Anche ieri sera Presa Diretta di Riccardo Iacona con la sua squadra di bravissimi giornalisti ha ribadito, con la puntata Terra e Cibo, quella che ormai è una verità che sta sotto gli occhi di tutti.
Il declino italico è dovuto alla mancanza di una classe dirigente degna di questo nome: il Paese è abbandonato a se stesso, difettando non solo di una vera azione politica di qualche segno e di qualche evidenza ma, è questo il problema più spinoso, di un'azione amministrativa minimamente attenta, continua e coerente.
Non è solo la politica ad essere messa sotto accusa, è la totalità della struttura amministrativa dello Stato, soprattutto ai livelli più alti degli apparati burocratici, a mostrare tutta la sua inerzia e incapacità.
Di fronte ad una congiuntura economica preda di fenomeni totalizzanti come quelli della globalizzazione e della concorrenza che si sviluppa su dimensioni mondiali, con un pugno di gruppi multinazionali che sconvolgono gli equilibri economici anche della più remota contrada, la politica e la pubblica amministrazione semplicemente non esistono, si defilano su questioni che sono di vitale importanza per il futuro di ciascuno di noi.
Qui non si sta dicendo solo che la Casta conduce un'esistenza di grandi privilegi infischiandosene delle condizioni di vita della popolazione: ciò è senza dubbio vero, tanto da raccogliere ormai l'unanimità di consensi in tutto il Paese.
Ma il fatto più grave è che, impegnata esclusivamente a perpetuare le sue prerogative, al di là del colore del proprio vessillo, finisce per ignorare la realtà che la circonda, oscillando tra l'assoluta incompetenza e la totale estraneità ai problemi di cui si dovrebbe fare carico.
Insomma, se non c'è un'occasione di fare business per aiutare la propria cricca, magari ponendo in essere attività di investimento infrastrutturale persino controproducenti e dannose per la comunità che ne è destinataria, finisce per dimenticare completamente la propria missione, rimuovendo il senso stesso della propria funzione.
Non c'è campo della nostra vita economica e sociale che non patisca questa aberrazione.
Come è per la questione giovanile, così è per lo stato dell'agricoltura nel nostro paese.
Antiche produzioni di qualità, il grano duro, il pomodoro, il latte, vanno letteralmente in malora semplicemente perché nessuno se ne occupa seriamente, gettando alle ortiche migliaia di ettari di terreni agricoli condannati all'abbandono, sconvolgendo i ritmi di vita di larga parte del nostro Mezzogiorno dove tali produzioni potrebbero essere un fiore all'occhiello, riducendo sul lastrico migliaia e migliaia imprenditori agricoli.
Per non parlare degli allevamenti di animali condannati alla decimazione o del dissesto idrogeologico che segue inevitabilmente quello produttivo.
Non abbiamo neppure uno straccio di burocrazia in grado di difendere il prodotto italiano, se non sui mercati internazionali, almeno sui tavoli dell'Europa verde, a Bruxelles o Strasburgo!
E pure sui contributi europei all'agricoltura le cordate fameliche di burocrati e parlamentari continuano, imperterrite, ad azzuffarsi in una serie di scandali senza fine.
E, ufficialmente, la politica cosa fa?
Parla di legge elettorale, di intercettazioni, di leggi ad personam, di pareggio del bilancio, di condoni, di grande centro, ... cose lunari, peggio, roba da marziani!
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