Questa settimana ci restituisce purtroppo la fotografia di un Paese che, letteralmente, affonda.
L'immane e per certi versi surreale tragedia che si sta consumando in queste ore davanti agli scogli di granito dell'isola del Giglio dove la maxinave Concordia sta affondando seppellendo a pochi metri dalla spiaggia, con un triste sacrificio di vite umane e danni materiali incalcolabili, il mito dell'inaffondabilità di questi giganti del mare, finisce per trasfigurarsi in quella di un Paese che, da mesi risucchiato in una tempesta finanziaria ed economica di inaudita portata, ha perso completamente la bussola, ostaggio di una classe politica che peggio non potrebbe immaginarsi.
La giornata di giovedì ci regala a Montecitorio gli applausi calorosi con cui i cosiddetti onorevoli hanno salutato il salvataggio dalle patrie galere per un pugno di voti (309 contro 298) di Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl, accusato dalla magistratura di essere il referente politico del clan camorristico dei Casalesi.
A questo risultato ha contribuito in maniera determinante il gruppo dei sei radicali eletti nel Pd che hanno espressamente votato contro le indicazioni di partito, malgrado lo scrutinio segreto: ennesimo frutto avvelenato della stagione di Walter Se po' ffà Veltroni la cui pesante eredità (basti solo pensare all'assurda candidatura nel 2008 di Massimo Calearo da lui caldeggiata), è ben lungi dall'essere superata.
Ma giovedì è arrivato pure il temuto verdetto della Corte Costituzionale, inopinatamente preannunciato da giorni, che boccia i referendum sulla legge elettorale togliendo a moltissimi Italiani (più di 1.200.000 firme raccolte in poche settimane nel settembre scorso!) la possibilità di fare piazza pulita, per via democratica, di una classe politica che, con la votazione su Cosentino, si è rivelata ancora una volta essere una vera e propria piaga d'Egitto.
Incapace di autoemendarsi, di limitare i propri vergognosi privilegi, non ultimo quello di farsi giudicare e di varcare la soglia del carcere alla stregua di un comune cittadino.
Incapace di autoemendarsi, di limitare i propri vergognosi privilegi, non ultimo quello di farsi giudicare e di varcare la soglia del carcere alla stregua di un comune cittadino.
Insomma una casta che si fa cosca e che dell'organizzazione mafiosa mutua sia le procedure di reclutamento (il Porcellum ne è la dimostrazione lampante) sia il linguaggio; per non parlare dei comportamenti.
Mettere in piedi in qualche ora un processo dentro il Parlamento contro i magistrati campani che hanno avuto la 'colpa' di sollevare lo sguardo, tra le 57 persone finite sotto inchiesta per reati gravissimi, sulle malefatte di uno di loro (che ha pensato bene nel frattempo di farsi nominare parlamentare da Silvio Berlusconi), non è forse un atto di grave irresponsabilità e che getta totale discredito sulle nostre Istituzioni?
Come è possibile per il Partito democratico restare un attimo ancora a spalleggiare i giochi sporchi che si consumano ormai continuamente e alla luce del sole nei palazzi della Politica?
Ah, dimenticavamo, accanto alla ignominiosa fine politica della Lega di Bossi, il triste mattatore della giornata è stato sicuramente Pierluigi Bersani, segretario democratico, che dopo aver ripetutamente risposto infastidito in questi mesi a chi gli chiedeva se avesse firmato per i referendum, che "il Pd ha contribuito alla raccolta (delle firme, nda) con i suoi banchetti", adesso ci fa sapere che il referendum lui non l'ha firmato.
Il massimo della lealtà, della chiarezza di idee, della coerenza e della trasparenza di fronte ai cittadini!
Di fronte al disastro morale e materiale in cui sta affondando il nostro Paese, speriamo che un personaggio del genere (del tutto assimilabile ai suoi colleghi del Pdl), subisca finalmente e in buona compagnia con i vari Veltroni, D'Alema, Letta, ecc., una sonora batosta alle prossime elezioni.
Certo, proprio grazie alla legge elettorale porcata di Calderoli che resterà in vigore con la complicità di tutti e grazie al pronunciamento della Corte, già da adesso Bersani ha la certezza di rimanere in Parlamento, naturalmente a spese dei contribuenti.
Ci basterà sapere, comunque, che ha preso il posto di Scilipoti agli occhi dell'opinione pubblica.
Perché, prima o poi, questo sconcio dovrà pur finire!