domenica 12 agosto 2018

L'insostenibile leggerezza del non essere: la fine malinconica del PD



Quando, qualche giorno fa, in Parlamento si è visto sventolare dai banchi dell’opposizione il foglio di carta a4 con su scritto "-80'000 #bybyelavoro" all’approvazione del decreto dignità, si è avuta la misura della distanza che separa il PD dalla vita degli Italiani: costoro non rappresentano più nessuno se non se stessi, tanto da non poter scendere in strada a giustificare il loro gesto se non sotto una selva di fischi. Così abissale è il solco che li divide dalle vite dei cittadini normali che sembrano finti in quello sventolìo, in quell’agitarsi all’apparenza in difesa di interessi, quelli dei lavoratori, che hanno contribuito a affossare, sistematicamente, per anni.
Rivediamola quella scena: spiega molto più di mille editorali che cosa significhi per una forza, tradizionalmente di ‘sinistra’, il PD, aver abbracciato a corpo morto la causa della grande finanza internazionale, in barba ad ogni principio di lealtà e di coerenza e di adesione ad una tradizione culturale prima ancora che sociale.
Quando si perde la memoria e il senso della propria funzione storica, si smarrisce la propria identità, si diventa come marionette che seguono un copione scritto da altri e mai compreso fino in fondo, si ride quando per coerenza si dovrebbe essere tristi e inquieti, ci si acconcia a gitanti della domenica, scadendo nel farsesco e nell’isteria nel momento in cui si dovrebbe manifestare con austerità tutto il proprio sdegno e dissenso, ci si atteggia a figuranti incontenibili del solito talkshow televisivo mentre si scopre nuda la propria cattiva coscienza.

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