Giovedì sera, come d'abitudine, abbiamo visto l'ultima puntata di Servizio Pubblico, il talk show di Michele Santoro che dall'inizio di questa stagione televisiva, sfidando l'oligopolio Rai-Mediaset-Telecom, va in onda grazie ai suoi 100.000 sostenitori, su una multipiattaforma: un esperimento di comunicazione in qualche modo rivoluzionario che accomuna tv private, tra analogico e digitale, satellite e internet.
Un evento televisivo che ha messo in crisi le rilevazioni dell'Auditel, incapace di seguire efficacemente il pubblico che si riunisce il giovedì sera attorno allo studio di Santoro.
Speravamo che in questo nuovo contesto Santoro potesse finalmente affrancarsi da diktat e divieti vari, ostruzionismi e polemiche, telefonate incombenti, che negli anni passati hanno reso la sua permanenza in Rai un lungo e faticoso percorso ad ostacoli; nonostante il suo settimanale di approfondimento giornalistico fosse da tempo il fiore all'occhiello di Retedue nonché una scommessa economicamente vincente per l'azienda.
Ma, dopo l'entusiasmo delle prime puntate, è cominciata a subentrare un po' di stanchezza e di delusione nel vedere che, nonostante egli non debba più avere nulla a che fare con i dirigenti di Viale Mazzini come l'ex direttore generale Rai Diego Masi (protagonista fantozziano di un surreale tentativo di censura nei suoi confronti in diretta televisiva), si ritrovi a seguire sempre lo stesso format, con la presenza in studio, accanto a figure autorevoli, di personaggi politicamente squalificati e di livello intellettuale veramente modesto.
Insomma, nonostante tutto, Santoro non è riuscito a liberarsi dello schema in base al quale se viene invitato qualcuno che dice cose sensate e magari qualche volta pure di sinistra, per una sorta di condizionamento inconscio o forse per spontanea adesione alla legge del contrappasso, contro di lui deve potersi scatenare la canea di chi, non avendo frecce nel suo carniere, la mette sul piano dell'invettiva, della rissa verbale, dello schiamazzo fine a se stesso: insomma il trionfo dell'horror vacui.
Ecco che non si contano più le psicosceneggiate di gente che non sapendo bene cosa rispondere e come farlo coerentemente, strepita, insulta, scantona.
Così, in un crescendo cacofonico, in soli 8 giorni, siamo passati dalle prodezze verbali della petulante Daniela Santanchè a quelle ancora più eclatanti, da attricetta di avanspettacolo, di Alessandra Mussolini, protagonista contro Marco Travaglio di uno sfogo addirittura infamante per l'universo femminile.
Uno spettacolo imbarazzante in cui il gigante Travaglio deve subire giocoforza l'assalto volgare e sovraeccitato di una parlamentare che non solo non rende un buon servizio alla sua parte politica ma alimenta i peggiori stereotipi sulla tenuta psicologica del gentil sesso.
Uno spettacolo imbarazzante in cui il gigante Travaglio deve subire giocoforza l'assalto volgare e sovraeccitato di una parlamentare che non solo non rende un buon servizio alla sua parte politica ma alimenta i peggiori stereotipi sulla tenuta psicologica del gentil sesso.
Caro Santoro, è possibile che, malgrado tutti gli sforzi fatti, non ti possa neppure adesso sottrarre a questo gioco al massacro che finisce per rendere impraticabile un vero confronto di idee?
Che non si possa trovare per il contraddittorio qualcuno che, pure da posizioni politiche diverse, non sia comunque disposto a rinunciare alla propria onestà intellettuale?
Che non si possa trovare per il contraddittorio qualcuno che, pure da posizioni politiche diverse, non sia comunque disposto a rinunciare alla propria onestà intellettuale?
Siamo stanchi di assistere alle continue scorribande dei pasdaran del centrodestra nelle tue trasmissioni!
Ora più che mai.
Ora più che mai.