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domenica 11 marzo 2012

I 100 giorni del governo Monti: un grande avvenire dietro le spalle

Il governo degli pseudotecnici, quello che toglie ai poveri pur di non disturbare i ricchi, è arrivato al traguardo dei primi 100 giorni e già molti si interrogano su che cosa ne sarà in futuro, magari dopo le elezioni del 2013. 
Prima di guardare in avanti varrà forse la pena di girarsi indietro per capire che cosa ha combinato finora.
Sicuramente è riuscito a togliere parecchie castagne dal fuoco a Silvio Berlusconi che, tra una manovra di mezza estate, la lettera della BCE, gli scandali privati, le varie inchieste giudiziarie sulle mille e una cricca, gli attacchi finanziari ai suoi gioielli di famiglia, era giunto alla fine di ottobre in completo stallo e in grosso debito di credibilità internazionale, nel pieno di una tempesta finanziaria che aveva portato il rendimento dei titoli di stato italiani oltre la soglia psicologica del 7%, ad un passo del default con il famigerato spread sui bund tedeschi decennali stabilmente sopra i 500 punti.
Soprattutto è stato capace di varare una manovra lacrime e sangue che rappresenta il fiore all'occhiello per una destra tecnocratica e filoeuropea: in Europa nessun altro governo è riuscito a fare di più, tanto che l'Italia può oggi vantare (si fa per dire!) le regole previdenziali più severe del vecchio continente e gli stipendi tra i più bassi (al 23°posto tra 30 paesi OCSE).
Dopo questa partenza bruciante, trascorse le vacanze di fine anno, la guida del governo è stata assai più incerta e contraddittoria: sia la manovra delle liberalizzazioni che il decreto sulle semplificazioni, strombazzati come passaggi epocali, si sono rivelati ben poca cosa, confermando l'assoluta inadeguatezza dell'esecutivo guidato da Mario Monti non solo di proporre una necessaria redistribuzione del reddito, condizione necessaria per riavviare il motore dello sviluppo, ma semplicemente di modulare gli ulteriori sacrifici imposti ai cittadini in proporzione alla loro condizione economica.
Niente da fare, pagano sempre i soliti noti, lavoratori e pensionati, mentre pure le categorie che a chiacchiere erano state prese di mira come tassisti, notai, liberi professionisti, farmacisti, hanno potuto tirare il proverbiale respiro di sollievo.
Di imposta patrimoniale non è rimasta quasi traccia: la nuova Ici, cioè l'Imu, colpisce tutti, con un vero e proprio shock per i piccoli proprietari e le imprese agricole.
La cosiddetta minipatrimoniale sulle attività finanziarie è poi una autentica beffa: non il quotidiano dei bolscevichi, ma Il Sole 24 ore qualche giorno fa ha titolato che la stangata non è per tutti ma nel 2012 risparmia proprio i grandi patrimoni, dato che il bollo dell'1 per mille prevede un tetto di 1.200 euro. Con una imbarazzante curiosità:  a beneficiarne saranno pure i coniugi Monti...
Delle tre parole d'ordine rigore-equità-crescita, resta solo soletto il rigore, ma a questo punto trattasi di pura vessazione sociale.
E se lo spread è sceso fino a quota 300 lo si deve in massima parte alla gigantesca immissione di liquidità effettuata dalla BCE di Mario Draghi che in due tranches, il 22 dicembre e il 28 febbraio scorsi, ha immesso qualcosa come 1000 miliardi di euro nel sistema bancario europeo: per intenderci metà del debito pubblico italiano.
Con questi soldi presi in prestito al tasso simbolico dell'1% per tre anni, le banche hanno potuto acquistare i titoli di stato che ancora garantiscono un rendimento medio attorno al 4%: ecco spiegato il miracolo della discesa dello spread!
