra qualche anno di vederlo salire, armi e bagagli, al Quirinale.
D'altra parte, il curriculum da uomo delle istituzioni ce l'ha, e di prim'ordine. Lo slogan di investitura pure:
Un politico che viene da sinistra ma che guarda, pacatamente, (in fondo) a destra.
L'unico rischio è quello di essere all'occorrenza sbugiardato come ha osato fare stavolta Niki Vendola.
Che in una cosa ha senz'altro sbagliato: scambiare il loden montiano con il loft di Veltroni a New York.

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