E così la madre di tutte le privatizzazioni sta per emigrare all’estero.La Telecom sta per lasciarci, grazie alle geniali intuizioni di D’Alema & c. che, infischiandosene delle mille perplessità avanzate a suo tempo dal popolo di sinistra, al grido di evviva il mercato, abbasso lo statalismo, con la privatizzazione della rete telefonica nazionale ha mandato all’aria forse la più strategica industria nazionale: le telecomunicazioni.Ormai da tempo la telefonia mobile nazionale parla cinese, egiziano, nella migliore delle ipotesi inglese; quella fissa, che è stata costruita in decenni dai contribuenti italiani, forse parlerà russo insieme alla Tim.I capitani coraggiosi capeggiati da Colanino, come li definì il nostro più acuto politico di sinistra, hanno battuto la ritirata da tempo, non senza essersi portati via una sostanziosa liquidazione; in questi anni, di veri imprenditori al timone la Telecom non ha visto nemmeno l’ombra.Cosa abbiano fatto gli uomini della Pirelli in tutto questo tempo, è presto detto: provate a telefonare, navigare in Internet, acquistare un servizio tramite il 187 e… vedrete!Comunque sia, basta andarsi a rivedere l’inchiesta di Report (trasmessa l’anno scorso su Rai 3) per capire lo stato di abbandono in cui sono tenuti i telefoni d’ItaliaLa destra tace, la sinistra compie errori colossali: e chi sbaglia, non paga.Qualcuno dovrebbe spiegarci perché la TAV per trasportare le mozzarelle a 300 all’ora (come dice Beppe Grillo!), s’ha da fare, nonostante l’enorme impatto ambientale ed i folli costi, mentre le preziosissime ed ecologiche autostrade dell’informazione, vero punto di forza di un paese moderno, possono essere abbandonate nelle mani del ricco forestiero di turno…che magari le acquista per spiarci!!
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