Nel frattempo, contrariamente ad ogni previsione  azzardata al momento delle sue dimissioni, adesso Berlusconi non solo non è fuori gioco ma è politicamente più forte, avendo recuperato in questi mesi  molte frecce al suo arco.
Come avrebbe potuto sperare di meglio quel freddo sabato di novembre quando salì al Quirinale per dimettersi tra i fischi e le scene di giubilo della folla, di ritrovarsi tre mesi dopo senza aver dovuto caricarsi personalmente della responsabilità di misure impopolari, lasciando che a farlo fossero i tecnici?
E adesso  pure con l'inopinata prescrizione sul processo Mills e, ciliegina sulla torta, con l'annullamento della condanna di 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa al suo fido scudiero Marcello Dell'Utri!
E' proprio tutto un altro clima ora, tant'è che lui e il suo delfino, quello con o senza quid (a voi la scelta!), possono sparare ancora una volta ad alzo zero contro i magistrati: eppur non chiamandoli pecorelle, nessuno si scompone più di tanto, meno ancora dentro il partito di Bersani.
Infatti, senza il Partito Democratico e il suo emerito segretario, tutto questo sarebbe stato materialmente impossibile.
Se non è restato un sogno del Cavaliere, è anche grazie al partito in cui militava il tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, quello che ha fatto fuori 13 ma forse 25 milioni di euro: sì quello che al ristorante dietro il Pantheon spendeva 100 euro a testa per l'antipasto e 180 euro per un piatto di spaghettini al caviale, tutto in conto al partito, senza che nessuno si sia mai accorto di nulla. E che intervistato da Servizio Pubblico di Michele Santoro si domanda incredulo: "Dove sono finiti i 181 dei 214 milioni di euro che ho amministrato. 181 li abbiamo usati tutti per pagare il personale e per pagare i telefonini??".
Ma è anche grazie al segretario Pierluigi Bersani che, intervistato da Repubblica venerdì scorso, rivendica la riforma delle pensioni con queste parole"Quando mi fermano al supermercato- perché io vado al supermercato - le persone si lamentano per la riforma della previdenza. Dicono 'Segretario, noi andremo in pensione quattro anni dopo'. Io, nel rispondere ci metto la mia di faccia, e credo di dare così un contributo alla discesa dello spread".
E sulla TAV  è ancora una volta ultimativo: "Il se non è più in discussione. Non c'è più spazio per posizioni ambigue che con la scusa del dialogo possano mettere in forse l'opera. Si può invece discutere il come".
Per il democratico Bersani l'opera va fatta, il dialogo su questo punto è inutile.
Che poi la sollecitazione non solo provenga dalle popolazioni della Val di Susa (e oltre!) ma da più di trecento docenti universitari, ricercatori e professionisti è cosa che proprio non lo riguarda.
In fondo un'opera pubblica da oltre 20 miliardi di euro, pronta forse nel 2030, mentre il Paese è alla canna del gas, che vuoi che sia?
Fra l'altro come non essere ottimisti vista e considerata l'attenzione certosina che i suoi colleghi di partito, vedi i casi Lusi, Penati e compagnia gaudente, hanno per il denaro pubblico?
Lasciateci però ancora credere che di fronte ai cittadini non ci si possa intestardire su un megaprogetto senza prima essersi rimboccati le maniche (vi ricordate la mitica camicia di Bersani nel manifesto elettorale?) e essersi confrontati a viso aperto con loro.
Il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, nel suo odierno editoriale freme alla sola idea che si possa aprire un confronto pubblico sul tema e si domanda ironicamente se ci sia forse una "Repubblica referendaria" da creare o un "Palazzo d'Inverno da invadere".
Ma la risposta è molto più semplice: c'è una intera classe dirigente, di destra e di sinistra, incompetente, corrotta e infingarda, da mandare a casa.
A stretto giro di urne. 

