Finalmente ci potremo dedicare, da adesso e fino a Ferragosto, ad altre attività più gratificanti che osservare i palazzi della politica.
Perché lo spettacolo che ci hanno mostrato in questi mesi si è fatto via via più deprimente: la casta non risente della crisi ed è in tutto affaccendata tranne che nel cercare di dare una mano ai suoi elettori, molti alle prese con difficoltà economiche senza precedenti, in un generale contesto di appesantimento del tenore di vita delle famiglie.
Centrodestra e centrosinistra fanno a gara nel far rimpiangere ai cittadini di averli messi su contro i propri interessi.
Perché lo spettacolo che ci hanno mostrato in questi mesi si è fatto via via più deprimente: la casta non risente della crisi ed è in tutto affaccendata tranne che nel cercare di dare una mano ai suoi elettori, molti alle prese con difficoltà economiche senza precedenti, in un generale contesto di appesantimento del tenore di vita delle famiglie.
Centrodestra e centrosinistra fanno a gara nel far rimpiangere ai cittadini di averli messi su contro i propri interessi.
Perché gli unici interessi che deputati e senatori riescono a rappresentare davvero sono i propri.
Tutto il resto è trita messinscena.
Facciamoci caso: l’unica categoria che non risente minimamente della crisi economica sono proprio loro, i nostri politici; che, a tutto pensano, tranne che a darsi una salutare ridimensionata.
La vita dorata che facevano un anno fa continuano a farla anche quest’anno, alla faccia degli italiani che, licenziati, precarizzati, tartassati, sono sempre più poveri: sono ormai 8 milioni quelli definiti tali anche dall’Istat.
Nel Palazzo, suona tutta un’altra musica di quella che si dovrebbe ascoltare.
Chi fa il difensore del premier continua a farlo, pur essendo, come direbbe Beppe Grillo, un nostro dipendente.
L’avvocato Gaetano Pecorella oltraggia la memoria di don Peppino Diana, un sacerdote anticamorra caduto sotto i colpi della criminalità organizzata, e, piuttosto che rettificare, rilancia e se ne compiace.
Nell’impazzito Partito Democratico, Se po’ ffà Veltroni, cerca di rinverdire le proprie naufragate aspirazioni proponendo, udite udite, una legge sul conflitto di interessi.
Forse perché solo adesso si è reso conto della sua necessità; peccato che non ci abbia pensato prima, magari quando è stato a lungo vicepresidente del Consiglio.
Adesso, con la sua spiccata vocazione maggioritaria, ha soltanto il 25 % di consensi ed è molto improbabile che vi riesca a meno che non trovi un accordo proprio con il capo dello schieramento a lui avverso che, guarda un po’, grazie alla sua lungimiranza, siede comodamente a Palazzo Chigi.
A breve ci aspettiamo un suo autorevole ripensamento sulla politica attuale, quando arriverà ad affermare che Silvio Berlusconi è stato più innovatore di lui, perché ha inventato la discesa in campo e il partito-azienda.
Tutto il resto è trita messinscena.
Facciamoci caso: l’unica categoria che non risente minimamente della crisi economica sono proprio loro, i nostri politici; che, a tutto pensano, tranne che a darsi una salutare ridimensionata.
La vita dorata che facevano un anno fa continuano a farla anche quest’anno, alla faccia degli italiani che, licenziati, precarizzati, tartassati, sono sempre più poveri: sono ormai 8 milioni quelli definiti tali anche dall’Istat.
Nel Palazzo, suona tutta un’altra musica di quella che si dovrebbe ascoltare.
Chi fa il difensore del premier continua a farlo, pur essendo, come direbbe Beppe Grillo, un nostro dipendente.
L’avvocato Gaetano Pecorella oltraggia la memoria di don Peppino Diana, un sacerdote anticamorra caduto sotto i colpi della criminalità organizzata, e, piuttosto che rettificare, rilancia e se ne compiace.
Nell’impazzito Partito Democratico, Se po’ ffà Veltroni, cerca di rinverdire le proprie naufragate aspirazioni proponendo, udite udite, una legge sul conflitto di interessi.
