Di fronte allo stupore suscitato in una fetta non trascurabile dei suoi lettori dalla posizione pro Tav di Michele Serra, in coda agli analoghi pareri favorevoli di tutta la nomenklatura del Pd, ci saremmo aspettati, se non un passo indietro, almeno un ripensamento della questione sulla base di riflessioni più accurate e meditate di quelle, veramente deludenti, lanciate come pietre dall'amaca a fine giugno.
Purtroppo così non è stato e nella sua seconda rubrica su Repubblica, nel supplemento settimanale Il Venerdì dell'8 luglio, l'uomo dell'Amaca torna sul tema per ribadire lo sciocchezzario che già ci aveva propinato.
Se prima potevamo pensare ad un colpo di sole preso ronfando colpevolmente sull'amaca, adesso abbiamo la certezza che non si tratti di un disturbo passeggero e che non basterà l'aspirinetta o il classico rimedio della nonna ad abbassargli la febbre ed a restituirgli l'arguzia perduta.
Innnanzitutto, bolla la battaglia anti-Tav come controproducente e reazionaria, in un mix di frasi fatte e dosi non omeopatiche di supponenza.
Così nella mente di Serra la Tav trasfigura a "un'idea transnazionale, collegata e organica dei trasporti, in sostanza ad un'idea europea del territorio" ed egli non si capacita di "come la sola Val Susa, o qualunque altro segmento di un'opera pensata su scala continentale, possa da sola bloccare tutto".
Come non notare il livello terra terra della replica fino alla contraddizione insita nel ritenere che "davvero moderno sia riuscire a connettere piccoli e grandi sistemi senza che gli uni prevarichino sugli altri, e viceversa".
Ma non è forse la prevaricazione (e la militarizzazione della Val Susa di questi giorni) il peccato originale della Tav, accettata di buon grado proprio dai suoi fautori?
Ma non è forse la prevaricazione (e la militarizzazione della Val Susa di questi giorni) il peccato originale della Tav, accettata di buon grado proprio dai suoi fautori?
Infatti, cos'altro rappresenterebbe, in presenza di vie di traffico alternative attualmente largamente sottoutilizzate, scavare un enorme buco, sconvolgendo per sempre ritmi di vita ed equilibri naturali di una vallata alpina, soltanto per mandare le mozzarelle a trecento all'ora (come giustamente ama ripetere Beppe Grillo)?
Per di più infischiandosene di pareri autorevoli e di quelli, più che obbligatori, delle popolazioni locali!
Ma Serra, davanti ai suoi lettori, nella foga di rispettare un brutto copione, non si accorge di essersi infilato in un vicolo cieco: da cui non è facile uscire, per il rispetto che deve a se stesso, neppure se già ci fosse la Tav!
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