Proprio come questo strano mese di luglio, che alterna giornate torride a bruschi abbassamenti della temperatura, inaspettatamente di giovedì è arrivato il diluvio di parole di Eugenio Scalfari con l’ennesimo editoriale fiume che, a dispetto della stagione, ha piuttosto le forme e l’irruenza di un torrente primaverile in procinto di straripare.Inizia con un verboso preambolo che non ha apparentemente alcun immediato riscontro con il tema previdenziale dibattuto in questi giorni, se non quello di rappresentare una sorta di onda lunga ideologica che da Croce, Einaudi, Salvemini, Ernesto Rossi, ecc. si estenderebbe fino alle tesi del suo autore: giusto per far intuire al lettore, se ancora ce ne fosse bisogno, il pedigree di colui che sta officiando l’omelia.Subito dopo, Scalfari riconosce: “In effetti non esiste alcun documento comune redatto e firmato dalla Cgil insieme col ministro del Lavoro dell’epoca” ma, da giornalista del suo calibro, lascia intendere che la sua non è una marcia indietro rispetto a domenica scorsa poiché “per quanto riguarda lo “scalone” previdenziale io non ho affatto affermato l’esistenza di un documento sottoscritto, bensì di un accordo sostanziale (…)”.Si dà il caso, purtroppo, che domenica 8 luglio egli scrivesse: “I sindacati concordarono con l’allora ministro del Lavoro, Maroni, che la legge istitutiva del famoso scalone che portava in un colpo solo l’età pensionabile da 57 a 60 anni, avrebbe avuto il loro accordo alla condizione che la sua entrata in vigore fosse stata posticipata di tre anni.”Come si vede, nel modo di condurre la discussione, così indisciplinato da diventare suggestivo, sicuramente pittoresco, c’è l’essenza stessa della prosa scalfariana, accattivante proprio perché non rigorosa e inevitabilmente enfatica.Poi Scalfari dà il meglio di sè: “Ribadisco che non è affatto vero che il programma elettorale dell’Unione preveda l’abolizione dello scalone «senza se e senza ma». Lo condiziona invece a provvedimenti di gradualità e di compatibilità di bilancio. Questo aspetto è sottaciuto dai miei rissosi interlocutori contro l’evidenza dei testi”.Come si possa parlare al cuore o, più semplicemente, alla mente dei lettori in questo modo, è veramente un mistero. Ma in edicola ha ragione lui: e sono tanti quelli che, forse a scopo di espiazione, al cilicio preferiscono le sue tronfie reprimende domenicali.Più preoccupante è se allo stile scalfariano si conformano non solo i programmi elettorali ma addirittura i disegni di legge del centrosinistra, come in qualche caso si ha ragione di ritenere: non c’è da meravigliarsi se poi, nei vertici di maggioranza, regni sovrana la confusione e non ci sia quasi mai identità di giudizio tra i leader politici sulle decisioni appena prese e sui singoli atti di governo.Con buona pace dei cittadini che dalla politica si attenderebbero almeno risposte chiare.Postato il 12/7/2007 alle 23.35 scrivi un commento
Nessun commento:
Posta un commento