Si dice che in Italia il clima di rissosità tra i partiti impedisca quelle tanto auspicate riforme che il Paese attende da anni.Quello che appare inspiegabile è che nonostante questo clima di lite continua, gli atti concreti di governo non sono poi così diversi da una coalizione all’altra. In altri termini, 5 anni di governo Berlusconi, con qualche caduta di immagine, non sono poi così diversi dal primo anno del governo Prodi, a parte la simpatia personale che i due leader possono diversamente ispirare. Ma questo è un altro discorso.Anzi, se ci riflettiamo un attimo, si scopre che i motivi dominanti della campagna elettorale condotti dall’Unione di centro sinistra per mandare a casa Berlusconi sono stati quasi tutti dimenticati non appena la coalizione vincente ha varcato palazzo Chigi.Che fine ha fatto la legge sul conflitto d’interesse, e quella sulle televisioni per cancellare la tanto vituperata legge Gasparri? Perché ancora non è stata cancellata la legge sul falso in bilancio? E le leggi ad personam in tema di giustizia, la legge 30 sul lavoro: com’è possibile che stanno ancora tutte in piedi??Che le cose non girassero per il verso giusto lo si era capito ad urne ancora calde quando Rutelli dichiarò che da un governo all’altro, non era pensabile ripartire da zero e affossare quanto di buono aveva fatto il precedente esecutivo.E’ stato così bravo a far valere il suo punto di vista che, dopo un anno, il governo Prodi ha fatto tutto tranne quello che gli era stato chiesto di fare; e le leggi del centrodestra che avevano fatto gridare allo scandalo restano tutte lì, ineffabilmente in vigore. Complimenti!Ma allora, perché i due schieramenti litigano?Purtroppo, la risposta è sconfortante; e non ha nulla a che vedere con presunte diversità ideologiche.I due poli sono così appiattiti su posizioni centriste, che le loro piattaforme politiche sono quasi del tutto indistinguibili: le divergenze sono solo di dettaglio, possono anche essere sbandierate ai quattro venti, ma sempre inconsistenti restano. Sui grandi temi, dalla distribuzione del reddito, al tipo di sviluppo economico, al livello di welfare, alla politica estera, ecc. … c’è una perfetta incredibile sintonia.Se si litiga non è per le idee ma per le persone.Ormai, la lotta politica si svolge sul piano personale, tra cordate o compagni di cordata; in palio non c’è il futuro del Paese ma il proprio destino personale e quello del proprio clan: ecco perché è da credere a Berlusconi quando dichiara di condividere al 95% il programma politico del Partito Democratico.Non ci può essere vera contesa ideologica perchè il modello di sviluppo economico sociale che i due poli prefigurano è praticamente lo stesso. La disputa politica si ferma qui: alla gestione del potere; le tanto urlate differenze sugli obiettivi, un'astuta televendita!Il fatto è che la classe politica vive una realtà di così forti privilegi che restare a galla è l’obiettivo prioritario per tutti, gli interessi dei rappresentati soltanto un pretesto.Come restituire la politica al suo ruolo? Semplice, eliminando i privilegi; i politici non devono lucrare oltremodo dal loro ruolo: devono avere uno stipendio dignitoso e nulla più! Perché più alto è il loro appannaggio maggiore è il deficit di democrazia.La loro deve essere una missione a termine, retribuita sì ma senza esagerare, perché è ragionevole pretendere che il mandato politico non li debba arricchire. Per lo stesso motivo non devono esistere professionisti della politica.La figura del politico di professione è il frutto avvelenato di una democrazia malata.
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