Scrivere di politica in queste settimane è veramente dura. Siamo giunti, ancora una volta in pochi mesi, ad un nuovo 8 settembre: l’implosione di una classe dirigente, non degna di definirsi tale.
Quale fiducia possono, infatti, nutrire i cittadini in un partito di governo, il Pdl, che non è stato neppure in grado di presentare una lista elettorale per le prossime Regionali?
Quale considerazione si può avere di un ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che minaccia di ricorrere alla piazza contro un’eventuale bocciatura dei ricorsi per la riammissione della sua lista nel Lazio?
Parole eversive che imporrebbero, come minimo, le sue immediate dimissioni, se un simulacro di Stato di diritto ci fosse ancora.
Parole che suonano ancora più minacciose nel silenzio dei media costretti al bavaglio dell’informazione a causa della chiusura dei talk show di approfondimento politico in nome di una volutamente malintesa legge sulla par condicio.
Il governo peronista di Silvio Berlusconi, in caduta libera di consensi malgrado un’opposizione parlamentare inesistente, ha paura che i cittadini possano semplicemente informarsi e ragionare sugli ultimi scandali che hanno visto coinvolti (facciamo fatica a ricordarli tutti!): la Protezione Civile, il senatore Pdl Nicola Di Girolamo; il gruppo Telecom con la storia del riciclaggio di denaro sporco; il Presidente del Consiglio, con il suo ennesimo impedimento, che diserta l’aula del Tribunale per un Consiglio dei Ministri, inusualmente convocato di lunedì.
Ennesima berlusconata: chiamato a rispondere di un reato di corruzione, il premier non si presenta davanti ai magistrati perché nel frattempo si è autoconvocato a Palazzo Chigi per varare un provvedimento, guardate un po’, anticorruzione.
Quale fiducia possono, infatti, nutrire i cittadini in un partito di governo, il Pdl, che non è stato neppure in grado di presentare una lista elettorale per le prossime Regionali?
Quale considerazione si può avere di un ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che minaccia di ricorrere alla piazza contro un’eventuale bocciatura dei ricorsi per la riammissione della sua lista nel Lazio?
Parole eversive che imporrebbero, come minimo, le sue immediate dimissioni, se un simulacro di Stato di diritto ci fosse ancora.
Parole che suonano ancora più minacciose nel silenzio dei media costretti al bavaglio dell’informazione a causa della chiusura dei talk show di approfondimento politico in nome di una volutamente malintesa legge sulla par condicio.
Il governo peronista di Silvio Berlusconi, in caduta libera di consensi malgrado un’opposizione parlamentare inesistente, ha paura che i cittadini possano semplicemente informarsi e ragionare sugli ultimi scandali che hanno visto coinvolti (facciamo fatica a ricordarli tutti!): la Protezione Civile, il senatore Pdl Nicola Di Girolamo; il gruppo Telecom con la storia del riciclaggio di denaro sporco; il Presidente del Consiglio, con il suo ennesimo impedimento, che diserta l’aula del Tribunale per un Consiglio dei Ministri, inusualmente convocato di lunedì.
Ennesima berlusconata: chiamato a rispondere di un reato di corruzione, il premier non si presenta davanti ai magistrati perché nel frattempo si è autoconvocato a Palazzo Chigi per varare un provvedimento, guardate un po’, anticorruzione.
Siamo alle comiche, come qualche tempo fa ammetteva Gianfranco Fini prendendo le distanze da Silvio Berlusconi. Forse, come meglio direbbe Ennio Flaiano, in Italia la situazione è tragica ma non è seria.
Purtroppo, sta venendo giù giorno per giorno un pezzo della nostra democrazia e della Costituzione, senza che nessuno muova un dito a sua difesa. C’è solo il popolo viola che ha ancora il coraggio di indignarsi ma né i partiti né le istituzioni sembrano comprendere la gravità del momento.
Il presidente della Repubblica si dimostra preoccupato, ma se le cose sono arrivate a questo punto anche sul Colle qualcosa non deve aver funzionato per il verso giusto.
Intanto, nonostante il conclamato errore nella presentazione delle liste da parte degli uomini del Pdl a Roma, statene pur certi, verrà emanato al più presto un qualche provvedimento per sanare ciò che è platealmente insanabile.
Dopo averci martellato per un mese, tutte le sere, sui media con inutili spot che ricordavano le regole per la presentazione delle liste elettorali, veniamo a scoprire che quelle norme erano fatte solo per gli sprovveduti, ma non per il partito di Governo, che verrà ammesso alla competizione elettorale nel Lazio nonostante le abbia presentate fuori tempo massimo.
Una vergogna ma, si sa, la legge vale solo per i fessi!
Purtroppo, sta venendo giù giorno per giorno un pezzo della nostra democrazia e della Costituzione, senza che nessuno muova un dito a sua difesa. C’è solo il popolo viola che ha ancora il coraggio di indignarsi ma né i partiti né le istituzioni sembrano comprendere la gravità del momento.
Il presidente della Repubblica si dimostra preoccupato, ma se le cose sono arrivate a questo punto anche sul Colle qualcosa non deve aver funzionato per il verso giusto.
Intanto, nonostante il conclamato errore nella presentazione delle liste da parte degli uomini del Pdl a Roma, statene pur certi, verrà emanato al più presto un qualche provvedimento per sanare ciò che è platealmente insanabile.
Dopo averci martellato per un mese, tutte le sere, sui media con inutili spot che ricordavano le regole per la presentazione delle liste elettorali, veniamo a scoprire che quelle norme erano fatte solo per gli sprovveduti, ma non per il partito di Governo, che verrà ammesso alla competizione elettorale nel Lazio nonostante le abbia presentate fuori tempo massimo.
Una vergogna ma, si sa, la legge vale solo per i fessi!