martedì 28 febbraio 2012

PD e PDL sul TAV, Treno ad Alta Vergogna

Nonostante la crisi economica e finanziaria, il governo dei tecnici, alias duopolio PD-PDL, sta ingaggiando con la popolazione della Val di Susa (e non solo!) una battaglia senza precedenti e senza esclusione di colpi, sordo a qualsiasi appello alla riflessione che dalla società civile si sta alzando, disposto a tutto pur di avviare un'opera gigantesca, dai costi folli, unanimamente riconosciuta del tutto inutile dai maggiori esperti del settore.
Per la politica, si va avanti come se niente fosse, perché di fronte agli appalti miliardari, non c'è manifestazione pacifica che possa sia pure semplicemente rallentare, meno che mai bloccare, l'avanzata delle ruspe.
Ormai è chiaro che gli uomini del PD e del PDL, nascosti dietro gli pseudotecnici del governo Monti,  non sono in alcun modo disposti ad aprire una discussione pubblica sulla fattibilità di un'opera da 20 miliardi di euro preventivati, infischiandosene altamente del dissenso generale, in un periodo in cui ci dicono di continuo non esserci i soldi per nulla: per la sanità, per la manutenzione stradale, per il dissesto idrogeologico del nostro paese,  per mettere in sicurezza le tante scuole fatiscenti, per costruire nuove carceri, per fare il pieno alle macchine della polizia, per mantenere le detrazioni fiscali a lavoratori e pensionati, per i beni culturali, per la ricerca scientifica,... insomma per una miriade di necessità pubbliche. 
Eppure per la TAV, che distruggerà una valle alpina creando per giunta infiniti problemi ambientali, i soldi ci sono eccome.
E si va avanti, costi quel che costi, anche se bisogna militarizzare una vasta zona pedemontana, anche se ci può scappare il morto.
Il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, all'indomani del gravissimo incidente occorso a Lucca Abbà, uno dei leader della protesta locale contro la TAV, non sa fare altro che dire: "Si va avanti".
Ma a che titolo parla? Chi lo ha eletto per prendere una posizione così poco tecnica e tanto cinica?
Ah, dimenticavamo: l'ABC della Casta, il trio Alfano-Bersani-Casini, quelli dell'inedita alleanza tecnica.
Massimo Giannini, dai microfoni Rai di Prima Pagina, la popolare trasmissione mattutina di RadioTre, ha detto che il governo Monti rappresenta non la sospensione della democrazia, semmai la sospensione della politica.
Come se fosse possibile avere in una democrazia parlamentare disinvoltamente il commissariamento della politica senza che questo comporti ipso facto la fine della democrazia tout court.
Ma  questa è pure la Caporetto dell'intellighenzia, dei media che in queste settimane stanno facendo di tutto per derubricare la protesta TAV a mera questione di ordine pubblico.
Così gli oppositori della Val di Susa diventano amici e fiancheggiatori dei terroristi o essi stessi terroristi, pur con le sembianze di pensionati, lavoratori, sindaci, giovani coppie con bambini, artigiani, commercianti, maestre.
La politica è così prona di fronte agli interessi miliardari che si stanno concentrando sulla valle (basti pensare al business del movimento terra per scavare un doppio buco da 50 chilometri di lunghezza divorando roccia con presenza di amianto) che preferisce restare dietro le quinte mandando  i cosiddetti tecnici in avanscoperta a continuare il gioco sporco già avviato nella fase esecutiva dal governo Berlusconi.
Mentre i media li spalleggiano affrettandosi a dire che ormai, per quanto l'opera possa rivelarsi inutile e dannosa, la decisione è ormai stata presa (da chi?) ed è ormai irrevocabile.
Marco Imarisio, oggi, dalle colonne del Corriere della Sera commenta con parole che non esitiamo a definire agghiaccianti la situazione che si è venuta a creare in Val di Susa, rinfacciando ai politici di non aver detto parole chiare sulla vicenda e cioè che la protesta delle popolazioni della valle è una "causa persa" perchè l'opera si deve fare, punto e basta.
E chi si oppone non è un portatore di interessi legittimi, nella migliore delle ipotesi è un visionario, probabilmente è un matto.
A questo livello di intolleranza e di degrado culturale è giunto il dibattito civile nel nostro paese!
Eppure sono vent'anni che si è premuto sull'acceleratore di questo inferno prossimo venturo, senza che la politica e la nostra classe dirigente si siano sentite in dovere, per una volta almeno, di interpellare i cittadini che, da subito e spontaneamente, hanno fatto sentire la loro voce contraria.
Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. 
Così PD e PDL hanno stretto un patto di ferro per decidere sopra la testa della gente.
Guarda un po', dopo tanti scontri al calor bianco,  è proprio in questo che hanno trovato unità d'intenti: nel fare carta straccia della sovranità popolare.
Insomma,  la TAV come l'articolo 18, come la riforma delle pensioni, come le liberalizzazioni fasulle... alla faccia della democrazia rappresentativa!
Ma ormai non si vergognano più di niente, disposti a fare carte false pur di restare a galla.
Ecco perché, con tutta probabilità, alle prossime elezioni amministrative, non avendo il coraggio di presentarsi con il proprio simbolo, PD e PDL raccoglieranno voti sotto le mentite spoglie delle liste civiche.
Nel frattempo sono  montati, senza pagare, sul Treno ad Alta Vergogna.
E ci fanno pure la predica che questa è la modernità...