Forse perché solo adesso si è reso conto della sua necessità; peccato che non ci abbia pensato prima, magari quando è stato a lungo vicepresidente del Consiglio.
Adesso, con la sua spiccata vocazione maggioritaria, ha soltanto il 25 % di consensi ed è molto improbabile che vi riesca a meno che non trovi un accordo proprio con il capo dello schieramento a lui avverso che, guarda un po’, grazie alla sua lungimiranza, siede comodamente a Palazzo Chigi.
A breve ci aspettiamo un suo autorevole ripensamento sulla politica attuale, quando arriverà ad affermare che Silvio Berlusconi è stato più innovatore di lui, perché ha inventato la discesa in campo e il partito-azienda.
E' solo questione di tempo...
A proposito, il canotto del Partito democratico, rappezzato in più parti e adesso investito pure dal ciclone pugliese delle inchieste giudiziarie, sta colando a picco, ma la cosa è tanto scontata da non fare più notizia.
A proposito, il canotto del Partito democratico, rappezzato in più parti e adesso investito pure dal ciclone pugliese delle inchieste giudiziarie, sta colando a picco, ma la cosa è tanto scontata da non fare più notizia.
Al Colle, dopo la promulgazione immediata della legge sulla sicurezza, abbiamo la certezza che non vi abita più neppure un notaio.
Come scrive tristemente Enrico Deaglio nella lettera a Repubblica del 23 luglio scorso, "Che Marcello Dell’Utri, geniale fondatore del partito Forza Italia, sia stato condannato in primo grado a nove anni di carcere per mafia e sia indicato in sentenza come ambasciatore di Cosa nostra , non scandalizza nessuno."
Ma se l’Italia si sta sfasciando, nell’indifferenza generale, la colpa è di una politica del tutto indifferente alle sorti del Paese; la quale, pur consapevole del precipizio in cui ci stiamo inabissando, continua a non essere disponibile a cedere neppure uno dei suoi mille privilegi per salvarlo.
Ecco perché solo l’antipolitica, rappresentata dalla società civile, da Beppe Grillo e dal partito di Di Pietro, in una parola, l’Anticasta, può cercare di arrestare questa altrimenti inevitabile deriva .
Speriamo che, dopo le vacanze, il movimento di Beppe Grillo rompa gli indugi delle liste territoriali e si proponga finalmente come forza politica nazionale per dare la spallata decisiva ad una corporazione politica che ci ha ridotti impunemente al lastrico.
Sarà forse un caso che, riprendendo le parole di Deaglio, "L’Italia che ha avuto migliaia di pentiti nel mondo criminale, non ne ha avuto uno solo nella politica".
Come scrive tristemente Enrico Deaglio nella lettera a Repubblica del 23 luglio scorso, "Che Marcello Dell’Utri, geniale fondatore del partito Forza Italia, sia stato condannato in primo grado a nove anni di carcere per mafia e sia indicato in sentenza come ambasciatore di Cosa nostra , non scandalizza nessuno."
Ma se l’Italia si sta sfasciando, nell’indifferenza generale, la colpa è di una politica del tutto indifferente alle sorti del Paese; la quale, pur consapevole del precipizio in cui ci stiamo inabissando, continua a non essere disponibile a cedere neppure uno dei suoi mille privilegi per salvarlo.
Ecco perché solo l’antipolitica, rappresentata dalla società civile, da Beppe Grillo e dal partito di Di Pietro, in una parola, l’Anticasta, può cercare di arrestare questa altrimenti inevitabile deriva .
Speriamo che, dopo le vacanze, il movimento di Beppe Grillo rompa gli indugi delle liste territoriali e si proponga finalmente come forza politica nazionale per dare la spallata decisiva ad una corporazione politica che ci ha ridotti impunemente al lastrico.
Sarà forse un caso che, riprendendo le parole di Deaglio, "L’Italia che ha avuto migliaia di pentiti nel mondo criminale, non ne ha avuto uno solo nella politica".
Buone vacanze!
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