L'ennesimo sketch in Consiglio dei Ministri, questa volta con protagonisti Tremonti e Brunetta (ma in quest'occasione ci sentiamo di prendere le parti del ministro del Tesoro!), registra plasticamente la fine di un governo. Non ci vuole molto a diagnosticarlo anche se nessuno ha il coraggio di staccare la spina.
Però è abbastanza paradossale che i giornalisti non trovino di meglio di fiondarsi su Walter Veltroni elemosinandogli un commento a caldo.
Tutti dovremmo ricordarci che se l'Italia politica versa in queste condizioni penose lo si deve in larga misura all'ex segretario del Pd che, prima, nel gennaio 2008 fece cadere il governo Prodi (a nemmeno due anni di età), poi contribuì alacremente alla inaspettata resurrezione di Silvio Berlusconi, dato per finito solo tre mesi prima, facendo conseguire alla sinistra italiana il peggiore risultato elettorale della sua storia repubblicana.
Vi ricordate la sua prediletta vocazione maggioritaria del Pd, per scrollarsi di dosso tutti i partiti di sinistra e trattare direttamente con il Cavaliere? Oppure i petulanti interventi in sua difesa perché chi osava criticare Berlusconi finiva ingiustamente per demonizzarlo?
Fortunatamente il fenomeno Veltroni durò poco e di esso il Pd si liberò senza rimpianti anche se con la pesantissima eredità del terribile governo PDL-Lega dell'uomo di Arcore.
Però ogni qualvolta comincia a profilarsi qualcosa di nuovo nell'orizzonte plumbeo della politica italiana, spuntano da tutte le parti selve di microfoni che mendicano, in crisi d'astinenza, il verbo veltroniano.
Così, in un paio di giorni, l'americano de Roma Walter, prima è intervenuto per stroncare sul nascere l'iniziativa referendaria avviata nel suo partito per abrogare la legge elettorale porcata di Calderoli, esaltando l'attuale bipolarismo maggioritario dell'Italia (come 'infatti' dimostrano, dal 1993 in poi, quasi vent'anni di decadenza politica, economica e sociale del nostro paese, in perenne guerra tra bande); e adesso decreta, noblesse oblige, la fine del governo Berlusconi.
Eh sì che lui di cadute di governo se ne intende!
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