PS (29/02/2012 h. 9.00): ieri sera a Ballarò show del segretario generale CISL Raffaele Bonanni che, col suo classico linguaggio sgangherato, ha difeso la TAV con parole e toni più consoni ad un padrone delle ferriere che ad un leader sindacale.
Oltre a dare informazioni false (ad esempio, che mancherebbe all'ultimazione dell'infrastruttura europea solo il tratto italiano),  il massimo della sua argomentazione è stato quello di dire che se non facessimo la TAV "noi non investiremmo un soldo e faremmo ridere l'Europa".
Onore al merito!

domenica 29 gennaio 2012

L'appoggio di Bersani al governo Monti: ormai il PD è il Partito dei Dinosauri

"Noi siamo a sostegno del governo Monti senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee. E' chiaroo?"
La battuta del segretario Pierluigi Bersani all'Assemblea nazionale del PD domenica scorsa nel corso di un intervento di oltre mezz'ora la dice lunga sullo stato confusionale in cui versa il suo partito, ormai nelle mani di un'oligarchia che ha perso completamente il senso della realtà, lontano anni luce dalla propria base elettorale.
In fondo questa frase è l'epitaffio sopra un'esperienza politica ormai da declinare al trapassato remoto.
Dove possa andare un partito che non ha più una rotta ideologica da seguire e che naviga a vista sotto costa è presto detto: o riesce a riparare in un porticciolo turistico affiancandosi ai megayacht di qualche pregiudicato prestato alla politica oppure, più probabilmente, rischia di fare la fine  della Costa Concordia, adagiandosi su un basso fondale per essersi spinto troppo in là con gli inchini verso i poteri forti, dimenticando di schivare gli scogli dell'emergenza economica e sociale.
Perché il governo Monti, ormai è chiaro, rappresenta il volto migliore del vecchio ministero Berlusconi: come tale si è accreditato agli occhi della cancelliera tedesca Angela Merkel per aver promesso (e mantenuto, a differenza dell'uomo di Arcore!) una politica di grave austerity economica e di tagli dichiaratamente antipopolari.
Il tutto edulcorato con i fuochi d'artificio di una propagandata manovra su liberalizzazioni e semplificazioni che, al di là del polverone mediatico,  non sfiora neppure le rendite dei grandi monopoli (banche, assicurazioni, media, concessionari di pubblici servizi), lasciati completamente indisturbati.
La panzana che comunque queste misure porteranno ad un aumento del Pil del 10% (come e in quanto tempo?) è poi degna del miglior Berlusconi.
'Fare ammuina' sembra l'imperativo di queste settimane del premier Monti che fa digerire la pillola amara della recessione, delle tasse, dei tagli al welfare e dell'assenza di un qualsiasi improcrastinabile intervento di redistribuzione del reddito, con operazioni di facciata che non cambiano di un'acca i termini della tragedia sociale in atto.
E il Pd che, apparentemente non aveva fatto sconti al Cavaliere, d'improvviso è soddisfatto di quella stessa politica, adesso drammaticamente operativa, a guida bocconiana.
Fortunatamente, da questo PD, alias Partito dei Dinosauri, la gente comincia a prendere le distanze, delusa e umiliata dal grande imbroglio, dall'inciucio di sempre.
Perché i Bocconi amari da inghiottire non si contano più.
Ma come? Fino all'anno scorso, la riforma Gelmini sulla scuola era la pietra dello scandalo e ora che con Monti sta andando a regime, tutto tace dalle parti di Bersani e Veltroni! Per non parlare della legge 240 sull'Università.
E le leggi ad personam varate da Berlusconi per salvarsi dai processi? Possibile che Violante & c. ce l'abbiano più con le intercettazioni che con la ex-Cirielli che manderà in fumo, assieme ad altri 200.000 processi, quello Mills contro il Cavaliere?
Intanto si profila un'altra amnistia, più o meno mascherata, con il ventilato provvedimento 'Svuotacarceri' , tanto per dare la certezza matematica ai colletti bianchi di non varcare, mai e poi mai, le patrie galere: naturalmente con l'allegra brigata PD-PDL in perfetta sintonia.
E sul piano economico, possibile che non ci sia uno straccio di politica industriale che impedisca o almeno rallenti il processo di delocalizzazione in atto tra le imprese italiane che sta mandando a casa, peggio, in mezzo alla strada, decine di migliaia di lavoratori? E che il PD non se ne faccia carico?
O che il PD non imbracci la vittoria referendaria per contrastare il tradimento che della volontà popolare si sta consumando con la privatizzazione dei servizi pubblici locali?
Giovedì sera, nello studio di Michele Santoro, il vicesegretario democratico Enrico Letta, già nipote di cotanto zio,  si è guardato bene dall'addossare la responsabilità del disastro in cui ci dibattiamo al governo di Silvio Berlusconi, preferendo esaltare Ciampi e Prodi per l'ingresso dell'Italia nell'Euro.
Scelta che oggi, sia pure ampiamente col senno di poi, è sotto gli occhi di tutti essere stata sciagurata. Ma il pizzinaro Letta, buon per lui, è convinto del contrario!
Per fortuna, mentre i Dinosauri del PD corrono dritti dritti verso l'estinzione (basterà ancora qualche altra sortita di Bersani!), con i loro ex elettori che si vergognano intimamente di averli mai potuti votare, sta finalmente venendo fuori qualcosa di nuovo.
A Napoli, il cosiddetto Partito dei sindaci, con in testa il primo cittadino Luigi De Magistris, nel "Forum dei Beni Comuni per i Beni Comuni", denuncia la svendita di beni primari come scuole, asili, ospedali e di tanti altri beni pubblici in nome di un malinteso federalismo demaniale rivendicando la rilevanza costituzionale del soddisfacimento dei diritti fondamentali di cittadinanza.
A Torino, intanto, sfilano i No Tav dimostrando pacificamente che nessuno, meno che mai un'oligarchia  incompetente e la cui credibilità è prossima allo zero, può pensare di ridurre un problema squisitamente politico, cioè l'opportunità economica e sociale di un progetto così impattante per l'ambiente e per le comunità locali, a pura questione di ordine pubblico.
Insomma, mentre la Casta dei corrotti, dei bolliti e dei dinosauri si trincera dietro il governo dei tecnici, la società civile prova finalmente ad alzare la testa.

