Sospendere
i termini di prescrizione dopo il giudizio di 1° grado è un intervento legislativo doveroso e
quanto mai auspicabile. Perché la prescrizione deve essere l'eccezione,
panacea terminale di una macchina della giustizia malata e che va
risanata, e non la speranza a cui aggrapparsi come alla dea bendata.
Quello
che bisogna prefiggersi è accelerare l'iter processuale, migliorando
l'organizzazione degli uffici giudiziari e rimpinguando gli organici.
Se
l'ingolfatura avviene in Cassazione, sarà il caso di aggiungere alle
attuali sette sezioni ordinarie almeno altre tre di nuova attivazione
per smaltire il pregresso e razionalizzare l'organizzazione del lavoro
per il futuro.
A quel punto molti imputati, capita l'antifona, si
risparmierebbero il ricorso in Cassazione non potendo più contare sulla
gligliottina della prescrizione; e il carico di lavoro per la suprema
Corte si normalizzerebbe.
Basterebbe che il provvedimento sulla prescrizione sancisse una sorta di "whatever it takes", ovvero 'come Stato di diritto, faremo di tutto sul piano degli investimenti e della gestione delle risorse umane affinché ogni cittadino rinviato a giudizio lo ottenga presto e definitivo, in tempi certi e contingentati'.
Basterebbe che il provvedimento sulla prescrizione sancisse una sorta di "whatever it takes", ovvero 'come Stato di diritto, faremo di tutto sul piano degli investimenti e della gestione delle risorse umane affinché ogni cittadino rinviato a giudizio lo ottenga presto e definitivo, in tempi certi e contingentati'.
L'impostazione
di Palma e Becchi, autori di un intervento su Libero di ieri 4 novembre, invece, adombra implicitamente che la tutela
dell'imputato non sia prioritariamente quella di migliorare le procedure
e di arrivare presto alla definizione delle sue responsabilità ma
consista piuttosto nel lanciargli in extremis la ciambella di
salvataggio del 'fuori processo': cosa che prefigura un privilegio per
chi può permettersi di tirarla a lungo, contro ogni ragionevole evidenza
già emersa in dibattimento, spendendo senza risparmio sulle spese
legali e giudiziarie.
Mentre il cittadino senza santi in paradiso,
che già oggi riesce a malapena a sopravvivere in tempi tanto difficili,
è costretto a rinunciarvi.
Un evidente schiaffo al principio
costituzionale di uguaglianza dell'art. 3 della Costituzione: a
proposito di ciò che sostengono gli autori dell'eventuale
incostituzionalità di una norma che sospenda i termini di prescrizione
in 1°grado...
E tale iniziativa del ministro della Giustizia,
il deputato del M5S Alfonso Bonafede, ovvero la statuizione di una giustizia veramente uguale per tutti (a
prescindere dal portafoglio!), sarebbe una "follia da malati di
giacobinismo"?
In tanto tra pochi giorni godiamoci la prescrizione
dei reati per i responsabili in 1° grado della strage di Viareggio...
Le famiglie delle vittime sicuramente festeggeranno perché è stato
salvaguardato il principio della "ragionevole durata"!