In questi giorni di tempesta, due persone sicuramente, per il bene di tutti, non andrebbero mai intervistate.
La prima è il ministro del Tesoro e dell'Economia Giulio Tremonti.
Ormai non passa giorno senza che ci vomiti addosso tutto il suo malumore con una serie di iniziative straordinarie da prendere per tagliare il bilancio pubblico (dalla famigerata imposta di bollo sui conti titoli dei risparmiatori, ovvero la classica patrimoniale per i poveri, ai ticket sanitari, al taglio delle pensioni, al taglio degli stipendi pubblici, ad un'imposta straordinaria sui redditi medio-alti, all'accorpamento delle festività con le domeniche, ai ticket sui ricoveri ospedalieri (!!!), fino all'ennesima idiozia di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione insieme all'abominio di abrogare l'art. 41 che sancisce i limiti dell'iniziativa privata nell'ambito dell'utilità sociale).
Afflitto da grane private e figuracce pubbliche, ormai è andato completamente in bambola e spara misure lacrime e sangue senza rendersi veramente conto di quello che dice, tanto da smentirsi di volta in volta.
Insieme a Umberto Bossi e Silvio Berlusconi costituisce un trio da far venire i brividi, la cui credibilità a livello europeo ormai è molto vicina a zero.
Tant'è che Sarkozy e la Merkel li consultano, si fa per dire, solo a giochi fatti.
Per nostra sfortuna, adesso non appena dicono qualcosa di ufficiale davanti ai microfoni, i mercati se la prendono di brutto.
Insomma rappresentano un ulteriore grave fattore di instabilità per le finanze italiche.
Il motivo è che per anni hanno negato l'evidenza della crisi (fino all'altro ieri!), poi d'improvviso sono partiti sparati deliberando in fretta e furia provvedimenti che vanno a colpire soltanto la povera gente, guardandosi bene dal solo sfiorare i loro privilegi e le loro ricchezze (guai a parlare di imposta sui grandi patrimoni, o di lotta all'evasione fiscale, piuttosto preferirebbero rinunciare persino al bunga bunga...).
Un'accozzaglia di misure prese tanto per fare ammuina e colpire socialmente chi in questi anni li ha avversati, ben sapendo che con questo modo di sgovernare il Paese la crisi non verrà tamponata; al contrario, avrà esiti letali forse per il 90% degli Italiani.
Ma quello che più sorprende è la loro grande e, per certi versi, sorprendente, incompetenza tecnica.
Un ministro che teorizza il pareggio di bilancio in Costituzione rinuncia a priori a tutte le politiche keynesiane cioè alla gran parte della politica fiscale.
Se un Governo, che già non dispone più della leva monetaria, sacrifica pure la politica fiscale vuol dire che sconfessa se stesso: basterebbe allora un semplice Ragioniere dello Stato e la Corte dei Conti per mandare a quel paese tutta la politica con l'annesso carrozzone!
Ecco chi odia la politica, altro che Beppe Grillo e il suo movimento...
D'altra parte, basterebbe leggere le cronache di Oltreoceano dell'appena conclusosi esasperante braccio di ferro tra il presidente americano Obama e gli oltranzisti del Tea party, per rendersi conto che inserire una norma del genere in Costituzione è da irresponsabili.
Una stima prudenziale sulle pessime performance della Borsa di Milano di questi giorni, ci fa azzardare che uno spread di 1-1,5% rispetto alle altre Borse europee, sia attribuibile proprio alla crisi di credibilità del governo italiano.
La seconda persona che in tempi come questi mai e poi mai si dovrebbe intervistare è Walter Veltroni, ex leader del PD; il quale non pago degli sfracelli già realizzati in quei panni, promette di dare ancora il meglio di sè.
Prima addirittura caldeggia entro agosto una modifica costituzionale per sancire il pareggio di bilancio poi, nell'intervista su La Stampa di oggi, rilancia l'ipotesi di un governo istituzionale, smentendo clamorosamente il suo segretario.
E' la stessa intervistatrice, Antonella Rampino, che glielo fa notare: "Ma voi del Pd siete divisi. Lei chiede un governo istituzionale, «alla Ciampi», e Bersani le dimissioni di Berlusconi e le elezioni."
E l'impareggiabile Walter così risponde: "Mi pare che tutto il Pd oggi chieda un governo istituzionale, con passo indietro di Berlusconi. Precipitare nelle elezioni, e per giunta con il rischio di attacchi speculativi, sarebbe pericoloso per il Paese".
Così, mentre il governo di Scilipoti progetta ipermacelleria sociale, nel PD, salvo litigare e dividersi egregiamente alla Veltroni, nessuno si dà da fare per spezzare questa spirale ideologica pericolosissima a cui i cavalieri dell'Apocalisse ci stanno condannando.
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