Dopo la decisione di Mario Monti di scendere in campo capitanando una lista o un cartello di liste che in qualche modo, più o meno dichiaratamente, si rifaranno al suo nome, a Largo del Nazzareno, quartier generale del Pd, l'atmosfera si fa di ora in ora più pesante.
Pierluigi Bersani, dopo un anno di appassionati dibattiti su quant'è di sinistra il Mario ed aver messo la mano sul fuoco sull'agenda Monti anche per i prossimi cinque anni, si ritrova di punto in bianco a mangiare la polvere di una discesa in campo che proprio proprio non si aspettava.
Perché in Italia, solo lui non si era accorto di quanto politico fosse il sedicente governo tecnico, per giunta di quanto il suo baricentro fosse spostato a destra.
C'ha dovuto pensare lo stesso professorone a ricordarglielo ed a somministrargli per via parenterale la ferale notizia: una puntura che oltre ad essere risultata dolorosissima adesso sta diventando purulenta.
Aspettiamo ormai soltanto le reti unificate che lo facciano capire persino ai sassi.
Poverino, il trionfatore delle primarie del Pd, troppo impegnato a fare lo sgambetto a Renzi, non lo aveva ancora afferrato.
Ma adesso sa che, sfilatosi Monti e presumibilmente tutta l'ala renziana, sarà già tanto se l'irresistibile Pd, spostatosi inopinatamente a destra seguendo l'ombra del bocconiano grazie a quel genio del suo segretario, riuscirà a raggranellare alle prossime elezioni un misero 25%.
Però l'occhetto d'oro alla carriera, Pierluigi da Bettola se l'è ormai guadagnato ampiamente.
Onore al merito!
Onore al merito!
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