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giovedì 22 settembre 2011

La Lega Nord di Bossi salva 'Roma ladrona'

E così la strana coppia Bossi Berlusconi ha salvato il deputato del Pdl Marco Milanese, braccio destro di Giulio Tremonti, dall'arresto.
Un'altra delle pagine nere della democrazia italiana, che ormai non si contano più.
Le nostre istituzioni sono da tempo svuotate di ogni credibilità e la sovranità, che ancora la Costituzione declama appartenere al popolo, è di fatto alla mercé di due personaggi vecchi  e malconci, diventati bersaglio del ludibrio internazionale.
Negli stessi minuti in cui  la maggioranza Pdl Lega salvava Milanese dalle patrie galere con una votazione al fotofinish (312 contro 305) lo spread tra i nostri BTP e i Bund tedeschi volava a 411 punti, a conferma di un discredito che ha varcato da tempo non solo i confini nazionali ma persino gli oceani.
Come si possa continuare così, con l'uno che delira di secessione e l'altro che grida al complotto mentre il clamore degli scandali attorno a lui diventa assordante, è cosa che supera l'umana comprensione.
Nel frattempo il Paese, abbandonato a se stesso, sta affondando inesorabilmente e la rabbia sociale ha oltrepassato il livello di guardia: prova ne siano i fischi e gli insulti che, non più tardi di ieri,  il sindacato di polizia ha riservato al ministro della difesa Ignazio La Russa, uscendo da Montecitorio.
E con lo spread che si allarga sempre di più, la falla di bilancio rischia di non essere più arginabile, nemmeno se si mettesse mano  in fretta e furia all'ennesima manovra lacrime e sangue (20 miliardi di euro?), fra l'altro già data per certa da molti osservatori.
Soltanto il Presidente della Repubblica, nel suo ruolo istituzionale, può evitare la catastrofe invitando ufficialmente Berlusconi a raggiungerlo al Quirinale per l'ultimo atto.

giovedì 11 agosto 2011

I Quattro dell'Apocalisse e l'ipermacelleria sociale

In questi giorni di tempesta, due persone sicuramente, per il bene di tutti, non andrebbero mai intervistate.
La prima è il ministro del Tesoro e dell'Economia Giulio Tremonti.
Ormai non passa giorno senza che ci vomiti addosso tutto il suo malumore con una serie di iniziative straordinarie da prendere per tagliare il bilancio pubblico (dalla famigerata imposta di bollo sui conti titoli dei risparmiatori, ovvero la classica patrimoniale per i poveri, ai ticket sanitari, al taglio delle pensioni, al taglio degli stipendi pubblici, ad un'imposta straordinaria sui redditi medio-alti, all'accorpamento delle festività con le domeniche, ai ticket sui ricoveri ospedalieri (!!!), fino all'ennesima idiozia di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione insieme all'abominio di abrogare l'art. 41 che sancisce i limiti dell'iniziativa privata nell'ambito dell'utilità sociale).
Afflitto da grane private e figuracce pubbliche, ormai è andato completamente in bambola e spara misure lacrime e sangue senza rendersi veramente conto di quello che dice, tanto da smentirsi di volta in volta.
Insieme a Umberto Bossi e Silvio Berlusconi costituisce un trio da far venire i brividi, la cui credibilità a livello europeo ormai è molto vicina a zero.
Tant'è che Sarkozy e la Merkel li consultano, si fa per dire, solo a giochi fatti.
Per nostra sfortuna, adesso non appena dicono qualcosa di ufficiale davanti ai microfoni, i mercati se la prendono di brutto.
Insomma rappresentano un ulteriore grave fattore di instabilità per le finanze italiche.
Il motivo è che per anni hanno negato l'evidenza della crisi (fino all'altro ieri!), poi d'improvviso sono partiti sparati deliberando in fretta e furia provvedimenti che vanno a colpire soltanto la povera gente, guardandosi bene dal solo sfiorare i loro privilegi e le loro ricchezze (guai a parlare di imposta sui grandi patrimoni, o di lotta all'evasione fiscale, piuttosto preferirebbero rinunciare persino al bunga bunga...).
Un'accozzaglia di misure prese tanto per fare ammuina e colpire socialmente chi in questi anni li ha avversati, ben sapendo che con questo modo di sgovernare il Paese la crisi non verrà tamponata; al contrario, avrà esiti letali forse per il 90% degli Italiani.
Ma quello che più sorprende è la loro grande e, per certi versi, sorprendente, incompetenza tecnica.
Un ministro che teorizza il pareggio di bilancio in Costituzione rinuncia a priori a tutte le politiche keynesiane cioè alla gran parte della politica fiscale.
Se un Governo, che già non dispone più della leva monetaria, sacrifica pure la politica fiscale vuol dire che sconfessa se stesso: basterebbe allora un semplice Ragioniere dello Stato e la Corte dei Conti per mandare a quel paese tutta la politica con l'annesso carrozzone!
Ecco chi odia la politica, altro che Beppe Grillo e il suo movimento...
D'altra parte, basterebbe leggere le cronache di Oltreoceano dell'appena conclusosi esasperante braccio di ferro tra il presidente americano Obama e gli oltranzisti del Tea party, per rendersi conto che inserire una norma del genere in Costituzione è da irresponsabili.
Una stima prudenziale sulle pessime performance della Borsa di Milano di questi giorni, ci fa azzardare che uno spread di 1-1,5% rispetto alle altre Borse europee, sia attribuibile proprio alla crisi di credibilità del governo italiano.

