lunedì 3 ottobre 2011

Riccardo Iacona ci racconta l'Italia peggiore... macché, è la meglio gioventù!

Bravo, bravo Riccardo Iacona che con il suo Presa Diretta domenica sera su Rai Tre apre uno squarcio sui mille aspetti del disastro italico.
Ieri sera è stata la volta dei precari e la trasmissione ha preso spunto dalla famosa contestazione al ministro Renato Brunetta di questa estate quando, nel corso di un convegno sull'innovazione nella pubblica amministrazione, si rese protagonista di un episodio d'intemperanza particolarmente odioso essendosi rifiutato di rispondere ad una ragazza appena invitata a salire sul palco  che si accingeva a rivolgergli una domanda non appena questa si era qualificata appartenente ad una rete di precari; allontanandosi, poi in fretta e furia dalla sala  sentenziando "Questa è la peggiore Italia".
La lente di Riccardo Iacona è andata subito dentro il mondo variegato del precariato cioè di chi lavora in condizioni di incertezza assoluta sia sotto il piano della durata contrattuale che del trattamento economico, spesso coperto dalla foglia di fico del numero di partita iva, che dissimula un rapporto di lavoro subordinato sotto le mentite spoglie di un'attività di libero professionista. Con la possibilità per il datore di lavoro di  licenziarti da un momento all'altro senza garantire né una remunerazione adeguata né i normali diritti alle ferie, alla malattia, alla maternità, alla pensione.
Insomma una generazione di desaparecidos del mondo del lavoro dipendente che, appiccati al chiodo lauree, master, dottorati vari, si deve sentire fortunata se raggiunge i 1000 euro al mese. E questo in ogni ambito di attività: dai biologi ai chimici, dai medici agli ingegneri, dagli architetti agli archeologi.
La furia devastatrice del precariato a vita non risparmia neppure i giornalisti, neanche i pochi collaboratori che lavorano per primarie testate nazionali della carta stampata e della televisione.
Così si scopre che c'è il giornalista che scrive su un grande quotidiano nazionale e che guadagna dai 10 ai 30 euro (s'intende, lordi) a pezzo, quando magari il suo articolo gli ha portato via tre giorni (e notti) di lavoro, 15 euro di telefonate e non si sa quanto in spese di viaggio per raggiungere i protagonisti della propria inchiesta.
Per non parlare della giornalista di RadioTre, Silvia Bencivelli, che cura e conduce una bellissima e seguita rubrica scientifica del mattino e che tira avanti con contratti a singhiozzo per i famosi 1000 euro al mese, quando lavora.
E gli archeologi impegnati nei mille cantieri stradali di Roma che sono di fatto dei manovali laureati a metà stipendio.
Per finire coi diplomati, spesso vittime di veri e propri contratti capestro: nel settore commercio, anche il contratto di associazione in partecipazione. Ed invece di ricevere una normale  retribuzione, partecipando tanto agli utili quanto alle perdite, più che un corrispettivo riscuotono mensilmente un semplice anticipo in conto utili. Con la conseguenza che, chiusa la contabilità a fine anno, i guadagni si possono trasformare pure in perdite: una ragazza con un fisso di 1000 euro al mese si è ritrovata per 9 mesi di lavoro e 50 ore settimanali un addebito di 11.000!
E i finti stage con cui pubblica amministrazione e imprese fanno lavorare gratis migliaia di giovani laureati, rimpallati così da un'occupazione all'altra, senza nessuna speranza di uscire dal tunnel dello sfruttamento?
Guardatevela la trasmissione: ne vale veramente la pena, è proprio il caso di dirlo, purtroppo.
Questo stato tremendo in cui versa la nostra gioventù, senza alcuna certezza previdenziale (quando andranno in pensione che ne sarà di loro non avendo accantonato i contributi necessari?) è il risultato di politiche fallimentari sia di centrodestra che di centrosinistra.
Entrambi hanno puntato ad un'esasperata flessibilità in entrata nel mondo del lavoro (vi ricordate il pur decantato pacchetto Treu del governo Prodi o la legge 30 Maroni del II governo Berlusconi?) che ha finito per togliere alla parte più vitale della nostra società qualsiasi entusiasmo e buona parte delle speranze.
Con la conseguenza che i più bravi e determinati dei nostri ragazzi cerca (e  trova!) fortuna all'estero.
Un autentico genocidio perpetrato dalla Casta che tutte le sere, egoista e sorda, ci vomita addosso i suoi teatrini sempre più squallidi, ammorbandoci l'aria a tutte le ore con la solita tiritera della mancata crescita.
Ma come fa a crescere un Paese che rinuncia alla sua parte migliore?
Brunetta la chiama l'Italia peggiore... invece, è la meglio gioventù.

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