martedì 30 marzo 2010

Dallo shock elettorale, Bersani non riesce a riprendersi...

Che cosa ci si poteva attendere dal commissario liquidatore del PD a seguito della ennesima catastrofe elettorale? Un riconoscimento delle proprie macroscopiche colpe?
Niente affatto! Rivendica addirittura un successo di numeri: «Avanziamo di circa un punto rispetto a tutti gli altri partiti alle europee, c'è solo la Lega Nord che avanza dello 0,9 per cento».
Perché la colpa della sconfitta in Piemonte, udite udite, è di Beppe Grillo: lo definisce cupio dissolvi.
Che cosa dire? Di fronte a tale abisso mentale, si sarebbe tentati di consigliare a Pierluigi Bersani (alias Massimo D'Alema) di rivolgersi ad un bravo medico.
Il suo è un ragionamento di lucida follia: dal momento che i voti democratici sono chiusi in una cassetta di sicurezza, è chiaro che se mancano all'appello, ci deve essere stato un ladro.
Non solo Beppe Grillo ma anche Antonio Di Pietro e, perché no?, mettiamoci pure Marco Travaglio tra i responsabili dell'ennesimo flop democratico.
Non viene sfiorato dal dubbio che il PD dalla sua nascita ha sempre condotto una politica insulsa, che in due anni non abbia fatto la minima opposizione al governo di Berlusconi, che non abbia proposto uno straccio di programma alternativo a quello del Cavaliere, che abbia difeso i ladri piuttosto che i moralizzatori della vita pubblica, che in Piemonte abbia appoggiato inspiegabilmente la mostruosa opera della TAV mettendosi contro i suoi stessi iscritti e simpatizzanti, che non abbia difeso i lavoratori nelle battaglie per l'occupazione e il salario, che non abbia difeso i magistrati dall'attacco orchestrato dal centrodetra, che non abbia difeso l'acqua pubblica, che non abbia combattuto i tagli a scuola e università, che abbia continuato a difendere il Quirinale quando era oggettivamente indifendibile... in breve, che abbia tradito completamente il mandato elettorale.
In ultimo, che abbia proposto candidature vergognose in Campania come in Calabria, non perdendo la Puglia soltanto per la determinazione di Niki Vendola che ha dovuto ingaggiare uno scontro a muso duro con Massimo D'Alema per potersi ricandidare. Altrimenti con la cura D'Alema in Puglia sventolerebbe oggi un'altra bandierina del centrodestra...
Una politica talmente suicida, da far sospettare che ci sia stato, sotto sotto, un patto inconfessabile con il centrodestra per perdere a tavolino alcune regioni in vista di non si sa quale contropartita: l'ennesimo inciucio di cui nel Pd abbondano gli specialisti.
Complimenti Bersani, hai veramente ragione a prendertela con il movimento di Beppe Grillo!

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