martedì 20 settembre 2011

La tenaglia Pd-Pdl contro il meteorologo Luca Mercalli di 'Che tempo che fa'

Per capire lo stato tragico in cui versa il nostro Paese, stretto in una morsa mortale dagli oligarchi del Pd e del  Pdl, basta rivedere l'inizio della trasmissione inaugurale della nuova stagione televisiva del programma 'Che tempo che fa' di Fabio Fazio, andata in onda domenica sera.
Sono bastate le semplici parole pronunciate dal meteorologo Luca Mercalli, indignato per l'arresto, protrattosi da più di dieci giorni, di due attiviste del movimento No Tav semplicemente perché trovate in possesso di mascherine (di quelle che si trovano normalmente in commercio per evitare di respirare i vapori della vernice), per far scattare inesorabile l'offensiva dei berlusconiani di destra e di sinistra, ancora una volta tutti insieme appassionatamente.
Inaspettatamente, si fa per dire, i più infuriati sono proprio quelli del Pd con argomentazioni alla Gasparri, a riprova ancora una volta che, come non si stanca mai di ripetere Beppe Grillo, Pd e Pdl sono le facce di una stessa medaglia: quella della partitocrazia, che sta divorando il nostro Paese, politicamente, moralmente ma anche economicamente, intaccandone persino la sua stessa identità, culturale e ambientale. 
Sentite che cosa dichiara, Giorgio Merlo, deputato del Pd e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai:
"Anche per Fazio dovrebbe valere il principio che la propaganda aperta deve essere più contenuta, almeno quando si toccano temi delicati. Siamo contenti della permanenza in Rai di Fazio, ma ci chiediamo se la propaganda contro la Tav sia un modello di giornalismo da servizio pubblico" .
Mentre il suo collega di partito Stefano Esposito urla: "Ora Fazio dovrebbe invitare gli agenti feriti o gli operai del cantiere minacciati. Non è possibile che Mercalli faccia l'avvocato dei No-Tav con i soldi dei contribuenti."
Ci domandiamo che idea hanno di servizio pubblico costoro, improvvisati portavoce di un partito, il Pd, che di democratico nei loro intendimenti, chissà deve mantenere a malapena il nome.
Forse quello rappresentato dalla Rai attuale, dove mentre Augusto Minzolini e Giuliano Ferrara fanno il bello e cattivo tempo sulla Rete Uno, avendo licenza di dire tutto quello che gli passa per la mente da autentici pasdaran di Silvio Berlusconi, vengono soppresse le poche voci ancora fuori del coro, si cancella in silenzio la bellissima e popolarissima trasmissione della brava Emanuela Falcetti su RadioUno 'Italia Istruzioni per l'uso', si rende a Milena Gabanelli ed alla sua troupe di 'Report' la vita sempre più difficile, si condannano all'ostracismo Marco Travaglio e Michele Santoro (per non parlare del cordone sanitario alzato da vent'anni nei confronti di Beppe Grillo!), si liquida senza tante spiegazioni la satira di Serena Dandini.
Ma facciamo ripetere a Mercalli ciò che di scandaloso avrebbe detto nel salotto di Fazio:
"Ho detto che da cittadino sono indignato dal fatto che due donne, incensurate, siano in carcere per porto abusivo di maschere antigas. Ma poi quali maschere: sono filtri da verniciatore che si vendono nelle ferramenta. Una cosa non tollerabile in un paese civile. Sarebbe forse il caso di uscire da questo squallido teatrino delle ragioni di ordine pubblico, delle botte e dei lacrimogeni per tornare a parlare del merito."
Parole che solo il pregiudizio può interpretare come una difesa anti Tav ma si rivelano di assoluto buon senso e che chiunque sottoscriverebbe, a meno che nella Rai, come è purtroppo ormai da ritenere, il comune buon senso sia stato messo al bando e trasformato in un che di eversivo.