La seconda persona che in tempi come questi mai e poi mai si dovrebbe intervistare è Walter Veltroni, ex leader del PD; il quale non pago degli sfracelli già realizzati in quei panni, promette di dare ancora il meglio di sè. 
Prima addirittura caldeggia entro agosto una modifica costituzionale per sancire il pareggio di bilancio poi, nell'intervista su La Stampa di oggi, rilancia l'ipotesi di un governo istituzionale, smentendo clamorosamente il suo segretario.
E' la stessa intervistatrice, Antonella Rampino, che glielo fa notare: "Ma voi del Pd siete divisi. Lei chiede un governo istituzionale, «alla Ciampi», e Bersani le dimissioni di Berlusconi e le elezioni."
E l'impareggiabile Walter così risponde: "Mi pare che tutto il Pd oggi chieda un governo istituzionale, con passo indietro di Berlusconi. Precipitare nelle elezioni, e per giunta con il rischio di attacchi speculativi, sarebbe pericoloso per il Paese".
Così, mentre il governo di Scilipoti progetta ipermacelleria sociale, nel PD, salvo litigare e dividersi egregiamente alla Veltroni, nessuno si dà da fare per spezzare questa spirale ideologica pericolosissima a cui i cavalieri dell'Apocalisse ci stanno condannando.

mercoledì 22 giugno 2011

Bossi e Berlusconi, il patto di latta che fa colare a picco l'Italia

Quella ottenuta ieri a Montecitorio dal tandem B&B è stata una fiducia di carta, firmata da due leader spenti, avviatisi inesorabilmente sul viale del tramonto: tutto merito di quel manipolo di parlamentari responsabili come Scilipoti che sono saltati dalle file dell'opposizione a quelle della maggioranza, dal famigerato 14 dicembre.
Un bilancio fallimentare quello del governo PDL-Lega, che in tre anni abbondanti di legislatura non è riuscito a fare un bel niente, mentre i maggiori partner europei corrono. 
La questione rifiuti a Napoli è l'emblema di questa caporetto fin sul piano più congeniale a Berlusconi, quello mediatico: cumuli di immondizia tracimano da tutti i notiziari televisivi e propagano i loro fetidi miasmi nelle case degli Italiani, costretti a mille rinunce da una situazione economica ed occupazionale gravissima.
La politica dei tagli orizzontali di Tremonti sta smantellando interi settori sociali, dalla scuola alla sanità, ma ciò nonostante siamo sempre più vicini alla Grecia... e nuovi minacciosi tagli si preannunciano.
Continuare così ed assistere al teatrino quotidiano di due uomini politici bolliti ma indissolubilmente legati alla stessa lancia di salvataggio mentre la nave italica imbarca acqua da ogni parte, non solo è triste ma è puro esercizio di masochismo a cui le forze di opposizione e l'Altra Italia, quella uscita fuori da amministrative e referendum, devono riuscire a contrapporre un'alternativa credibile per traghettarci rapidamente a nuove elezioni, magari soltanto approvando una nuova legge elettorale.
Restare alla finestra a guardare per altri due anni cosa combinano quei due è, questo sì, da irresponsabili.

mercoledì 7 ottobre 2009

Per fortuna che la Corte c'è!

Alle 18,06 la Corte Costituzionale ha reso pubblico il suo verdetto: il lodo Alfano è illegittimo.
La legge voluta fortemente dal premier Silvio Berlusconi per garantire l'immunità processuale alle Alte cariche ed approvata in soli 25 giorni (un vero record!) nel luglio 2008, così proteggendosi dai giudizi pendenti a suo carico, e che ha visto la promulgazione lampo da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è INCOSTITUZIONALE.
L'illegittimità che pure uno studente di giurisprudenza alle prime armi avrebbe facilmente riconosciuto ma che almeno tre delle quattro Alte cariche (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato e Presidente del Consiglio) nonché l'autore, Angelino Alfano, ministro di Grazia e Giustizia, evidentemente IGNORAVANO, è stata dichiarata solennemente dalla Suprema Corte.
Il grave strappo alla nostra Carta fondamentale viene così rammendato da una sentenza storica della Corte, costretta a riunirsi e a decidere in un clima incandescente, sotto la palese minaccia del Ministro per le Riforme Istituzionali, Umberto Bossi, di mobilitare il popolo in caso di bocciatura della legge.
"Noi potremmo entrare in funzione trascinando il popolo. Il popolo ce lo abbiamo, sono i vecchi Galli'', ha dichiarato mentre i giudici costituzionali erano riuniti in camera di consiglio.
Che dire? Per fortuna che la Suprema Corte c'è!