Martedì sera a “Ballarò” si è svolta l’ennesima puntata della fiction “Le intercettazioni telefoniche” che vedeva protagonisti in studio Massimo D’Alema e PierFerdinando Casini.Solito dibattito, solito vuoto contraddittorio, con il conduttore Floris che punzecchiava come da copione gli invitati senza affondare minimamente i colpi.C’era il D’Alema versione inciucio quello che, nell’imbarazzo di dover difendere conversazioni penalmente irrilevanti ma politicamente scorrette, rimpiangeva i vecchi tempi della Bicamerale, quando era arrivato ad un passo dall’accordo con Berlusconi sulle riforme istituzionali; accordo, ad onore del vero, che era poi saltato grazie (è il caso di dirlo!) al ripensamento berlusconiano che aveva lasciato l’acuto D’Alema con un pugno di mosche in mano…Fu proprio a causa di quella figuraccia, che incominciarono a circolare i primi dubbi sulle capacità taumaturgiche dell’ex deputato di Gallipoli il quale aveva comunque già dato una prima pessima prova di sé dalle stanze di palazzo Chigi, all’epoca dei bombardamenti su Belgrado.Sul parterre troneggiava Casini che, in nome del garantismo, vista la ghiotta occasione, lanciava a D’Alema la classica polpetta avvelenata, equiparando il “facci sognare” rivolto dal leader della Quercia al presidente Unipol Consorte, alla traversie giudiziarie di Berlusconi, Previti e Dell’Utri.Un colpo ben assestato alle già scarse possibilità di uscire indenne dal salotto televisivo per il nostro Ministro degli Esteri: un colpo, comunque, facile; ma in casi come questo, di fronte ad una platea televisiva di qualche milione di persone, quel che conta è il risultato, benché si faccia gol a porta vuota.L’irritatissimo D’Alema, consapevole nella circostanza di non essersi saputo trarre d’impaccio onorevolmente ed esasperato dagli assalti mordaci del direttore Belpietro (che riusciva a rispettare le rigide consegne del proprio editore Berlusconi addirittura senza eccessi verbali), finiva per scaricare il proprio umore plumbeo sul folletto Floris, il quale, all’ennesima impertinenza, riceveva uno stizzito “Non si preoccupi!”.La serata si trascinava così ancora per un’oretta, secondo uno schema ormai consunto di battute in libertà, con il telespettatore che, trovando conforto nelle pause pubblicitarie, implorava tra gli sbadigli la messa in onda del TG…
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