Il piddino Stefano Esposito, uno dei tanti carneadi  mandati in Parlamento grazie alla legge elettorale di Calderoli, non dovrebbe ignorare che la trasmissione di Fabio Fazio è uno dei fiori all'occhiello della Rai, grazie alla cui raccolta pubblicitaria l'azienda di viale Mazzini riesce a rimpinguare le proprie esauste casse: molto meglio, cioè, che se fosse a costo zero!
Dire che Mercalli fa l'avvocato dei No Tav a spese del contribuente non solo è una menzogna, peggio, è un'idiozia!
Cercare poi, anche semplicemente sul piano del paradosso retorico, di mettere i poliziotti contro gli abitanti della Val di Susa, quasi che la polizia debba coprire le responsabilità amministrative di una classe politica e di governo  al tracollo e che rifugge le occasioni di confronto pubblico a sostegno della bontà di quel progetto, è un'operazione scellerata. 
Ma finché si ritroverà inopinatamente al proprio fianco questa nutrita pattuglia di berluschini nel Pd, Berlusconi, a dispetto dell'esecrazione e del discredito globale, avrà facile gioco a restare a Palazzo Chigi, incurante dello spread BTP- Bund, da giorni sull'orlo dell'abisso.

domenica 10 luglio 2011

Michele Serra pro Tav: il colpo di sole non è passato!

Di fronte allo stupore suscitato in una fetta non trascurabile dei suoi  lettori dalla posizione pro Tav di Michele Serra, in coda agli analoghi pareri favorevoli di tutta la nomenklatura del Pd, ci saremmo aspettati, se non un passo indietro, almeno un ripensamento della questione sulla base di riflessioni più accurate e meditate di quelle, veramente deludenti,  lanciate come pietre dall'amaca a fine giugno.
Purtroppo così non è stato e nella sua seconda rubrica su Repubblica, nel supplemento settimanale Il Venerdì dell'8 luglio, l'uomo dell'Amaca torna sul tema per ribadire lo sciocchezzario che già ci aveva propinato.
Se prima potevamo pensare ad un colpo di sole preso ronfando colpevolmente sull'amaca, adesso abbiamo la certezza che non si tratti di un disturbo passeggero e che non basterà l'aspirinetta o il classico rimedio della nonna ad abbassargli la febbre ed a restituirgli l'arguzia perduta.
Innnanzitutto, bolla la battaglia anti-Tav come controproducente e reazionaria, in un mix di frasi fatte e dosi non omeopatiche di supponenza.
Così nella mente di Serra la Tav trasfigura a "un'idea transnazionale, collegata e organica dei trasporti, in sostanza ad un'idea europea del territorio" ed egli non si capacita di "come la sola Val Susa, o qualunque altro segmento di un'opera pensata su scala continentale, possa da sola bloccare tutto".
Come non notare il livello terra terra della replica fino alla contraddizione insita nel ritenere che "davvero moderno sia riuscire a connettere piccoli e grandi sistemi senza che gli uni prevarichino sugli altri, e viceversa".
Ma non è forse la prevaricazione (e la militarizzazione della Val Susa di questi giorni) il peccato originale della Tav, accettata di buon grado proprio dai suoi fautori?
Infatti, cos'altro rappresenterebbe, in presenza di vie di traffico alternative attualmente largamente sottoutilizzate, scavare un enorme buco, sconvolgendo per sempre ritmi di vita ed equilibri naturali di una vallata alpina, soltanto per mandare le mozzarelle a trecento all'ora (come giustamente ama ripetere Beppe Grillo)?
Per di più infischiandosene di pareri autorevoli e di quelli, più che obbligatori, delle popolazioni locali!
Ma Serra, davanti ai suoi lettori, nella foga di rispettare un brutto copione, non si accorge di essersi infilato in un vicolo cieco: da cui non è facile uscire, per il rispetto che deve a se stesso,  neppure se già ci fosse la Tav!

martedì 5 luglio 2011

A favore della TAV, una classe politica da mandare a casa

Gli incidenti della TAV hanno messo in luce ancora una volta che PD e PDL sono le facce di una stessa medaglia.

Di fronte alla legittima protesta delle popolazioni della Val di Susa che, da sempre, sono contrarie allo sventramento delle Alpi per un’ennesima linea ferroviaria ad alta velocità, in un territorio già martoriato da infrastrutture gigantesche di ogni tipo, la sola risposta che sanno formulare i due principali partiti politici è quella di criminalizzare la protesta per poter surrettiziamente ridurre un problema di allocazione di risorse pubbliche a questione di ordine pubblico.

Per raggiungere questo obiettivo stanno facendo a gara tutti: mass media, salvo poche voci fuori dal coro, e i politici del polo unico PD+PDL.

Purtroppo da gente come Maroni, Cota, Matteoli, non ci si poteva attendere di meglio; ma assieme a loro, gareggiano al massimo ribasso i Bersani, i Fassino e i tanti dirigenti della sinistra che fu (ed adesso si capisce perché!).

Se l’opposizione glissa sulla questione economica, finanziaria, ambientale, sociale, che sta dietro a questa infrastruttura monstre e non tenta di abbozzare una qualche spiegazione agli Italiani di un atteggiamento, peggio che pilatesco, di dichiarato sostegno dell’opera, addirittura soffiando sul fuoco delle tensioni per invocare la prova di forza della polizia, è segno proprio che questa classe politica deve andarsene a casa.
Non solo non ha imparato nulla dalle consultazioni elettorali di primavera; ma è del tutto impreparata sul piano tecnico-professionale.


Guardando alla cronaca degli ultimi giorni, è chiaro che nessuno può difendere i presunti black bloc e le loro violenze; ma, a maggior ragione, non è accettabile che le forze dell’ordine sparino lacrimogeni ad altezza d’uomo come ha testimoniato il corrispondente di Al Jazeera.

Né è tollerabile, in una democrazia normale, che non ci sia politico del monolito  PD+PDL disposto ad aprire una discussione franca davanti al Paese per dimostrare nel merito la validità di quest’opera.

Per capire il degrado della nostra classe politica, protesa a difendere solo se stessa, è illuminante l’intervista su Repubblica di domenica scorsa del piddino Piero Fassino, ora sindaco di Torino, che sulla manifestazione dei No Tav ad un certo punto si lascia sfuggire: "A sfilare ci saranno gruppi che dicono no ad altre opere, dal Dal Molin al ponte sullo stretto di Messina. La marcia sta assumendo i connotati in una manifestazione contro qualsiasi infrastruttura moderna, si rischia una regressione culturale".

A questo pasionario della TAV, qualcuno dovrebbe spiegare che l’economia moderna è cambiata e che oggi lo sviluppo economico passa principalmente per l’innovazione tecnologica; molto meno per la costruzione di grandi infrastrutture ferroviarie o autostradali (a meno che non si dimostri, dati alla mano, la loro specifica utilità).

Come volano dello sviluppo funziona molto meglio l’investimento nelle nuove reti telematiche, nelle energie rinnovabili, nell’innovazione tecnologica, nella ricerca, nell’istruzione, nella sanità, nei beni culturali e ambientali.

Ignorare ciò, questo sì, è vera regressione culturale; a cui si abbinano quantità industriali di arroganza.

Tronfio della propria ignoranza, su una cosa l’impareggiabile Piero ha ragione: soffia sul Paese un vento di protesta; ma non contro le opere pubbliche (magari se ne avviassero di veramente necessarie!) ma contro una classe politica incompetente, che vive molto al di sopra dei propri meriti e che, a secco di argomenti, lancia la polizia contro i cittadini.

Così, a certificare il fallimento politico della casta, non basta più il ruolo di supplenza della magistratura, ci vuole pure quello delle forze dell’ordine!

Privi ormai di qualsiasi credibilità (men che meno di autorevolezza!), i nostri parlamentari, figli della legge porcata, ormai rappresentano solo se stessi e i propri privilegi a cui restano attaccati con le unghie e con i denti: per non rinunciare neppure ad un euro dei loro lucrosi emolumenti, si appellano persino ai diritti acquisiti, mentre non muovono un dito contro la macelleria sociale avviata da anni dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti.

Ecco perché oggi ci sentiamo tutti cittadini della Val di Susa.

lunedì 27 giugno 2011

E Bersani, leader di cartapesta, appoggia il governo contro i No Tav

Di fronte alle drammatiche notizie provenienti dalla Val di Susa con il governo Berlusconi che militarizza tutto e va all'assalto della popolazione, cosa fa Pierluigi Bersani, leader del PD? 
Per caso interviene in sua difesa? (come sarebbe suo compito, diremmo, istituzionale!).
Macché, addirittura tenta di criminalizzare il movimento, puntellando il governo e la sua svolta autoritaria.
Sentite che cosa ha il coraggio di dire:
"Quelli di stamani in Val di Susa sono avvenimenti spiacevolissimi. C'è molta amarezza da parte nostra. Nel movimento no-Tav ci sono anche frange violente: negarlo significa assolverli e non siamo d'accordo".
Una grande ipocrisia con cui appoggia, neppure tanto velatamente, la spedizione punitiva di Maroni e del governo di centrodestra. Purtroppo per lui le immagini parlano chiaro: di presunti terroristi in Val di Susa non si vede ombra; al contrario, ci sono famiglie intere: madri, padri, nonni, nipoti, che si oppongono alla devastazione insensata della loro terra.
Bravo Bersani!
Come direbbe Maurizio Crozza, "Ragasssi, ma siam passsi?? Mica siam qui a buttar giù Berlusconi..."

Il pugno di ferro del leghista Maroni contro i No Tav, ultimo tradimento della Lega

L'attacco del ministro di polizia Roberto Maroni, leghista doc, alle popolazioni della Val di Susa per abbattere con la forza pubblica la resistenza di massa contro la TAV, è non solo un'azione violenta, sconsiderata ed antidemocratica, ma è il tradimento lampante di tutte le buffonate sulla cosiddetta autodeterminazione dei popoli padani che i vertici della Lega Nord si sono inventati e sono andati ripetendo monotonamente in questi anni, andando a sollecitare gli istinti peggiori della gente del profondo Nord.
Che proprio un leghista decidesse di aggredire militarmente la 'sua gente' per assecondare i formidabili appetiti dei potentati economici che si nascondono dietro la folle decisione della burocrazia europea di costruire un'opera pubblica tanto gigantesca quanto inutile, che costerà decine di miliardi di euro e che sarà pronta, nella migliore delle ipotesi, tra vent'anni (!!!),  rappresenta la giusta punizione per i tanti ingenui che hanno creduto in un gruppo di sfaccendati, culturamente e politicamente impresentabile, che alla fine degli anni Ottanta si è imposto sulla scena politica nazionale cavalcando i giustificabilissimi malumori della parte d'Italia economicamente più forte contro i guasti causati dalla partitocrazia nel nostro paese.
Ma ormai il re è nudo: il bluff leghista è stato scoperto.
Si può ormai affermare senza timore di smentita che il Settentrione ha mandato a Roma la parte peggiore di sè, che non solo ne ha spudoratamente tradito gli ideali ma che ha finito per combattere manu militari la sua stessa base elettorale.
Non c'è quindi di che meravigliarsi se uno come Maroni, che a suo tempo subì una condanna per aver morso il polpaccio di un poliziotto, mandi proprio  i poliziotti contro la popolazione valsusina.
Sì, quello stesso ministro che, solo una settimana fa, sul pratone di Pontida mostrava ai suoi illusi sostenitori la pseudo targa di un ministero che il delirio dei gerarchi della Lega voleva, chissà perché, trasferire a Monza.
Ma da questi politici, che hanno rinnegato persino la loro identità pur di assicurarsi uno strapuntino nei salotti romani,  sareste ancora disposti a comprare un'auto usata?